giovedì 30 gennaio 2014

Aziende, governo e scelte trasparenti La nebulosa delle nomine.


C’è voluto uno scandalo, o meglio una serie di scandali che hanno coinvolto Finmeccanica, una delle holding più importanti nella galassia delle partecipazioni statali, perché si arrivasse a regolamentare le nomine nelle società partecipate dal ministero dell’Economia e Finanze. Una direttiva del 24 giugno scorso ha tracciato una precisa procedura, seppur non priva di ombre, per arrivare a indicare i vertici dei grandi gruppi pubblici. Ma è tutt’altro che garantito che si scongiuri lo spettacolo poco edificante che negli anni scorsi ha visto dividersi tra partiti e lobby centinaia di poltrone e incarichi.

corriere.it Daniele Manca
La nebulosa delle nomine
    La politica sembra distratta. O meglio, appare lontana la scadenza di primavera quando andranno al rinnovo i vertici di Eni, Enel, la stessa Finmeccanica e la privatizzanda Poste, per citare solo quattro delle maggiori aziende. E forse c’è chi spera che la grande spartizione avvenga sotto la spinta dell’urgenza. In realtà qualcosa è già accaduto.
Così come previsto dalla direttiva, sono stati scelti i due advisor (Spencer Stuart e Korn Ferry) della direzione generale del Tesoro. Selezioneranno una rosa di nomi per incarichi da consigliere di amministrazione, amministratori delegati e presidenti. È stato indicato il Comitato di garanzia, formato da Cesare Mirabelli, presidente emerito della Consulta, Vincenzo Desario, ex direttore generale della Banca d’Italia, e Maria Teresa Salvemini, consigliere Cnel; a loro dovrà essere sottoposto l’elenco dei candidati.
In queste ore il ministero dell’Economia dovrà pubblicare l’elenco delle posizioni in scadenza. Il termine è il 31 gennaio, domani. Non è solo burocrazia. L’indicazione degli incarichi permette l’invio dei curriculum da parte di potenziali candidati. Il cinismo italico fa sì che venga visto come un inutile passaggio; rappresenta invece l’inizio di un processo virtuoso per noi abituati a fare regole ma a non applicarle.

La selezione del governatore della Banca d’Inghilterra è iniziata con la pubblicazione di un annuncio di ricerca sull’Economist . Si dirà che la Gran Bretagna è anche quella che ha nominato un canadese a capo della sua banca centrale, cosa impensabile per l’Italia. Ma è incomprensibile che non possa accadere nel nostro Paese se i criteri di selezione dei vertici aziendali e delle autorità saranno merito e capacità professionali che non hanno passaporto.
Il Parlamento, sempre lo scorso giugno, ha bocciato la proposta di Scelta civica di porre un limite al numero dei mandati e un tetto all’età dei candidati. Va ricordato che Paolo Scaroni, classe 1946, è capoazienda dell’Eni dal 2005, Fulvio Conti - 1947 - lo è dell’Enel dallo stesso anno, mentre Massimo Sarmi - 1948 - è alle Poste dal 2002, sempre per restare nelle principali aziende.
Eppure una forzatura impositiva come quella delle quote rosa, che anche in questa occasione non vanno dimenticate, sta funzionando. La partecipazione delle donne nei vari segmenti delle società è aumentata in un Paese che è apparso incapace di dare opportunità a chi ha dimostrato di avere competenze.
Certo, cambiare per cambiare è il difetto mutato di segno del confermare tutti per evitare problemi e polemiche. Ma allora, quali che siano le scelte finali, si eviti di prendere decisioni nelle ultime ore precedenti gli incarichi, mettendoci davanti al fatto compiuto. Si usino le prossime settimane per rendere trasparenti le procedure e si abbia il coraggio di difendere pubblicamente le indicazioni. Non si dia ai cittadini la sgradevole sensazione che stiano prevalendo ancora una volta umilianti logiche spartitorie e di appartenenza. Si ricostruisce anche così la fiducia di e in un Paese.

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