23 / 1 / 2014
L’intreccio prezioso che
si è determinato con la sollevazione generale dell’ Ottobre scorso ha
mantenuto, anche se in forma complessa, tutta la sua forza. In ogni territoriola
marginalità ha lasciato il posto ad una
produzione di conflitto rinnovata e vigorosa, sostenuta anche da un insieme di
relazioni che si sviluppano e si consolidano senza annullare le differenze. La
diffusa voglia di tornare a prendere parola, di riconquistare diritti calpestati
e cancellati, di difendere dalle devastazioni “territori e beni comuni”,
incontra sempre più una composizione sociale precaria e piena di rabbia,
convinta che questo modello di sviluppo non sia più accettabile nè riformabile
e quindi predisposta ad organizzarsi dentro un presente da trasformare con
urgenza. Migliaia di corsi d’acqua riottosi hanno ingrossato il fiume in piena
delle lotte e qualche argine inizia a saltare.
Possiamo
dire, dunque, che movimenti e sindacalismo conflittuale possono iniziare a
volgere lo sguardo verso il vertice europeo sulla disoccupazione giovanile
previsto in Italia per il mese di Aprile 2014. Un tentativo di ritorsione messo in
atto per tentare di recuperare e fermare le resistenze e le lotte che si
sviluppano nei territori e nei posti di lavoro. La questione
occupazionale di cui la Bce e i governi europei intendono parlare, varrà come
declinazione definitiva del lavoro come lavoro precario, sottopagato e ad alto
sfruttamento, basato principalmente sulla “valorizzazione capitalistica” dei
territori e della vita di ognuno (come fra l’altro sta avvenendo per l’Expò a
Milano ed in tante città e territori del paese). Un affronto soprattutto per quei “giovani”
che vivono quella condizione precaria che gli stessi vertici Europei hanno
creato e sulle cui vite si gioca buona parte della partita dell'austerity. Una vera e propria dichiarazione di
guerra contro chi reclama:una
sola grande opera: casa e reddito per tutt*. Una rivendicazione che abbiamo portato
avanti per tutto l'autunno e che pone con forza il tema della priorità
nell’utilizzo delle risorse e della necessità, al tempo stesso, di rompere ogni
compatibilità e legame fra gli interessi dell’impresa e del capitale e le
nostre vite sempre più veloci e precarie.
L’uso delle risorse
economiche, dunque, accanto alla questione del reddito, rappresentano il vero
cuore del problema e non potranno essere le briciole a farci accettare un
itinerario che ha come orizzonte la cancellazione dei diritti, la progressiva
precarizzazione dei rapporti di lavoro, la trasformazione delle questioni
sociali in questione di ordine pubblico. È evidente che non esiste
amministrazione illuminata di fronte a questa gestione della crisi, la ricetta
è unica: vendere patrimonio pubblico, privatizzare servizi, consumare beni
comuni in cambio di denaro per sanare casse deficitarie, imporre ovunque,
prepotentemente, i dogmi del mercato e del neoliberismo. Perciò, di fronte a
tutto questo, non resta che organizzare la nostra di minaccia nei confronti del
potere, coltivando percorsi di riappropriazione e trasformazione radicale
dell’esistente.
Da Porta Pia ci siamo
mossi mantenendo sintonia ed ascoltandoci. Proviamo a farlo ancora.
Vediamoci domenica 9 Febbraio 2014 ore 10.00 La Sapienza in un’assemblea nazionale a Roma
dove riconnettere percorsi e lotte, unire ancora la nostre strade per reggere
l’impatto imminente ed affrontare insieme questa nuova sfida.
Letta e l’Europa delle
banche ci stanno chiedendo strada e noi non possiamo far
altro che sbarrare il loro passo, tornare di nuovo nelle piazze per riconquistare un
presente ed un futuro diversi.
La sollevazione può
divenire esondazione, in primo luogo, se noi saremo in grado di non essere
argine, ma fuori da ogni tatticismo, linfa vitale e motore in grado di produrre
movimento e conflitto, come percorso obbligato ed irrinunciabile per cambiare
tutto.
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