giovedì 30 gennaio 2014

Accordo sulla legge elettorale: premio al 37% Renzi: «Qualcuno vincerà sempre»


Da domani la legge alla prova dell’Aula. Ma i Ncd avverte: «No al Vampirellum, al primo voto segreto crolla tutto».

 corriere.it



Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, responsabile Riforme per il Pd (Lapresse)È stato chiuso l’accordo tra Pd e Forza Italia sulla nuova legge elettorale. L’intesa, arrivata in tarda mattinata dopo nuovi contatti telefonici tra Renzi e Berlusconi, prevede alcune modifiche al testo base dell’Italicum, già approvato dalla commissione Affari costituzionali di Montecitorio. In particolare, la soglia per far scattare il premio di maggioranza - che dovrebbe essere al massimo del 15% - passerà dal 35 al 37 per cento. Viene poi recepita la norma cosiddetta «salva-Lega»: il quorum minimo per l’ingresso in Parlamento è stato fissato al 4,5% rendendo dunque più facile il superamento della soglia per il partito di Matteo Salvini, storico alleato degli azzurri. Il Carroccio potrebbe inoltre beneficiare di una norma che prevede l’accesso alla Camera anche a quei partiti che pur non raggiungendo il 4,5% su base nazionale ottenessero almeno il 9% in tre regioni. Una coda di trattativa potrebbe ancora riguardare ritocchi alla soglia di accesso per i partiti non coalizzati (oggi all’8%) e per le coalizioni (12%).
«MAI PIU’ LARGHE INTESE» - Nel primo pomeriggio è stato lo stesso Matteo Renzi a postare un commento sul suo profilo Facebook da cui traspare la sua soddisfazione per l’accordo raggiunto: «Mai più larghe intese grazie al ballottaggio, mai più potere di ricatto dei piccoli partiti, mai più inciuci alle spalle degli elettori, mai più mega circoscrizioni. Con l’intesa sulla legge elettorale, nonostante i professionisti della critica, il passo avanti è enorme. Dopo la melina, in qualche settimana si passa dalle parole ai fatti. Ma non fermiamoci qui». Il sindaco guarda già avanti: «Adesso possiamo passare al superamento del Senato e delle Province, all’eliminazione dei rimborsi ai consiglieri regionali e alla semplificazione delle competenze. Ma soprattutto al JobsAct, il piano per il lavoro. Stiamo semplicemente mantenendo gli impegni presi con le primarie dell’8 dicembre. Senza paura, a viso aperto». Renzi ha assicurato che la nuova legge elettorale garantirà una maggioranza certa. «Con le regole che abbiamo scritto male che vada ci sarà un ballottaggio per cui qualcuno vincerà sempre», ha detto al Tg1.

«Gli italiani non mangiano la legge elettorale ma da 20 anni che i partiti litigavano su tutto, ora si fanno insieme le regole del gioco. Si è rotto l’incantesimo... ora sotto con il taglio dei costi della politica e con il grande piano lavoro che sono la prova per l’Italia» ha spiegato ancora il segretario del Pd. Renzi ha poi auspicato che non vi siano colpi di mano in Aula sulla legge elettorale. «Sarebbe il colmo se quelli che non sono riusciti a fare la legge fino a oggi improvvisamente non avessero il coraggio di dire fuori quello che pensano, ma si nascondessero dietro il voto segreto», ha sottolineato ancora Renzi.
«La discussione sul rimpasto di governo - ha concluso poi Renzi - è insopportabile. Non penso alla politica come uno scambio di poltrone. Il Paese ha bisogno di tornare a volare, di governo, rimpasto e ministri lasciamo che ne parlino gli addetti ai lavori, noi parliamo di cose serie».
LA MINORANZA PD- Non è detto però che l’intesa raggiunta equivalga ad un percorso in discesa del provvedimento. Anzi. Dalla minoranza del Pd non nascondono i malumori: «È una proposta troppo sbilanciata sugli interessi di Berlusconi e di Forza Italia - ha spiegato il deputato bersaniano Alfredo D’Attorre —. Il salva-Lega poi è disegnato sull’alleato di Berlusconi e per costringerlo ad allearsi». I dubbi, secondo l’esponente della sinistra, riguardano anche « liste bloccate, soglie di sbarramento e rappresentanza femminile». Ma su Twitter Matteo Orfini, anche lui “giovane turco” bersaniano, puntualizza: «Leggo dichiarazioni fatte a nome della minoranza. Immagino si intenda la minoranza della minoranza». In ogni caso, perplessità sono arrivate anche dal moderato Beppe Fioroni, in particolare sulla soglia di accesso al Parlamento: «Fate uno sforzo: salvata la Lega e contento Berlusconi, evitiamo di sopprimere politicamente coloro che si possono coalizzare con noi» ha scritto via Twitter.
«NO AL VAMPIRELLUM» - Ma Renzi dovrà fare i conti, oltre che con i dissidenti del suo partito, anche con le forze politiche più vicine al Pd, che ancora oggi hanno mostrato insofferenza: il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, esponente di punta del Nuovo Centrodestra di Alfano, oggi alleato di governo, ribadisce il veto sulla combinazione fra premio di maggioranza e sbarramento per le forze minori, che consentirebbe al partito vicente, a cui andrebbero i seggi non assegnati a chi non raggiunge il quorum, di portarsi a casa un bonus del 20-25%. «In questo modo si passerebbe dal Porcellum al Vampirellum - ha detto intervistato su Canale 5 -. Se l’accordo fosse portato avanti solo da Renzi e Berlusconi, verrebbe bocciato al primo voto segreto». Ma il centrista Pier Ferdinando Casini, parlamentare di lungo corso, taglia corto: «Habemus il Renzellum - scrive in un tweet -. Consiglio ai piccoli di non sprecare lacrime e di darsi una mossa organizzando in Italia il Ppe e il Pse».
«IL CAIMANO PORTA MALE» - Negativo anche il commento di Nichi Vendola, possibile alleato del Pd alle elezioni, che in un’intervista sulla Gazzetta del Mezzogiorno ricorda tra l’altro che la legge non prevede condizioni di ineleggibilità per conflitto di interesse e il giudizio che ne dà è quello di un provvedimento «utile a saziare l’ingordigia dei grandi partiti» e che «disprezza le minoranze». Una legge «che non a caso Berlusconi ha rivendicato a sè». Poi il monito a Renzi e all’intero Pd: «L’abbraccio con il Caimano ha sempre portato male alla sinistra».
OSTRUZIONISMO M5S - Ma non solo. C'è il rischio che giovedì in Aula della Camera approdino tutte le oltre venti proposte di riforma elettorale finora depositate in commissione Affari costituzionali. Questo, viene spiegato, potrebbe accadere qualora i grillini continuassero con il blocco dei lavori delle commissioni, impedendo alla prima commissione di riunirsi e di votare il testo base dell'Italicum e il mandato al relatore. Se dovessero confermare l'intenzione di bloccare tutti i lavori del Parlamento, a quel punto sarebbe impossibile per la prima commissione votare il testo base e, di conseguenza, andranno in Aula tutte le proposte di riforma elettorale finora depositate in commissione, compreso l'Italicum.

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