giovedì 16 gennaio 2014

La giungla delle società in mano pubblica Oltre 7mila spa, perdono 2,2 miliardi.

Il Tesoro pronto a intervenire. Solo l'Automobile Club ha 153 partecipazioni. I Comuni in testa con oltre 29mila presenze dirette o indirette. Per la prima volta il governo fa i conti di tutte le quote detenute da Stato ed enti pubblici.

repubblica.it
Per la precisione, sempre che essa non sia una chimera in questo campo, sono 7.340 le società di cui risultano azionisti ministeri, enti locali, enti pubblici di previdenza, l'Automobile Club d'Italia, le case di riposo o varie altre articolazioni dello Stato. Una selva inestricabile di 30.133 "legami", come il Tesoro chiama pudicamente le partecipazioni dirette e indirette.

Ieri il ministero dell'Economia ha pubblicato il primo rapporto mai visto in Italia - meglio tardi che mai - sulle partecipazioni detenute dalle amministrazioni, i loro guadagni e soprattutto le perdite di esercizio da 2,2 miliardi di euro l'anno. E qualunque siano i dettagli di ciò l'indagine ha scoperto, essa pone prima di tutto una questione di buon senso. Perché se una holding privata vedesse che un terzo delle società di cui essa è azionista viaggia in rosso e che quelle perdite sono così pesanti da portare in rosso il saldo totale, le opzioni sarebbero chiare: vendere, oppure ristrutturare al più presto le imprese in perdita per arrestare l'emorragia; la terza ipotesi, fingere di non vedere perché così conviene a qualche manager corrotto, non atterrerebbe neppure sul tavolo.
Il problema con le 7.340 società partecipate dalle amministrazioni italiane è che il più delle volte, finora, si è imboccato quest'ultima strada. Solo i Comuni italiani dichiarano l'esorbitante cifra di 29.583 partecipazioni dirette e indirette che, spesso, si accavallano fra loro nelle stesse imprese:
in tutto le giunte cittadine sono presenti in circa 5.000 società. L'Automobil Club d'Italia dice di avere molte più partecipazioni di qualunque fondo d'investimento italiano, a quota 153 imprese.

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