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Il primo caso in Italia di un infermiere vaccinato con due dosi che muore a causa del Covid sta mettendo ancora più in discussione la campagna di vaccinazione e l’istituzione del green pass.
“Chiediamo l’apertura di una commissione di inchiesta. Ci rivolgiamo pubblicamente in primis al Ministro della Salute. Chi tutela quegli operatori sanitari già vaccinati, esposti ogni giorno al rischio di un nuovo contagio, ora che la tragica morte del collega prova la fallacità di quelle tesi che sostengono che, di fronte ad una eventuale nuova infezione, i soggetti già vaccinati non corrono il rischio di conseguenze tanto gravi sino al decesso?”
A parlare in un comunicato è Antonio De Palma, Presidente del Nursing Up, Sindacato Infermieri Italiani.
L’uomo, ex infermiere dell’azienda dei Colli di Napoli, aveva sessantatré anni, era in pensione da appena due mesi ed aveva completato il ciclo con il siero a mRna Pfizer, sei mesi fa.
Avrebbe contratto il Covid a metà luglio, mentre era in vacanza in Sardegna. Dopo il tampone positivo, sarebbe comparsa la febbre, la tosse e la conseguente crisi respiratoria: tutti sintomi causati dalla tempesta citochinica se non si interviene curando tempestivamente la malattia.
L’uomo è stato trasportato all’ospedale di Sassari dove gli sarebbe stato prima applicato il casco respiratorio nel reparto di terapia sub intensiva e, successivamente, a causa di un aggravamento, sarebbe stato intubato in terapia intensiva. Da lì il decesso.
Si tratta purtroppo di un tragico iter a cui sopraggiungono spesso i pazienti covid senza un intervento tempestivo con cure efficaci, quelli che restano in vigile attesa.
“Come sindacato che ogni giorno lotta fianco a fianco con gli operatori sanitari, fatti gravissimi come questo ci chiedono a gran voce di far luce su ciò che accade. Sentir dire che era tutto previsto, liquidare la vicenda come qualcosa di meramente programmato, di tristemente sfortunato, ci fa indignare non poco. È sotto gli occhi di tutti che il rischio di decesso, per chi è già stato vaccinato con due dosi, non è certo inesistente. Ci dicano, subito, i rappresentanti della politica ai vari livelli di responsabilità, dal Governo alle Regioni, quale strada intendono adottare per tutelare chi, infermieri, medici e gli altri professionisti sanitari, ogni giorno continua a rischiare la vita a contatto con i pazienti”. Così Antonio De Palma che prosegue: “Si apra ufficialmente un’inchiesta su questo decesso: si faccia una analisi approfondita della reale efficacia del vaccino rispetto alle varianti e alle conseguenze in caso di re-infezione. Ci dica ora, il Ministro della Salute, quali parole andrebbero espresse nei confronti della famiglia di quest’uomo e nei confronti dei familiari, dei figli, di tutti coloro che, seppur vaccinati, rischiano a questo punto ogni giorno di re-infettarsi e di rischiare la propria vita”.
“Cosa sarebbe successo se l’infermiere fosse stato ancora in servizio?” – si chiede il presidente – “Quanti colleghi avrebbe contagiato e quanti pazienti avrebbero rischiato? Non possiamo ignorare tutto questo solo perché l’uomo non frequentava più la realtà ospedaliera”.
E casi di questo tipo non sono così insoliti; è successo recentemente a Perugia dove un infermiere è risultato positivo costringendo l’intero reparto a chiudere al pubblico e all’Ospedale di Lecce dove un medico pediatra vaccinato è risultato positivo.
I sieri covid non dovevano prevenire l’infezione oppure evitare che
la malattia si manifestasse in forme più gravi? I sieri a mRna, come
quello Pfizer, non dovevano proteggere anche dalle varianti del virus? Sarebbe bene che la comunità scientifica risponda a queste domande.
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