Nessun testo presentato. Ma un elenco di dodici punti, su cui il
governo avvia “un confronto”. Poi si decide: “La scommessa è discuterne
per due mesi. Come marchio di fabbrica abbiamo scelto la partecipazione.
Sulle riforme abbiamo chiesto ai cittadini, sulla pubblica
amministrazione anche. Lo stesso metodo vale sulla giustizia”.
huffingtonpost.it
È una
manovra ad aggirare l’ostacolo quella che Matteo Renzi spiega al termine
del consiglio dei ministri sulla giustizia
(nel corso del quale il governo ha anche indicato l'ex ambasciatore Ue
Nelli Feroci come come successore di Tajani per prossimi quattro mesi e
dato l'ok allo smaltimento del relitto della nave Costa Concordia a
Genova). Con l’obiettivo di creare consenso attorno alla riforma più
complicata. Dopo giorni di stop and go, in cui si sono manifestate a via
Arenula difficoltà legate alle resistenze dell’Anm su responsabilità
civile e intercettazioni. E dopo che, pure dentro l’esecutivo, è emersa
una frattura più profonda del previsto sul falso in bilancio. Da un lato
Orlando che più volte ha annunciato che la norma di fatto sterilizzata
da Berlusconi sarebbe stata reintrodotta senza se e senza e senza ma,
ripristinando la perseguibilità d’ufficio del reato. Dall’altro il
ministero di Federica Guidi, che ha dato voce ai timori di
Confindustria.
È questa la difficoltà che sta dietro la scelta di
guadagnare tempo. E di ricorrere allo stesso metodo di ascolto e
confronto seguito per la pubblica amministrazione.
Stesso metodo e
stesso indirizzo a cui mandare idee e contributi rivoluzione@governo.it.
Dunque nessun ddl presentato, anche se – assicurano il premier e il
guardasigilli Orlando – il governo ha già pronti nei cassetti i testi
dei singoli provvedimenti (come a dire: la scelta di metodo non è un
rinvio). Su tutto, tranne che sul tema più divisivo, le intercettazioni.
Un modo per sottolineare come l’esecutivo sia davvero interessato al
confronto, in primo luogo con i giornalisti, sollecitati più volte dal
premier a non essere solo meri spettatori della riforma.
I dodici
punti illustrati rappresentano altrettanti titoli di una riforma
organica della giustizia: norme sul processo civile, riforma del Csm,
responsabilità civile sul modello europeo (“non sul modello
dell’emendamento Pini”), reintroduzione del falso in bilancio, norme
sull’autoriciclaggio. E, appunto, intercettazioni, non per quanto
riguarda il loro utilizzo nella fase di indagini ma su tutti gli aspetti
che riguardano la tutela della privacy. Li illustra Renzi a modo suo,
rendendoli comprensibili ai tutti, nella conferenza stampa al termine
del consiglio dei ministri. Processo civile: “L’obiettivo è velocizzare
con il passaggio dai tribunali pieni di scartoffie alla rivoluzione
tecnologica”. Riforma del Csm: “Chi giudica non nomina, chi nomina non
giudica”. Responsabilità delle toghe: “Se un magistrato che sbaglia per
dolo o colpa grave è giusto che ci sia la responsabilità civile”.
Intercettazioni: “Nessuno vuole bloccare le intercettazioni dei
magistrati. Piuttosto c’è un limite alla pubblicazione quando alcuni
magistrati le passano ai giornalisti?”.
Titoli, di una riforma su
cui si conosceranno le reali intenzioni del governo solo a settembre, al
termine dei due mesi di confronto. Il che, e non è un dettaglio,
consente non solo di cercare condivisione con Anm, avvocati, operatori
del settore, ma anche di stare alla finestra a vedere che combina il
Parlamento. Dove sulle materie più sensibili si rischia il falò. A
partire dalla responsabilità civile dei magistrati, in discussione al
Senato, il famoso ddl Buemi. Ma anche sulla prescrizione, dove alla
Camera si discute il ddl Ferranti. Insomma, il governo annuncia,
lasciando che il Parlamento si occupi delle materie più complicate. Se
si procede, si va avanti il Parlamento. Altrimenti, si cacciano i testi
dai cassetti. A settembre però.
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martedì 1 luglio 2014
Renzi, le parole e i fatti. Giustizia, Matteo Renzi presenta i 12 titoli della riforma. Per i capitoli, a settembre, dopo la "discussione modello PA"
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