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Cari amici, questo è il link alla videointervista, integrata dalla notizia sul falso attentato a Kabul e sul vero “fuoco amico” americano e turco sulla folla all’aeroporto e sui propri commilitoni. Abbiamo avuto difficoltà con la connessione internet, per cui non abbiamo potuto mantenere la scadenza d’invio annunciata. In compenso, ora aggiungo qui un aggiornamento.
I troiani muoiono, i greci la danno a bere
Il che ci dimostra che la Storia, oltre e non essere maestra di nessuno e di niente, si ripete sempre. Sarà pure tirato per i capelli il parallelo tra il grande inganno compiuto dai greci a Troia e quello, emulo in sedicesimo dell’11 settembre, che gli americani hanno scombinato a Kabul. Ma il cavallo finto c’è, seppure sgangherato in questo caso e sono quegli svalvolati di Marines che, da Biden e dai suoi sherpa mediatici rivestiti di panni e ceffi dei tagliagole ISIS, hanno sparato sulla folla facendo secchi 190 fuggitivi, ansiosi di pacchia occidentale, e perfino 13 dei loro commilitoni.
Se sbaglio, meglio risbagliare
Fuor di metafora, ragazzi, occorre rimediare subito all’eccidio di memoria che oggi è il segno dello spirito del tempo, non meno degli eccidi di vite e di verità che sono la pratica secolare degli imperi e cronisti colonialisti. Non erano passate 48 ore dall’incidente di Kabul, pare scatenato nelle menti-grilletto dei militari USA e NATO da una presunta esplosione, che già si era tornati, prima alle formule dubitative e, poi, al “finta di niente”, al restauro del cavallo e al ripristino della “guerra al terrorismo” Al Qaida e ISIS da condurre tornando a eliminare afghani.
Il varco sulla realtà effettiva apertosi con l’improvvida trasmissione della BBC che, in un sussulto di antico giornalismo, riprendeva le testimonianze dei presenti e sopravvissuti all’aeroporto di Kabul. Video e voci che rivelavano tempesta di pallottole partita da militari USA e turchi che -. si diceva - avevano perso la brocca. E poi, addirittura un altrettanto sbroccato Pentagono che, lì per lì, balbettando confermava così: “non confermo e non smentisco”. Una BBC il cui sussulto deontologico (o era un modo per dare uno schiaffo agli USA arresi?) era arrivato a riportare la definitiva sentenza “tecnica” dei sanitari di Emergency. Esplosiva dichiarazione che gli erano capitati sotto i bisturi “tutte persone colpite dall’alto”, testa, spalle, torace, nessuna alle spalle. Alla luce della situazione topografica, nota a tutti per infinite riprese televisive, si trattava di conferma definitiva.
I Marines e i turchi stavano in alto, sulle torri e sui terrazzi dell’aeroporto, la folla stava in basso, nel canale, mentre, nella narrazione bid-oniana dell’assalto terrorista, i jihadisti del cavallo finto erano venuti dal basso e avevano sparato alla schiena degli afghani che tentavano di varcare le barriere. Nessuno colpito alla schiena, tutti con pallottole alla testa e nelle spalle.
E allora, per proseguire alla maniera del mito che, per sua natura, è indiscutibile, si dovevano punire i responsabili e, prima che un qualsiasi inquirente avesse vagheggiato un’inchiesta, o che anche solo uno OO7 avesse annusato le tracce dei colpevoli, ecco il drone e il missile e la vendetta e l’esecuzione della “mente” dell’attentato.
Quando il colpevole colpisce l’innocente
Peccato che poi i locali della zona riferissero di donne e bambini fatti a pezzi da un drone. Ma sono solo indigeni e la conferma viene solo da un governo nuovo di cui si sa a priori che si tratta di malfattori e bugiardoni. E, visto che da giornali e schermi, persino da quelli della BBC opportunamente redarguita, ogni riferimento al cavallo finto era sparito e la trovatona dell’attacco jihadista era così stata recuperata, ecco la “guerra al terrorismo” poteva riprendere slancio. Con un altro drone, un altro missile e altri “responsabili jihadisti” inceneriti. Stavolta in forma di due donne e sei bambini.
A Washington l’Occidente tramonta? Gli esperti siamo noi!
E’ a questo punto che molti, rizzatisi in piedi dopo essersi accucciati sotto la mole dei “valori occidentali” che, banditi da Kabul, erano tornati ad abbattersi su di noi, hanno urlato “Non abbandoneremo l’Afghanistan”. Parole che perfino Luigino Di Maio ha pigolato. E, dal momento che gli USA, imbelli e mollaccioni, lo hanno abbandonato, a petto in fuori e voce stentorea, hanno proclamato “ci pensiamo noi”. E chi ci ha pensato, prima ancora che il generale lituano, il maresciallo tedesco, mon general francese, il nostro superdecorato (per l’Afghanistan!) Figliuolo e un sergente maltese, radunassero truppe e missili per rimediare al tramonto dell’Occidente come provocato da Washington? Finiti i bei tempi dell’orgoglio euroatlantico portato ovunque dai Bush, da Clinton, Obama, Hillary, della missione cristiana occidentale ci occuperemo noi e abbiamo già chi lo promette.
Se ti sfugge il paese, non ti sfuggono i migranti
La morale è quella solita. Quel popolo ci ha cacciato. Come con gli antipatizzanti di Libia, Siria, Iraq, noi ci togliamo d’impiccio. Poi ci mettiamo missili, bombe, droni e un bel po’ di ben pagati tagliateste e il popolo lo lasciamo bollire a fuoco lento. Non sarà il bel colonialismo d’antan, quando ci prendevamo interi paesi, mari, continenti e ne succhiavamo il sangue fino a quando quel sangue non si ribellò e vennero le lotte di liberazione di mezzo mondo. Abbiamo cambiato metodo, li facciamo ammalare. Di sanzioni, guerre civili, separatismi, bacilli, cure. Lo facciamo anche con i nostri, che sono troppi e, a volte, sono stati perfino riottosi.
Volevano, i Taliban, rifarsi lo Stato Nazione. Noi gli Stati nazionali non li vogliamo. Neanche tra gli alleati. Solo a casa nostra e in due o tre altri casi, dove per ora non se ne può fare a meno. Non vanno bene col colonialismo, né con quello vecchio, né con quello nuovo. Che oggi si chiama globalizzazione.
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