martedì 26 agosto 2014

Appalti senza tregua: norme riscritte 200 volte

Testata: Il Sole 24 Ore

Di Valeria Uva

La riforma degli appalti è al sesto punto dei dieci di cui si compone il decreto Sblocca-Italia che il Governo si appresta a varare venerdì. L'intervento sul Codice dei contratti è uno dei tasselli messi in campo da Renzi insieme alla manovra sulle infrastrutture (con 30 miliardi di opere da rimettere in moto anche attraverso semplificazioni) e a quella sui piccoli cantieri (il piano dei 6mila campanili e le oltre 1.400 segnalazioni arrivate direttamente dai sindaci su lavori fermi).
Ma la riforma del Codice dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture non avrà il sapore della novità. Al contrario, per le imprese che negoziano con la pubblica amministrazione rischia di essere un film già visto. Molte volte. Già perché il Codice dei contratti pubblici (il Dlgs 163/2006), vecchio di soli otto anni, ha subìto finora 223 interventi, una media di oltre due al mese per tutti i cento mesi di vita del provvedimento.
Quando fu varato il decreto 163 nel 2006 fu salutato come strumento di grande innovazione proprio perché accorpava in un Testo unico tutte le norme per i contratti pubblici. L'illusione di stabilità è durata poco: a colpi di decreti legge di somma urgenza, leggi di stabilità e leggine varie il Codice è sì rimasto unico ma è stato riscritto e ritoccato appunto 223 volte (si veda la scheda a fianco). Senza contare, poi, le altre norme che senza andare a incidere direttamente sul decreto 163 hanno avuto comunque un impatto sulla materia: dalla trasparenza per la Pa al nuovo codice antimafia, all'anticorruzione tanto per citare un esempio.
Obiettivi diversi.

Tutti i quattro Governi che si sono succeduti in questo arco di tempo hanno voluto sperimentare la propria ricetta per i contratti pubblici. Con obiettivi anche molto diversi tra loro. La riforma più corposa è quella a firma Berlusconi–Tremonti–Matteoli del 2011: il decreto sviluppo infatti conteneva oltre 100 modifiche del Codice. La spinta, soprattutto nelle intenzioni di Tremonti, era quella ad arginare il vorticoso aumento dei costi delle grandi opere. Si spiegano così i tetti imposti alle varianti in corso d'opera e alle riserve contabili, ovvero alle richieste di aumenti avanzate dai costruttori.
Sempre al 2011 risale il primo e più sostanzioso intervento sulla norma più tormentata del Codice appalti: l'articolo 38 sulle cause di esclusione dalle gare. Soltanto con il Dl sviluppo ha subìto 18 modifiche. Certo, l'importanza è centrale, perché è la norma che allarga o restringe il perimetro dei concorrenti e dunque il mercato.
E forse è proprio per questo che l'articolo 38 è rimasto in balia delle urgenze e delle pressioni del momento: dopo la riscrittura datata maggio 2011 si è avvertita di nuovo l'esigenza di un ritocco sei mesi dopo per aprire alle Pmi (Statuto imprese) e il mese successivo per l'autocertificazione (legge di stabilità). A febbraio 2012, in nome della semplificazione, anche Monti ha voluto lasciare un piccolo segno, rendendo più flessibile la sanzione dell'esclusione dalle gare con il Dl "semplifica-Italia". Tutto qui? No di certo. L'ultima puntata (per ora) porta la data del 18 agosto scorso, quando la legge di conversione del Dl 90/2014 ha reso sanabili alcuni errori formali nella documentazione. Per chi avesse perso il conto, in tutto fanno 22 modifiche. Nate con l'intento di semplificare e agevolare la partecipazione agli appalti, ma impossibili da "digerire" con facilità per qualsiasi operatore.
Ed è sempre la semplificazione, insieme con il sostegno ai capitali privati per le infrastrutture, la chiave di volta delle modifiche targate Monti. Il primo obiettivo è basato soprattutto sulla banca dati dei contratti pubblici (Avcpass), che doveva eliminare alle imprese l'onere di documentare i requisiti di gara, ma che tra farraginosità, ritardi e cancellazione dell'Authority non è ancora partita. Project bond, riforma della finanza di progetto e defiscalizzazione degli investimenti privati, poi, sono l'eredità dell'ex ministro banchiere, Corrado Passera. Letta si è distinto invece per la solidarietà alle aziende in crisi di liquidità, con alcuni ammorbidimenti procedurali.
Lo sblocca-Italia
Ora tocca a Renzi che ha annunciato l'ennesima riforma del Codice degli appalti («con delega legislativa»), presentando le linee guida dello Sblocca-Italia. Finora il suo Governo è intervenuto solo sull'Authority di settore, prima rafforzandone i compiti di vigilanza sulla spesa (Dl Irpef) e due mesi dopo cancellandola. Ora il ridisegno dovrebbe essere più organico. Dalla sua, stavolta, il premier ha il fatto che le modifiche sono necessarie per recepire, entro il 2016, l'ulteriore tornata di direttive europee sugli appalti.

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