Il consigliere Riccardo Agostini ha depositato un documento per dare il via a un progetto sperimentale nella Regione. Propone di legalizzare la cannabis sia a scopo medico sia ricreativo e di investire i ricavi per abbattere il debito miliardario che pesa sulle casse regionali
Legalizzare le canne per scopo ricreativo, tassarle e risanare così
il buco mostruoso della sanità nel Lazio. La proposta, ufficiale è di un
consigliere regionale della Regione Lazio, Riccardo Agostini, eletto
nelle file del Pd di Nicola Zingaretti. Il democrat ha depositato pochi
giorni fa una mozione rivoluzionaria sul tema cannabis che "L'Espresso"
ha letto in anteprima. Il documento chiede che il governatore
«rappresenti, al governo e ai ministri competenti, l'opportunità di un
progetto sperimentale che veda la Regione Lazio come laboratorio della
legalizzazione della cannabis, non solo a scopo medico ma anche
ricreativo, prevedendone il monopolio di Stato come per il tabacco».
In pratica, secondo la mozione che deve essere calendarizzata dai
capigruppo e essere discussa in consiglio entro le prossime settimane,
l'Italia deve seguire le orme dell'Uruguay, unico Stato al mondo in cui,
lo scorso dicembre, è passata una legge che permetterà al governo
guidato da Josè Mujica di coltivare e vendere marijuana a circa un
dollaro al grammo in farmacie dotate di licenza (i consumatori potranno
comprarne fino a 40 grammi al mese). Una scelta presa dall'esecutivo per
stroncare i cartelli di narcos del Paraguay e per creare un mercato
legale dove il prodotto sia controllato dalla produzione al consumatore
finale.
Secondo il documento del piddino Agostino lo Stato italiano dovrà fare
lo stesso, in modo da fermare i gruppi criminali che si arricchiscono
con le droghe leggere. «Lo Stato dovrà assumere il controllo e la
regolazione di importazione, esportazione, semina, coltivazione,
raccolto, produzione, acquisto, deposito, commercializzazione e
distribuzione della cannabis e di tutti i suoi prodotti derivati,
attraverso la creazione di un'apposita struttura di controllo
all'interno del ministero della Sanità», si spiega nella mozione. Non
solo: se la sperimentazione dovesse partire, le risorse guadagnate dallo
Stato dovrebbero essere, almeno in una prima fase, destinate «al
risanamento del deficit del sistema sanitario regionale, in modo da
consentire alla nostra regione di uscire dal piano di rientro e
successivamente impiegare dette risorse per attività di ricerca in
ambito sanitario».
Il documento del democrat Agostini non è l'unico presentato negli
ultimi giorni in Italia per legalizzare le droghe leggere e superare la
legge Bossi-Fini, che ha di fatto equiparato la "maria" a cocaina,
metanfetamine e crack. Dopo il ddl di legge di Luigi Manconi per
liberalizzare il cannabinolo almeno a scopo terapeutico, lo scorso 13
gennaio Torino è stata la prima città italiana a chiedere, attraverso un
voto del consiglio comunale, l'abrogazione della Bossi-Fini e la
legalizzazione della cannabis.
In particolare si spingeva la giunta Fassino di «adoperarsi nei confronti della Regione Piemonte per concedere l'uso terapeutico della cannabis ai malati». In più, si ipotizzava la produzione di farmaci a base di cannabinoidi. Anche a Milano qualcosa si muove: una settimana fa è stato depositato un testo a firma di quattro consiglieri (uno di Sel e tre del Pd) che chiedono una rapida legalizzazione delle sostanze leggere.
In particolare si spingeva la giunta Fassino di «adoperarsi nei confronti della Regione Piemonte per concedere l'uso terapeutico della cannabis ai malati». In più, si ipotizzava la produzione di farmaci a base di cannabinoidi. Anche a Milano qualcosa si muove: una settimana fa è stato depositato un testo a firma di quattro consiglieri (uno di Sel e tre del Pd) che chiedono una rapida legalizzazione delle sostanze leggere.
Il progetto del Pd laziale, però, va oltre. Perché, sulla scorta di
quanto accade in Colorado - dove le entrate fiscali della cannabis
terapeutica ammontano a a milioni di euro l'anno - si ipotizza che il
progetto di legalizzazione tout-court sia legato all'abbattimento del
deficit miliardario della sanità regionale. Una provocazione, dirà
qualcuno, visto che il buco alla Regione Lazio oggi supera (tra
disavanzo e debiti con le imprese) i 7 miliardi di euro. E tuttavia il
business della marijuana legale, secondo studi dei Radicali fatti sul
mercato italiano in continua crescita, potrebbe garantire allo Stato
somme mostruose, fino a 8 miliardi di euro l'anno. Soldi, letteralmente,
strappati al nero e alla criminalità che gestisce il traffico delle
droghe leggere.
Se il dibattito si è riaperto ed è sempre più acceso, difficile però
che possano esserci novità rivoluzionarie a breve: se Forza Italia e
Nuovo Centro Destra minacciano barricate, anche Matteo Renzi
sull'argomento sembra assai timido.
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