Nell’invasione della Striscia di Gaza ll’esercito israeliano commette crimini di guerra. È la denuncia di Amnesty International in un report pubblicato ieri dove si legge che le forze israeliane hanno mostrato «flagrante disprezzo per le vite umane e le proprietà personali». «Entrambe le parti, che hanno ripetutamente e impunemente violato il diritto internazionale, devono essere chiamate a rispondere delle loro azioni e il primo passo in questa direzione è un’indagine internazionale disposta dall’Onu», ha aggiunto Philip Luther, responsabile dell’area Mediterraneo e Medio oriente.
In riferimento poi ai raid contro i civili non preceduti da avvertimenti, Amnesty segnala un attacco dello scorso 10 luglio, contro il campo rifugiati di Khan Younis che ha ucciso 8 persone della famiglia di Mahmoud Lufti al-Haji e ferito 20 vicini. Non è stato preceduto da avviso. Per Amnesty questi raid sono crimini di guerra e una punizione collettiva, anche se nell’abitazione si fosse trovato un membro di un gruppo armato palestinese.
Gli attacchi israeliani causano anche enormi danni alle infrastrutture idriche e sanitarie nella Striscia. Tre operai sono stati uccisi mentre cercavano di effettuare una riparazione e in molte zone le ostilità hanno reso pericoloso continuare i lavori. Dall’inizio del conflitto, almeno 84 scuole e almeno 13 strutture sanitarie sono state costrette a chiudere. Il 17 luglio il centro di riabilitazione al-Wafa di Shujaiyyeh è stato colpito per la seconda volta e distrutto, dopo che il personale era stato costretto a evacuare tutti i pazienti.
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