"Più
intervalli nell'orario scolastico, pause di ristoro anche per gli
insegnanti, più autonomia agli studenti". Ecco lo "shock" di un
insegnante americano alle prese con la scuola finlandese. Cos'ha di
particolare la scuola in Finlandia, dove si sfornano i migliori
quindicenni d'Europa, tra i primi anche a livello mondiale? A darcene un
assaggio è Tim Walker, insegnante di scuola primaria americano,
trasferitosi alcuni mesi fa con la famiglia nel paese nordeuropeo per
insegnare in una scuola elementare. A riportare il resoconto - per la
verità parecchio stupito - delle prime settimane di lezione del docente
statunitense è l'Associazione docenti italiani. Walker si è da poco
trasferito da Boston a Helsinki e si ritrova in un altro mondo. Tra il
suo Paese e la Finlandia, a scuola, ci sono enormi differenze. Sono
forse queste a creare la meglio gioventù, scolasticamente parlando, del
Vecchio Continente?
"Non ho avuto nessun particolare shock -
racconta Walker - nei confronti della loro cultura, probabilmente perché
mia moglie è finlandese". "Ma uno shock - aggiunge - l'ho decisamente
provato entrando in classe, una quinta primaria in una scuola pubblica
finlandese, dove ora svolgo il mio lavoro di insegnante". Il trauma,
positivo beninteso, riguarda la modalità del cosiddetto tempo-scuola.
"Un capovolgimento totale della mia impostazione pedagogica, della mia
mentalità di insegnante americano". Ecco perché: "Più intervalli
nell'orario scolastico, pause di ristoro anche per gli insegnanti, più
autonomia agli studenti". Roba che in Italia è pura fantascienza. Il
maestro americano articola il suo resoconto in tre punti, quelli che lo
hanno maggiormente colpito per le differenze con il sistema educativo da
cui proviene.
"Le scuole finlandesi - riferisce Walker -
organizzano l'insegnamento in blocchi orari di 45 minuti di lezione,
ciascuna seguita da 15 minuti di intervallo. Gli studenti non hanno
quasi mai due lezioni consecutive senza intervallo e, nella scuola
primaria, gli intervalli si svolgono all'esterno, all'aperto, sia che ci
sia il sole sia che piova". Il maestro non nasconde il disorientamento
per una modalità completamente diversa da quella alla quale è abituato.
"Programmavo - continua - lezioni consecutive in modo da dare ai miei
alunni meno intervalli, ma più lunghi. Nel bel mezzo di una lezione uno
dei miei allievi mi ha detto: "Sento che sto per scoppiare. Quand'è che
facciamo l'intervallo?" Questa frase ha segnato una svolta per me. Da
quel momento ho cambiato il modo di organizzare le lezioni e ho
cominciato a notare che gli studenti erano più freschi quando tornavano
in classe dopo questi intervalli brevi ma frequenti. Gli intervalli
aiutano i bambini a tenere il ritmo".
Ma non solo. Tim Walker
lavora in un istituto dove gli alunni svolgono le nove classi di scuola
dell'obbligo finlandese, che in Italia comprende l'intero primo ciclo -
scuola primaria e media - e il primo anno delle superiori. E i docenti?
"All'inizio - spiega - ero riluttante a entrare in sala insegnanti.
Vedevo i 15 minuti di intervallo come tempo da dedicare
all'organizzazione della lezione successiva e rimanevo in classe. Ma
alcuni miei colleghi finlandesi, dopo aver notato questo mio
comportamento, cominciarono a preoccuparsi che io potessi "scoppiare".
Mi incitarono a trascorrere più tempo in sala insegnanti, a bere un
caffè con i colleghi". "I colleghi finlandesi - puntualizza Walzer - mi
hanno insegnato che le pause consentono agli insegnanti di essere più
efficaci. Mi hanno spiegato che l'insegnamento è una maratona, non è uno
sprint di 100 metri".
Nel nostro Paese, non sono previste pause
istituzionalizzate né per insegnanti di scuola dell'infanzia, né per
quelli della scuola primaria. Per i docenti delle scuole medie e
superiori non c'è modo di rilassarsi, perché è prevista la sorveglianza
degli alunni anche durante la ricreazione. Solo qualche ora "di buco"
nell'orario consente una pausa. Walker descrive poi il livello di
autonomia dei bambini finlandesi. "In America, la mia filosofia,
all'inizio di ogni anno scolastico, è sempre stata quella di prendere
per mano gli alunni e di non lasciarli finché non fossero stati in grado
di essere autonomi". E anche in Finlandia Walker si riprometteva di
fare altrettanto. Ma ben presto si accorge che le cose sono diverse.
"Per
esempio volevo insegnare ai miei alunni di quinta a camminare in
silenzio in fila, ma durante la mia prima settimana di scuola mi sono
reso conto che gli alunni si muovevano autonomamente da una classe
all'altra fin dal primo anno della primaria. Inoltre quasi tutti gli
alunni di questa scuola pubblica finlandese vengono a scuola da soli.
Insegnare loro a spostarsi in fila non solo sarebbe stato inutile ma
anche un po' offensivo. Sebbene i bambini finlandesi appaiano molto più
autonomi di quelli americani, non è che possiedano il "gene
dell'autonomia". Il fatto è che loro hanno, a scuola e a casa, molte più
opportunità di fare le cose da soli senza essere continuamente
controllati ed aiutati".
"I miei alunni di quinta - conclude -
hanno voluto organizzare una vendita di dolci e di altri cibi per
raccogliere fondi. Sinceramente all'inizio la cosa non mi ha fatto
impazzire di gioia. Era un'altra incombenza da gestire. Alla fine mi
sono arreso e loro mi hanno letteralmente impressionato. Hanno disegnato
gli annunci pubblicitari, creato un banner della classe e hanno portato
una quantità incredibile di cose da mangiare. Tutto è stato fatto
assolutamente senza la mia direzione. Ho fatto un po' di supervisione, ma nulla più".
E
in Italia? L'organizzazione della giornata scolastica è ancora quella
dei primi anni del secolo scorso: campanella alle 8, alunni seduti per
ore e ore e ricreazione, ma solo per gli studenti delle scuole medie e
superiori. Alla materna e alle elementari la pausa è invece a
discrezione - e sotto la responsabilità - dell'insegnante che non si
rilassa mai. |
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