Il testo uscito dalla penna del senatore di Forza Italia
Ciro Falanga e votato a larghissima maggioranza dal Senato della
Repubblica è qualcosa di inaudito. Il potere legislativo si arroga
la prerogativa di indicare ad un altro potere dello Stato
indipendente dal primo l’ordine di priorità nella demolizione dei
casi di abusivismo accertati e arrivati fino all’atto conclusivo
previsto dalle leggi, e cioè all’ordinanza di demolizione.
Paolo Berdini (Urbanista)
Per comprendere il vulnus che questo provvedimento
rischia di produrre nella struttura dello Stato si può pensare ad
una serie infinita di altri reati. Perché non intervenire nella
priorità di arresto per chi froda il fisco o per chi mette in
commercio cibi adulterati? Non è l’indipendenza della magistratura
in forza della legislazione vigente che deve sanzionare i reati. E’
il Parlamento che detta le regole da rispettare sulla base della più
assoluta irrazionalità e discrezionalità dei criteri via via
stabiliti sulla base delle meschine convenienze politiche ed
elettorali.
Se c’era un modo per demolire ulteriormente la già
scarsa fiducia che la quasi totalità del paese ha nei confronti del
Parlamento, i senatori che hanno votato il provvedimento hanno
raggiunto il loro scopo e c’è un unico rimedio: disconoscerlo
pubblicamente e chiudere per sempre questa pagina buia.
Ma c’è anche una gravissima questione di merito che va
evidenziata. Il provvedimento nella sua ipocrita classifica di
priorità parla ancora di «difendere il tetto» delle famiglie che
hanno subito l’ordinanza di demolizione, quando tutti sanno che
l’abusivismo di necessità è finito dagli anni ’90 dello scorso secolo.
Da allora è soltanto un modo per investire denaro di provenienza
illecita o per tentare speculazioni affaristiche. Purtroppo, da
venticinque anni grazie alla cultura del condono e ai piani casa
si continua a solleticare il fai-da-te nel governo del
territorio e il provvedimento Falanga rappresenta il tentativo
di approvare il quarto condono edilizio. Dal primo condono (1985),
gli altri si sono succeduti a distanza di nove anni. Stavolta arriva
con due anni di ritardo, ma fa lo stesso.
In questi giorni l’Italia che spera in un diverso futuro
guarda con sgomento che un’intera regione, la Liguria, sta
scivolando a mare grazie al lassismo urbanistico
e all’abusivismo. Il senato della Repubblica ha dimostrato di non
essere in sintonia con questo sentimento diffuso. Il suo
orizzonte si ferma alle convenienze elettorali
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