La giurista e costituzionalista è una dei firmatari dell'appello contro il Porcellum: "La maggior parte dei nostri politici aspirano ad allentare in tutti i modi il peso del popolo. Vanno in questo senso l'esclusione delle preferenze, le liste bloccate, gli altissimi premi di maggioranza".
Professoressa, perché questo appello?
E’ un periodo della nostra storia in cui le cose passano sulla testa della gente in una maniera terribile. Bisogna rendersi conto di quello che succede. Speriamo che qualcuno ci ascolti, anche se pensare che questo qualcuno siano le istituzioni è una illusione davvero straordinaria. La nostra speranza è che almeno le persone si allertino un po’ su questa vicenda.
Nel testo sostenete che l’Italicum possa subire una nuova pronuncia di illeggittimità da parte della Consulta.
La mia impressione è che la maggior parte dei nostri politici aspirino ad allentare in tutti i modi il peso del popolo, a farlo rimanere nell’ombra e a mettere tutti gli apparati, tutti gli organi, tutte le strutture in primissimo piano, quasi che tutto dovesse essere in funzione del potere e della conservazione del potere. Quindi, quello che tutte queste riforme tendono a fare è mettere in ombra la volontà del popolo, a ridurre l’apporto democratico al minimo possibile. Vanno in questo senso l’esclusione delle preferenze, le liste bloccate, gli altissimi premi di maggioranza, che come ha detto la Consulta distorcono la volontà popolare e l’esito delle urne, perché gonfiano il potere di qualcuno, distorcendo l’equilibrio che era uscito dalla consultazione elettorale. Sono veramente allarmata perché sembra che queste idee siano ormai normali e si debbano accettare.
Chi ha scritto la legge dice che non è la migliore possibile, ma almeno garantisce la governabilità. E’ d’accordo?
La governabilità è una sciocchezza, perché per come viene proposta sembra mirare solo alla stabilità. Eppure la Corte Costituzionale è stata molto chiara nel dire che ciò che va ristabilita è il valore della rappresentanza. La governabilità come la intendono loro è solo il fatto che il governo non deve cadere: qualunque artificio è buono per garantire la conservazione degli esecutivi. E’ un’idea balorda perché questo non significa efficacia o efficienza dell’azione governativa. Basti pensare a come si è trascinato penosamente l’ultimo governo Berlusconi fino alla soluzione del governo tecnico di Monti: se ne andavano persone e lui ne raccattava altre, ma nel frattempo non faceva più niente, non decideva più niente, eppure rimaneva lì. Cosa vuol dire la stabilità così? E’ un danno tremendo che può portare a un’infinità di guai. Nella riforma del bicameralismo, noti la proposta di Renzi sul Senato (che poi Berlusconi ha detto, smontandolo, che quelle riforme sono le sue e non di Renzi. E ha fatto bene a sottolinearlo…): non è più elettivo, non si elegge più. L’idea è sempre quella: limitare o eliminare il più possibile qualsiasi voce del corpo elettorale, per non parlare delle voci dissenzienti. La Costituzione, invece, è basata sul pluralismo politico, non su questo ridicolo bipolarismo che in Italia non esiste. Siamo spaccati in tutto, il nostro è un corpo sociale pieno di divisioni: il bipolarismo è possibile in una società omogenea, noi non abbiamo fatto niente per crearla e, anzi, abbiamo ridotto l’eguaglianza, i diritti sociali e le distanze tra le persone sono talmente forti che gli interessi di uno sono sempre in contrapposizione con quelli dell’altro. E allora qui come la vogliono risolvere? Soffocando determinate voci e non dando più rappresentanza e voce agli interessi emarginati. Sono furiosa con questi indirizzi.
Prova delusione per il fatto che uno dei promotori dell’Italicum sia Matteo Renzi?
Nessuna delusione perché non mi è mai piaciuto sin dal primo momento. Mi pareva l’altra faccia di Berlusconi, ma molto meno abile e molto più rozzo.
“Italicum peggio del Porcellum”: lo ha detto anche Roberto Calderoli, il padre della ‘porcata’. Professoressa, la pensa come voi…
Deriva dal fatto che questa volta loro temono di essere emarginati. Guardano solo al loro interesse. Anche Berlusconi, per esempio, non vuole certe cose nel sistema di voto perché dice che con determinate regole lui va peggio alle urne. L’interesse generale ormai non è più nell’obiettivo dei politici e ognuno guarda al proprio domani, ma non a un domani lontano, ma a un domani per così dire contemporaneo.
Torniamo all’Italicum. Renzi e D’Alimonte (che è il regista della legge) hanno detto che si son dovuti accontentare. Per lei quale sarebbe il sistema di voto ideale?
Non c’è un sistema migliore in senso assoluto. Io sono per un sistema più proporzionale e in tal senso spero che non riescano a far nulla, così funzionerebbe quel proporzionale venuto fuori dalla sentenza della Consulta sul Porcellum. In tutti gli anni della nostra repubblica – che non erano peggiori ma molto migliori di questi, almeno fino al ventennio berlusconiano – noi abbiamo camminato con un proporzionale. Ora, non voglio fare l’elogio assoluto del proporzionale, che si può però fare corretto, magari con la soglia di sbarramento che c’è ora. Il fatto che esistano più partiti e più possibilità di scelta per i cittadini intanto fa rappresentare molte più voci e molti più interessi.
Con il sistema di voto Renzi-Berlusconi ci sarebbe una vera crisi della rappresentanza politica?
Già ora è così. La sinistra, ad esempio, è andata fuori dal Parlamento. Chi rappresentai lavoratori in Parlamento? Nessuno. E in quale altro momento se non in questo Marchionne avrebbe potuto fare ciò che ha fatto? Queste soluzioni emarginano le voci minori e dissenzienti. Un sistema proporzionale corretto, con una soglia di sbarramento che non consenta una vera frammentazione, porta a una pluralità di partiti e di rappresentanza. E non ci sarebbero più il problema, come oggi, di avere queste innaturali coalizioni con i due opposti che governano insieme. In mezzo esistono varie sfumature.
Insomma, il bipolarismo è una chimera tutta politica?
In Italia il bipolarismo non è possibile. Vogliono copiare l’Inghilterra, ma l’Inghilterra ha una storia di bipartitismo che è lunga quanto la sua stessa esistenza. Da noi non è così, devono farsene una ragione. L’insoddisfazione è alta, la gente non si sente rappresentata e diserta le urne.
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