“Il comunismo ha sbagliato ma non era sbagliato”
“Questo è il suono della mia vita, mi dissi,
questo il mio registro, così sarà per me.
Altre volte, è capitato di cercare il diciassettesimo tasto,
ridendo un poco di me stessa, come se fossi ancora quella.”
Rossana Rossanda, 1987
labottegadelbarbieri.org Pierluigi Pedretti
Milano. La ragazza è al primo anno di università, l’Italia è in guerra da pochi mesi. Ha appena compiuto diciassette anni.
A casa di un’amica percorre con il dito il piano fino al diciassettesimo tasto, a significare un nuovo inizio.
Maria Fancelli spiega così il sottotitolo di Rossana Rossanda. Il Diciassettesimo tasto (Clichy edizioni, pp. 127, euro 7,90), piccolo e prezioso libro da lei curato.
Il tascabile fa parte della meritoria collana Sorbonne con cui l’editore fiorentino intende portare all’attenzione del pubblico “le
grandi idee del Novecento in piccoli libri che concentrano l’essenza di
persone che hanno immaginato altri mondi e prospettive diverse.”
In modo agile la germanista ci aiuta a
ripercorrere la storia della intellettuale e militante comunista (Pola,
23 aprile 1924 – Roma, 20 settembre 2020) utilizzando – almeno fino al
1970 quando la Rossanda si fermò nella sua autobiografia – La ragazza del secolo scorso
(Einaudi, 2005). Fancelli attinge, inoltre, ad una ulteriore messe di
fonti che la riguardano, comprese le sue numerose pubblicazioni
giornalistiche e saggistiche. Per la mole dei testi consultati non deve
essere stato semplice operare una adeguata “riduzione”
sull’intellettuale comunista.
Fancelli: “Ripensare, oggi, a due anni di distanza dalla morte, una
così straordinaria vita di donna, un percorso così denso di esperienze
esistenziali, di processi mentali e di sentieri interrotti, di battaglie
e di lavoro politico, mi pone di fronte non solo alla mia personale
inadeguatezza, ma alla concreta difficoltà di un’impresa che chiama in
causa competenze diverse.”
Eppure la studiosa se la cava benissimo nell’offrire un ritratto che,
seppur conciso, aiuta a comprendere chi sia stata questa donna
particolare. Il libro inizia come un racconto di formazione di una
ragazza, che, nata in Istria da una famiglia benestante, poi
trasferitasi a Milano per investimenti paterni errati, si laurea in
filosofia, maturando un percorso di opposizione al fascismo che la
conduce nel 1943 a diventare comunista.
Una strada per nulla scontata, soprattutto pensando a quello che erano stati i suoi anni istriani.
Chi ha letto La ragazza del secolo scorso – e
una buona idea si coglie dall’antologia di brani presenti nel libro
della Fancelli – sa che i ricordi della piccola Rossana sovrastano a
volte quelli della matura Rossanda, sa che la dimensione intima prevale
spesso su quella pubblica e politica della funzionaria del PCI,
impegnata a discutere con intellettuali, femministe e operai dei destini
del paese e del mondo.
Fancelli: “Nonostante le imperfezioni e i dislivelli formali, ci
troviamo di fronte a un testo della migliore tradizione memorialista e a
un’alta qualità stilistica.”
Ecco così dipanarsi il racconto di una fanciulla, come tante in quel
tempo anteguerra, che vive serenamente – in mezzo a figure femminili,
madre, zie, sorella – la sua adolescenza borghese in luoghi ricordati
bellissimi.
Rossanda: “Non so come si chiamino adesso, non sono mai tornata.
Erano isole abitate dai conigli selvatici, vi approdavamo dal bragozzo, i
narcisi erano alti come me e profumavano forte. Mamma mi insegnava a
cogliere gli asparagi selvatici affondando le dita nel muschio.”
Viene poco alla volta a ricostruirsi per il lettore curioso la trama del bildungsroman della
giovane Rossana, che passa poi a una formazione prettamente filosofica
con interessi per l’arte e, infine, trasmigra alla passione
etico-politica (l’una e l’altra sotto la guida del suo mentore, il
filosofo Banfi).
Dalla Resistenza al PCI il passo è breve, poi si fa intenso e duraturo,
almeno fino alla rottura avvenuta nel 1968 dopo l’invasione sovietica
della Cecoslovacchia, che le costa l’espulsione dal partito e porta lei,
Magri, Castellina, Parlato, Pintor e Natoli a fondare il manifesto. Rossanda:“Il
24 novembre fu riconvocato il comitato centrale per radiarci (…) Parlai
una quarantina di minuti. Lo stesso fece Aldo Natoli, e non gli
perdonarono che dicesse: Non occorre una tessera per essere comunisti.”
Gli anni dopo il 1970 sarebbero stati gli anni lenti del declino del “socialismo realizzato”, fino alla caduta del muro di Berlino e il crollo dell’Unione Sovietica con gravide conseguenze sui partiti comunisti occidentali. Sarebbe riduttivo, però, pensare alla sua vita come ad una mera occasione di incontri con protagonisti della storia italiana e internazionale, le cui vite si sono spesso incrociate con eventi cruciali del nostro mondo: la guerra civile italiana, la sconfitta del Fronte popolare ad opera della DC, la ricostruzione, i fatti d’Ungheria, Cuba, la rivoluzione culturale in Cina, il maggio francese, la primavera di Praga.
La Fancelli ci ricorda che Rossanda non
abdica mai ai suoi ideali, tuttavia negli ultimi anni si riavvicina alle
sue passioni iniziali, l’arte e la letteratura.
Nello stesso periodo frequenta l’eremo dei camaldolesi di Montegiove,
vicino Fano, non per convertirsi ma per la sua estrema attenzione al
mondo religioso. Fancelli ritrae con affetto questo percorso con dovizia
di incontri, nomi, eventi, rilevando la particolarità di una formazione
– la passione politica sovrasta quella (mai dimenticata) per la
letteratura – sotto la scorta del giudizio che Ginevra Bompiani dette di
lei all’indomani della morte.
Con una ultima avvertenza della curatrice: “Descrivendo in modo
sommario il tumultuoso apprendistato milanese e facendo libere
incursioni in fasi e opere successive al periodo universitario di
Rossanda, non ho voluto certo spostare l’asse della sua figura dallo
spazio politico cui lei primariamente pertiene, ma solo (…) fornire
alcuni elementi di riflessione, perché questa eccezionale vita di
militante politica e scrittrice possa essere capita e ricostruita con
fedeltà in ogni sua parte.” Una lettura vivamente consigliata, soprattutto ai più giovani.
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