Prima di descrivere le possibili
caratteristiche di un futuro ecosocialismo, vale la pena considerare
perché un tale sistema sia addirittura necessario. Perché i problemi che
l'ecosocialismo risolverebbe non possono essere risolti anche
all'interno dell'attuale sistema capitalista globale?
antropocene.org David Klein
La Parte I di questo saggio affronta tale questione riassumendo recenti rapporti scientifici sullo stato del clima e l'entità della crisi ecologica; facendo una revisione dei metodi e delle tecnologie disponibili che potrebbero essere utilizzati per affrontare le crisi climatiche ed ecologiche; e descrivendo brevemente l'incapacità strutturale del capitalismo di fornire soluzioni proporzionate alle crisi. La Parte II riprende poi il tema del titolo: l'ecosocialismo, insieme alle strategie per procedere in quella direzione.
Parte I: Contesto e background
È difficile sopravvalutare la minaccia alla vita sulla Terra rappresentata dalle crisi climatiche ed ecologiche. Nel 2019, un articolo su Nature ha avvertito che fino a un milione di specie di piante e animali sono sul punto di estinguersi, e uno studio delle Nazioni Unite dello stesso anno ha identificato il riscaldamento globale come uno dei principali fattori del declino della fauna selvatica. Gran parte della devastazione avvenuta fino ad oggi è stata catalogata nel rapporto del WWF Living Planet del 2020, che ha registrato un calo del 68% della popolazione di vertebrati in tutto il mondo solo negli ultimi cinque decenni. Più succintamente, gli scienziati riferiscono che la Terra sta vivendo una sesta estinzione di massa (la precedente estinzione di massa, avvenuta 66 milioni di anni fa, ha posto fine ai dinosauri).
La portata della crisi ambientale in corso non ha precedenti nella storia umana. In gioco ci sono la civiltà umana e miliardi di vite. L’anno scorso, un articolo negli Atti dell'Accademia Nazionale delle Scienze ha previsto che, per ogni ulteriore aumento di 1°C oltre la media globale del 2019, un miliardo di persone sarà costretta ad abbandonare le proprie sedi o a sopportare un caldo insopportabile. Il documento avverte che in uno scenario di aumento delle emissioni, entro 50 anni, le aree che oggi ospitano un terzo della popolazione mondiale potrebbero sperimentare le stesse temperature delle parti più calde del Sahara.
Riassumendo i risultati di circa 150 studi scientifici, un documento del 2021 scritto da 17 scienziati ha avvertito che «l'entità delle minacce alla biosfera e a tutte le sue forme di vita - inclusa l'umanità - è in effetti così grande che è difficile da comprendere anche per esperti ben informati». Aggiungendo ulteriore urgenza, nel aprile del 2021, 101 premi Nobel hanno pubblicato una lettera aperta in cui scrivevano: «Siamo presi dalla grande questione morale del nostro tempo: la crisi climatica e la commisurata distruzione della natura». I vincitori del Nobel hanno chiesto un trattato mondiale di non proliferazione dei combustibili fossili.
Il riscaldamento globale è alimentato dai gas serra nell'atmosfera, eppure le emissioni continuano a livelli elevati, nonostante il coro di promesse dei "leader del clima" dei vari governi. Nel 2020, le emissioni globali sono diminuite di uno scarso 5.8 % grazie ai lockdown per il Covid-19, ma a fine anno erano già in ripresa. Per l'anno in corso, 2021, la Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA) prevede il secondo più grande aumento annuo nella storia delle emissioni di gas serra, mentre le economie globali si riprendono dalla recessione innescata dal Covid-19. A maggio di quest’anno (2021) a Mauna Loa nelle Hawaii, è stata misurata una concentrazione media mensile da record di 419 parti per milione (ppm) di CO2 che supera il precedente record del maggio del 2020 di 417 ppm.
Più in generale, i motori dell'ecocidio includono non solo il cambiamento climatico, ma anche la distruzione degli habitat, lo scarico di sostanze tossiche, l'inquinamento da plastica negli oceani, l'avvelenamento da radiazioni e altri sottoprodotti abituali dell'economia capitalistica globale. Tutta questa distruzione continua senza sosta nonostante il diluvio di avvertimenti da parte degli scienziati, le pressioni degli attivisti ambientali e persino nonostante gli avvertimenti espressi da istituzioni profondamente radicate nell'economia capitalista.
Si consideri, ad esempio, che nel maggio 2021 l'AIE ha lanciato un appello senza precedenti al mondo nel suo rapporto, Net Zero entro il 2050: una tabella di marcia per il settore energetico globale, affinché si raggiunga rapidamente il livello di emissioni zero, cui hanno fatto seguito un’ampia diffusione di articoli ed espressioni di ottimismo. Eppure, da febbraio a fine aprile 2021, l'amministrazione Biden ha approvato quasi 1200 permessi di trivellazione su terreni federali, insieme a più di 200 permessi offshore, e ha pure difeso in tribunale il progetto Willow di ConocoPhillips in Alaska, che dovrebbe emettere ben 260 milioni di tonnellate di CO2 nei prossimi 30 anni, l'equivalente di 66 centrali a carbone. E Biden è tutt'altro che solo tra i leader mondiali nel suo sostegno alle espansioni dei combustibili fossili.
La sostenibilità globale è davvero realizzabile?
L'attuale traiettoria verso il suicidio planetario non può essere attribuita a una carenza di tecnologia nel campo dell'energia sostenibile, dell'agricoltura, dei trasporti e dell'edilizia abitativa. I mezzi per raggiungere le emissioni zero entro la metà del secolo, come richiesto dal Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change = IPCC) nel suo rapporto speciale del 2018 esistono già - grazie alla sovrabbondanza di energia messa a disposizione dal sole.
In un’ora, il sole irradia molta più energia sulla Terra di quanta ne usi tutta l'umanità in un anno. La Carbon Tracker Initiative è un gruppo di esperti con sede a Londra che fornisce consulenza agli investitori sulle minacce climatiche ai loro portafogli. Il gruppo ha pubblicato un rapporto che dimostra che la tecnologia attuale, in un insieme di località disponibili, è in grado di ricavare più di 100 volte l'attuale domanda globale di energia dalla sola energia solare ed eolica. In effetti, l’area necessaria ai soli pannelli solari per fornire tutta l'energia globale corrisponde allo 0,3% della superficie terrestre globale ed è quindi inferiore alla superficie terrestre attualmente utilizzata dalle strutture per combustibili fossili.
Il primo a sperimentare, inaugurare la ricerca e a ipotizzare piani dettagliati affinché il mondo possa raggiungere le emissioni zero fu Mark Jacobson alla Stanford University. Jacobson e i suoi collaboratori svilupparono «tabelle di marcia per 139 Paesi e 50 degli Stati Uniti per la transizione verso il 100% di energia eolica, idrica e solare pulita e rinnovabile per tutti gli scopi entro il 2050 e l'80% già entro il 2030». In un suo intervento a un congresso Jacobson spiegò che «i principali ostacoli a una conversione non sono né tecnici né economici; piuttosto, sociali e politici».
Il lavoro di Jacobson ed altri è coerente con molti altri studi indipendenti. Tra questi c’è il rapporto di Net Zero America Project, recentemente pubblicato dalla Princeton University, che ha tracciato cinque percorsi per raggiungere le emissioni “zero netto” attraverso un rapido aumento dell'uso di pannelli solari e di turbine eoliche. Va notato, tuttavia, che la disponibilità limitata di metalli e componenti di terre rare indica la preferibilità del trasporto di massa elettrificato di alta qualità rispetto ai veicoli con un solo occupante, elettrificati o meno.
Anche metodi agricoli sostenibili sono facilmente disponibili, come dimostra, ad esempio, Cuba con l’adozione del compostaggio organico, dell'interpiantazione delle colture, dei bio-pesticidi, delle rotazioni delle colture e del giardinaggio urbano estensivo, a partire dagli anni '90, ottenendo successivamente un riconoscimento mondiale.
L'umanità ha quindi i mezzi per raggiungere rapidamente il livello emissioni zero e vivere bene e in modo sostenibile grazie all'energia rinnovabile, il trasporto di massa elettrificato e l'agroecologia. Quindi, data l'incombente minaccia dell'ecocidio, perché i governi non hanno preso misure serie, proporzionate alla crisi, per salvare l'umanità e proteggere la biodiversità del pianeta? Perché tutto sta solo peggiorando?
Il colpevole: il capitalismo
A causa della sua esigenza di una crescita economica senza fine, il capitalismo è il motore fondamentale delle crisi climatiche ed ecologiche. Una società che non può garantire la crescita è una società che sarà presto estromessa dal mercato e il sistema capitalistico globale è composto da una moltitudine di società in espansione. Come ha detto David Harvey, «La crescita zero è una necessità [per evitare il collasso ecologico] e la crescita zero è incompatibile con il capitalismo».
Il capitalismo richiede una perpetua crescita economica per poter evitare delle crisi come la Grande Depressione. Più specificamente, al fine di evitare la disoccupazione e la miseria economica di massa, il capitalismo richiede un aumento della produzione di materie prime, un'escalation dell'estrazione di risorse, un aumento dello scarico di rifiuti e sostanze tossiche e una produzione sempre crescente di energia.
L'espansione capitalista assume tre forme:
1) Conquista coloniale e imperialismo, con l'introduzione della produzione di merci in nuovi territori per creare nuovi mercati e cercare manodopera a basso costo.
2) Crescente assimilazione dei beni comuni pubblici secondo la logica del capitalismo; ad esempio, privatizzazione e mercificazione dell'assistenza sanitaria, dell'istruzione e dell'acqua potabile.
3) Una monotona crescita secolare del capitalismo nella produzione e nel consumo di merci.
È questa terza forma di espansione capitalistica che spinge più direttamente verso la catastrofe ambientale. Gli esempi includono la crescita esponenziale della produzione di plastica dalla Seconda Guerra mondiale; la crescita esplosiva del trasporto aereo; la proliferazione dei telefoni cellulari; il consumo energetico globale; le criptovalute in blockchain (che hanno un’enorme impronta di carbonio), e la rapida crescita dell’industria delle armi.
Il capitalismo, per sua stessa natura, deve espandersi. Ha già superato i limiti ecologici del pianeta, nel senso che il consumo globale ormai supera la biocapacità del pianeta di rigenerare le risorse consumate. Secondo il Rapporto del WWF del 2020, ci vorrebbero 1.56 Terre per soddisfare in modo rinnovabile le richieste che l'umanità avanza ogni anno alla Natura. Non solo il capitalismo è incapace di rispondere adeguatamente alla crisi ambientale; è la causa stessa della crisi e quindi non può che peggiorare le cose.
Ma esiste un’alternativa valida?
Parte II: Ecosocialismo
Costruire un movimento per salvare la biosfera richiede più che essere semplicemente contro il capitalismo e la sua distruzione ecocida; richiede anche essere a favore di qualcosa e comunicare una visione positiva per il futuro. L'ecosocialismo è una tale visione.
Riconosciamo fin dall'inizio che l'ecosocialismo non può emergere dal nulla. La fattibilità delle relazioni sociali post-capitalistiche dipenderà inevitabilmente dall'entità della distruzione che il capitalismo lascia sulla sua scia, insieme alle decisioni prese mentre si svolge un associato processo democratico rivoluzionario. Pertanto, le ipotesi implicite si trovano necessariamente nelle proposte speculative e aspirazionali che seguono.
Sebbene non esista un modello universalmente concordato per l'ecosocialismo, le caratterizzazioni generali sono ampiamente accettate. L'ecosocialismo riconosce i principi ecologici e la sostenibilità come essenziali per la vita. L'ecosocialismo è democratico e richiede una produzione sostenibile basata sui bisogni umani piuttosto che sul profitto. Di fondamentale importanza è che l'ecosocialismo propone un'economia di stato stazionario che non richiede crescita. Mentre il socialismo è capace di crescita economica, a differenza del capitalismo non richiede crescita economica per evitare crisi economiche. È questa caratteristica critica del socialismo che rende possibile la sostenibilità.
Il fabbisogno energetico di una società ecosocialista sarebbe molto inferiore a quello che richiede invece il capitalismo. Ad esempio, è stato stimato che negli Stati Uniti vengono acquistati ogni anno più di 150 miliardi di contenitori monouso per bevande e che ogni giorno vengono gettati via 320 milioni di bicchieri da asporto. Ogni anno vengono consegnate nelle cassette postali più di 100 miliardi di comunicazioni cartacee indesiderate, che generano 51 milioni di tonnellate di gas serra all'anno attraverso la produzione e la decomposizione. L'inquinamento luminoso notturno che interrompe i cicli naturali al solo scopo di pubblicizzare e promuovere un consumo eccessivo è distruttivo e non necessario. In un contesto ecosocialista, questi e molti altri sprechi di energia verrebbero eliminati naturalmente.
Pochi non sarebbero d'accordo sul fatto che un ecosocialismo praticabile dovrebbe includere l’assistenza sanitaria gratuita, l’istruzione gratuita, il trasporto di massa gratuito e molti altri servizi. Alcuni paesi capitalisti si avvicinano già a questi obiettivi, quindi l'ecosocialismo dovrebbe fare questo e altro ancora. Ad esempio, servizi veterinari, sia per animali domestici che selvatici, potrebbero essere aggiunti ai servizi finanziati con fondi pubblici.
L'ecosocialismo sarà costruito da ciò che lo precede. Quindi, il riuso delle strutture esistenti avrebbe un ruolo importante per il suo sviluppo. I centri commerciali già esistenti, ad esempio, potrebbero essere convertiti in centri comunitari che forniscono giardini, strutture sportive e ricreative, teatri e luoghi per concerti, spazi per riunioni politiche comunitarie, forse servizi sanitari e altro ancora.
Potere politico e governo ecosocialista
La fase avanzata della crisi climatica impone gravi vincoli ambientali a qualsiasi futura società post-capitalistica. Un governo ecosocialista democraticamente scelto dovrebbe quindi avere potere politico sufficiente per poter chiudere o riutilizzare le industrie dannose su scala nazionale e internazionale, comprese non solo le industrie dei combustibili fossili ma anche quelle che dipendono a loro volta da queste ultime. Per realizzarlo, sarà necessario socializzare praticamente tutta la grande industria. Inoltre, la cattura e l’eliminazione del carbonio su larga scala potrebbero essere necessari per ripristinare parti della biosfera e ciò richiederebbe anche il coordinamento da parte del governo.
Ma questo non significa che le piccole imprese gestite dal proprietario, l'artigianato locale, i ristoranti a conduzione familiare, le cooperative di lavoratori o le aziende agricole familiari debbano essere nazionalizzate, anche se ciò potrebbe richiedere alcune normative. Questioni del genere dovrebbero essere risolte attraverso processi democratici.
Una cosa importante da tenere in considerazione è che alcune industrie e servizi dovranno espandersi, tra cui quelli finalizzati al risparmio energetico, i sistemi di energia rinnovabile, l'assistenza sanitaria pubblica, il trasporto pubblico, le scuole pubbliche, i mezzi per il trasporto di massa, la costruzione di alloggi efficienti dal punto di vista energetico, la produzione di elettrodomestici ed elettronica a lunga durata, officine per riparazioni, servizi pubblici di ogni genere, le bonifiche ambientali, la riforestazione e l’agricoltura biologica.
Denaro e banche
Che funzione avrebbe il denaro in una società ecosocialista? Sotto il capitalismo può essere usato per comprare cose, ma può anche essere usato come capitale, cioè come investimento il cui scopo è acquisire più denaro ancora. Questa è la funzione di Wall Street.
Sotto l'ecosocialismo non ci sarebbe una Wall Street. Una società ecosocialista potrebbe limitare l'uso del denaro da parte degli individui esclusivamente all’acquisto di cose e lasciare le banche di proprietà pubblica come uniche fonti di capitale per nuovi sviluppi, ad es. costruire o modernizzare centri sanitari, impianti di stoccaggio dell'energia, centri comunitari e parchi; rimediare alla distruzione ambientale; e sostenere attività agricole, artistiche e ricreative di ogni tipo. Ma alle banche sarebbe vietato fare prestiti di capitale allo scopo di trarre profitto dal lavoro di altri.
Lavoro e retribuzione
Come ha notoriamente osservato David Graeber, la maggior parte dei lavori sotto il capitalismo sono inutili o distruttivi. Ad esempio: pubblicità, diritto societario, servizi finanziari, estrazione di combustibili fossili, amministrazione dell'assicurazione sanitaria, pubbliche relazioni, produzione di plastica, telemarketing, produzione di armi, insieme a gran parte delle attività di polizia, la sicurezza e l’impiego militare. L'eliminazione di questi e altri lavori inutili libererebbe più manodopera e, se socializzata, potrebbe portare a una settimana lavorativa standard drasticamente ridotta con molto più tempo libero.
Ma come verrebbero pagate le persone per il lavoro necessario? Più di un secolo fa Bertrand Russell scrisse Socialismo, anarchismo, sindacalismo. Alcune delle sue proposte potrebbero funzionare in un'economia ecosocialista.
Consideriamo la domanda: gli adulti dovrebbero lavorare? Russell ha suggerito, persino nel contesto della capacità produttiva molto più limitata del 1918, che i bisogni di base come cibo, riparo e medicine potrebbero essere forniti senza restrizioni. Alimenti di base come pane, frutta e verdura potrebbero essere essenzialmente gratuiti, e questo potrebbe essere organizzato attraverso un programma di reddito minimo garantito o qualche forma di credito.
Ma dal momento che c'è da svolgere un po' di lavoro, quale sarebbe l'incentivo per le persone a lavorare? Russell la mise in questo modo:
“un certo piccolo reddito, sufficiente per le necessità, dovrebbe essere assicurato a tutti, che lavorino o no, e... un reddito più grande, tanto più grande quanto potrebbe essere giustificato dalla quantità totale di beni prodotti, dovrebbe essere dato a coloro che sono disposti impegnarsi in un lavoro che la comunità riconosce come utile... Potremmo, ad esempio, dare un reddito intermedio a coloro che sono disposti a lavorare solo la metà del normale numero di ore, e un reddito superiore a quello della maggior parte dei lavoratori a coloro che scelgono un mestiere particolarmente sgradevole.”
Coloro che scelgono di svolgere un lavoro considerato prezioso dalla comunità (probabilmente la maggior parte delle persone), potrebbero guadagnare crediti per cose che vanno oltre i bisogni primari, come opere d'arte, biciclette da corsa o barche a vela di alta qualità, vini rari o vacanze in altre parti del mondo con grandi navi a vela, dirigibili o aerei a idrogeno.
Ma potrebbero esserci anche ricompense non monetarie per contributi significativi. Molte persone apprezzano la riconoscenza e il riconoscimento pubblico più del denaro, al di là del necessario per i bisogni di base. Esempi potrebbero essere contributi scientifici (si pensi a Jonas Salk), premi per l'insegnamento, riconoscimenti per murales d'arte, contributi al benessere degli animali… qualunque cosa possa essere apprezzata dalle comunità locali, dagli stati nazionali o dal mondo.
Agricoltura, animali e città
L'agricoltura, la silvicoltura e altri usi del suolo, secondo l'IPCC, causano quasi un quarto delle emissioni mondiali dei gas serra. Ciò è dovuto in gran parte alla deforestazione, all'uso di macchinari alimentati da combustibili fossili, agli allevamenti intensivi, ai fertilizzanti a base di petrolio, ai prodotti chimici e alla distruzione del suolo. I sistemi contabili alternativi forniscono stime ancora più elevate dell'attuale impronta di carbonio della produzione alimentare.
In aggiunta, le spedizioni globali attualmente producono tanta anidride carbonica quanto tutte le centrali a carbone americane messe insieme e gran parte del cibo mondiale viene spedito attraverso oceani e confini. La produzione alimentare per i centri capitalistici globali è anche basata su esseri umani fortemente sfruttati portati dai paesi più poveri e il cibo stesso viene importato nei centri capitalistici attraverso l'uso di lavoratori altamente sfruttati e maltrattati altrove.
Gli allevamenti intensivi non sono solo tra i principali responsabili delle emissioni di gas serra, ma impongono anche la mercificazione e la sofferenza degli animali al fine di una maggiore efficienza produttiva. All'interno dell'industria alimentare, la spinta del capitalismo a realizzare profitti sempre maggiori ha portato a un sistema di macellazione e di sequestro di animali negli allevamenti intensivi con un’efficienza, volumi di produzione e crudeltà indicibile, senza precedenti. Anche a volerlo apprezzare, come già menzionato nella Parte I, questo aspetto del capitalismo è fortemente compromesso dalle estinzioni di massa che questo sistema economico effettua su scala planetaria.
Per invertire le continue estinzioni dovute al capitalismo, E.O. Wilson ha proposto Half-Earth Project. Ha calcolato che almeno l'80% di tutte le specie potrebbe ricostituirsi e sopravvivere grazie a questa grande area protetta del pianeta [da lui ipotizzata nel Progetto N.d.T.]. Per realizzare un tale programma sarebbe necessario creare nuove città dove la maggior parte degli esseri umani andrebbe a risiedere, ad esclusione delle popolazioni indigene [che continuerebbero a vivere nell’area N.d.T.], dato che proteggono la biodiversità da millenni.
Con o senza un Half-Earth Project, dei cambiamenti trasformativi nella produzione alimentare sono comunque necessari per la sopravvivenza in qualsiasi circostanza, e certamente nel contesto dell'ecosocialismo diventerebbero realtà. L'utilizzo di metodi agroecologici, lo spostamento della produzione alimentare verso le periferie delle città, la creazione di fattorie alimentari urbane e verticali, la promozione di cucine basate su cibi di stagione prodotti localmente e l'inclusione della conservazione degli alimenti in questi sistemi per le aree con stagioni di crescita brevi ridurrebbe drasticamente l'impronta di carbonio dell'agricoltura e dei suoi trasporti. Inoltre aiuterebbe ad assorbire il CO2 dall'atmosfera.
Quali lavori richiede la produzione alimentare biologica e sostenibile? L’assenza di macchine agricole alimentate a combustibili fossili, di fertilizzanti derivati dal petrolio e altri aspetti dell'agricoltura industriale, potrebbe richiedere più lavoro umano e lavoro di animali (come buoi e cavalli da tiro) trattati umanamente. Comunque, in base alle condizioni del clima e dell'ambiente, tali requisiti di lavoro potrebbero essere compensati dall'uso di macchine e trattori elettrici, dall'interruzione di una vasta produzione nociva di alimenti, come quella di etanolo, sciroppo di mais ed altri dubbi prodotti del modello di agricoltura capitalistico.
Come si può realizzare un futuro ecosocialista?
Per sconfiggere il capitalismo, è necessario capirlo. Al suo centro c'è il plusvalore, la differenza tra ciò che viene pagato a un lavoratore e il valore del suo lavoro. Il plusvalore è la fonte da cui tutti gli altri profitti fluiscono (verso l'alto) nel capitalismo. Può essere considerato l'"interruttore on-off" del capitalismo.
Elimina il plusvalore e il capitalismo non può continuare. La classe operaia si trova quindi in una posizione unica per guidare la lotta per abolire il capitalismo, perché è proprio la classe operaia che genera plusvalore.
Guardando allo stato del mondo odierno, sarebbe difficile sostenere che la strategia postmoderna degli ultimi decenni di concentrarsi quasi esclusivamente sull'identità disinteressandosi del capitalismo non sia stata un disastro. Non solo il mondo è sull'orlo del collasso ecologico, ma anche la classe operaia non è mai stata più separata. La politica dell'identità ha fallito anche nei suoi stessi termini, se l'impennata della supremazia bianca funge da misura.
Fortunatamente, negli ultimi anni, c'è stato un crescente riconoscimento che il capitalismo non solo è il motore fondamentale della distruzione della biosfera ma anche un sistema economico fallito persino nei suoi stessi termini, poiché genera estremi di disuguaglianza di ricchezza senza precedenti e perpetua il razzismo istituzionalizzato. Come ha spiegato Malcolm X, «Non può esserci il capitalismo senza razzismo».
Forse una strategia per ridurre al minimo la distruzione della Natura da parte del capitalismo mentre si costruisce un futuro ecosocialista è di spingere prima il sistema capitalista ai limiti (insufficienti) di ciò che può accettare, per poi avanzare le richieste ragionevoli e necessarie per la sopravvivenza che non è in grado di soddisfare. A quel punto il sistema è prossimo al collasso. Il Green New Deal (GND), insieme alla costruzione dell'unità e del potere della classe operaia, è un approccio del genere.
Attualmente, il GND non è tanto un insieme specifico di politiche, quanto piuttosto un quadro per politiche ambientali coerenti e di vasta portata che comporterebbe:
1) la nazionalizzazione dell'industria dei combustibili fossili e delle industrie che dipendono dai combustibili fossili allo scopo di eliminarli gradualmente.
2) Il lancio di un programma nazionale di emergenza per avviare programmi di risparmio energetico, progetti di energia rinnovabile, trasporto di massa elettrico e agricoltura sostenibile.
3) L’istituzione di un programma federale di lavori pubblici, simile ai programmi attuati durante la Grande depressione degli anni '30 da Franklin Delano Roosevelt, per riqualificare e assumere lavoratori provenienti da industrie dipendenti dai combustibili fossili per costruire una nuova economia sostenibile con salari e benefici elevati.
Il terzo elemento è fondamentale. Senza garanzie di posti di lavoro ben retribuiti ai lavoratori che rischiano di perdere l'occupazione a causa dell'eliminazione dei combustibili fossili, non può materializzarsi un GND sostenibile. Per quanto riguarda il potenziamento dei lavoratori, il PRO Act, attualmente all'esame del Senato, se approvato, farebbe molto per rafforzare i loro diritti e aprire le porte per la formazione e l'adesione a sindacati — e aiuterebbe a spianare la strada a un GND.
Una classe operaia più forte e unita è in grado di organizzare e condurre scioperi generali nazionali e internazionali, come parte di una lotta rivoluzionaria per rovesciare il capitalismo e iniziare a costruire un sistema di relazioni umane che possa sopravvivere. Tali azioni saranno fondamentali nella lotta per smantellare il capitalismo e per creare un'alternativa ecosocialista.
Tuttavia, non esiste ancora un grado così alto di resistenza organizzata. Quindi, cosa si può fare nelle circostanze attuali? Si può e si deve fare molto. Le azioni di massa in questo momento sono fondamentali. Organizzazioni nordamericane come Black Socialists in America, Democratic Socialists of America, Extinction Rebellion, Food & Water Action, Food & Water Watch, Sunrise Movement e System Change Not Climate Change, tra le altre, stanno lavorando per fermare la distruzione della Natura attraverso le elezioni, la legislazione, azioni giudiziarie, divulgazione educativa, occupazione diretta e organizzazione radicale. Unisciti a loro! C'è ancora tempo, ma solo se i lavoratori si organizzano e si uniscono rapidamente e se attuano delle agitazioni in modo militante per un mondo migliore. Da questo dipende la sopravvivenza della vita su questo pianeta.
Ringraziamenti. L'autore desidera ringraziare Maura Stephens per i suoi preziosi suggerimenti e l'approfondito editing.
David Klein è un fisico matematico e professore di matematica alla California State University Northridge, dove è anche direttore del Climate Science Program. È un membro di lunga data di System Change not Climate Change ed è l'autore dell'ebook, Capitalism and Climate Change: The Science and Politics of Global Warming.
Traduzione di Iris Legge - Redazione di Antropocene.org
Fonte: System Change not Climate Change, 27.06.2021
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