lunedì 13 gennaio 2014

La lotta degli indignati continua ed è efficace.

Mentre l’austerità tocca anche Francia, in Spagna prosegue la lotta contro i banchieri, gli sgomberi o la privatizzazione della sanità. Tre anni dopo le grandi manifestazioni degli “indignati”, il movimento ha assunto una nuova forma, meno presente sui mass media, ma più efficace, ottenendo qualche piccola vittoria malgrado la repressione. È un clima di protesta che inquieta il governo conservatore, mentre emerge un nuovo partito politico, il partito X, che si schiera dalla loro parte.

Popoff.globalist.it | Autore: Nathalie Pédestarres
«Sí se puede», era uno degli slogan più popolari del movimento del 15-M. Ma il gigantesco accampamento che si era insediato spontaneamente nella piazza Puerta del Sol a Madrid il 15 maggio 2011 è rimasto lettera morta? Si è spento, come le immagini spettacolari delle manifestazioni “indignate” spagnole?
«Se qualcuno credeva di vedere nell’avvento di questo movimento una terza rivoluzione, si è sbagliato. Alcuni pensavano che il 15-M avrebbe rovesciato il governo, che avrebbe fatto cadere il sistema capitalista», afferma Marcos Roitman, professore di sociologia all’Università Complutense di Madrid. Due anni di contestazioni democratiche non hanno lasciato alcuna traccia significativa?

«L’epoca degli accampamenti è finita», conferma Marta Franco, del giornale indipendente “Diagonal”, che informa sull’attualità dei movimenti sociali. «La gente si è stancata, non vedendo subito dei cambiamenti significativi a livello politico ed economico. Quelli che sono rimasti nel movimento si sono organizzati nelle reti di sostegno cittadino in tutto il Paese, con i gruppi di azione concreta e delle assemblee che hanno luogo regolarmente nei quartieri». Banche alimentari, zone di baratto, campagne per il diritto alla casa a favore delle famiglie sgomberate, occupazioni sociali e culturali, servizi gratuiti di consulenza legale. Questi gruppi di azione concreta non sono rimasti inattivi. Il movimento ha cambiato forma.
Le Piattaforma anti-espulsioni (Pah) ha moltiplicato le occupazioni dei palazzi delle banche affluiti allo stato o al fondo Sareb, la “bad bank” spagnola creata dallo Stato per incamerare gli attivi tossici delle banche e il loro patrimonio immobiliare invenduto. Le loro mobilitazioni al fianco delle persone schiacciate dall’austerità hanno impedito 902 espulsioni e hanno ridato casa a 712 persone dall’inizio della crisi nel 2008.
«Siamo lo scoglio su cui si sono infranti i proprietari di questi palazzi: le banche e il Sareb. È la formidabile mobilitazione cittadina, le migliaia di persone che si sono mosse da tutto il territorio per aiutarci a impedire lo sgombero di un palazzo. Vista l’inevitabile copertura mediatica di queste operazioni (talvolta violente, con l’intervento della polizia), non possono fare altro che negoziare se vogliono preservare una certa immagine», ci confida Chema Ruiz, portavoce della Piattaforma anti-espulsioni. Il loro obiettivo: spingere lo Stato, e le banche proprietarie, ad accettare che questi ambienti vengano trasformati in case popolari.
Quando non ci sono gli sgomberi, la battaglia diventa giudiziaria. Il collettivo 15-M PaRato ha fatto emergere lo scandalo dei “preferentes”, prodotti finanziari ad alto rischio proposti dalle banche ai propri correntisti, presentati come investimenti sicuri. Risultato, l’evaporazione dei capitali di migliaia di piccoli risparmiatori.
Grazie alle donazioni per pagare i processi e al sostegno di alcuni avvocati, il collettivo è riuscito a far condannare Miguel Blesa, ex presidente della cassa di risparmio madrilena (Caja Madrid), oggi confluita in Bankia. L’ex banchiere è stato per due volte condannato dal giudice Elpidio Silva. Ma in tutti e due i casi è stato poi prosciolto, e per questo la magistratura non ha più in carico questo procedimento.
Ma Miguel Blesa non ha ancora finito con la giustizia. La recente fuga delle email in cui Miguel Blesa confessa di avere «ingannato i clienti» ha portato la Corte d’Assise (l’Audiencia Nacional) a chiedere un’inchiesta sulla responsabilità di Blesa e del suo gruppo, responsabile dell’emissione dei titoli tossici.
Nel campo della salute pubblica, uno dei sindacati del personale sanitario di Madrid (Afem) è riuscito a portare in giudizio due vecchi consiglieri municipali del sistema sanitario madrileno, Juan José Güemes e Manuale Lamela, per l’attribuzione fraudolenta di contratti per servizi ospedalieri ad alcune imprese in cui avevano interessi personali.
Anche senza grandi manifestazioni coperte dai media, questo clima di contestazione inquieta il governo conservatore di Mariano Rajoy. La destra ha reagito approvando tutta una serie di nuove leggi che, sotto il falso nome della sicurezza e della salute pubblica, reprimono le libertà civili fondamentali. Così, il testo della «legge di sicurezza civile», recentemente approvata dal parlamento, considera il semplice manifestare pacificamente davanti a un’istituzione (al parlamento, al Senato, a un tribunale) senza aver avuto i permessi dalla municipalità come un’infrazione grave, passibile di una multa fino ai 30.000 euro.
«Il governo non vuole mai più vedere le immagini dei poliziotti che manganellano i manifestanti. Ha scelto la via della repressione via asfissia economica, imponendo multe esorbitanti», spiega Marta Franco. Questa legge ha provocato manifestazioni in tutta la Spagna e il rifiuto dell’opposizione, in particolare dei socialisti del Psoe, che hanno intenzione di presentare un ricorso vicino alla Corte Costituzionale.
Uno degli apporti più duraturi del 15-M è di avere riconciliato gli spagnoli col senso etimologico della parola “democrazia”. Il 15-M è stato, a torto, interpretato come l’esplosione improvvisa di un’indignazione cittadina senza direzione. Ma questa indignazione esisteva già prima dell’accampamento alla Puerta del Sol. Era organizzata in collettivi cittadini eterogenei, politicizzati, o iscritti a un sindacato, o che rivendicano una sinistra anti-capitalista, o di settori emarginati dalla politica convenzionale.
Il 15-M ha solo unito queste lotte. «Ha anche potuto ravvivare una presa di coscienza cittadina, uno spirito critico», analizza Marcos Roitman.
Ne è un esempio quello che è stato organizzato contro la privatizzazione della sanità. «Dieci anni fa, quando si facevano manifestazioni contro la privatizzazione dei servizi ospedalieri, a noi si univano solo gli utenti. Non i professionisti», osserva Ángel Navarro, della piattaforma anti-privatizzazione della sanità (Cas).
«Ma quando i tagli di bilancio imposti dal ministero hanno colpito pesantemente il personale sanitario, con la diminuzione degli stipendi e la soppressione dei posti di lavoro, anche loro si sono mobilitati. Qui, in Spagna, abbiamo sempre avuto uno spirito libertario molto forte», sottolinea Antonio Gómez, portavoce del Cas. «Un altro mondo è possibile. Ma questo va ormai fermato. In Spagna, le persone parlano molto e questo frena l’azione».
Un grosso problema è come diffondere questa forma di democrazia diretta: per alcuni con la richiesta di un esordio in politica, per altri con il recupero di questi spazi. «C’è lotta tra i partiti di sinistra per accaparrarsi i voti degli “indignati” in vista delle elezioni che si avranno fra due anni», affermano due militanti della piattaforma anti-privatizzazione della salute pubblica. «È probabile che questi movimenti sociali tentino di formare una piattaforma del tipo Syriza», la coalizione greca dei partiti di sinistra, col rischio che un partito tradizionale la sfrutti per «raccogliere i voti di queste persone che dicevano di non sentirsi rappresentate».
Un altro partito, il “Partido X”, creato un anno fa, si è presentato ufficialmente in ottobre. È valutato con circospezione da alcuni militanti del 15-M. Questo partito alternativo, senza dirigenti visibili, poco presenti sui media, dice di voler canalizzare tutte le lotte sociali sparse sul territorio spagnolo. E pensa di presentarsi alle elezioni del 2015. Il suo programma, basato sulla democrazia partecipativa, la disobbedienza civile e il pragmatismo, propone anche una totale trasparenza della gestione pubblica, il potere legislativo e esecutivo sotto il controllo dei cittadini, il diritto al voto reale e permanente e il referendum obbligatorio e approvativo. La loro intenzione è di rispondere ai problemi concreti con soluzioni altrettanto concrete. Vedremo…


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