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Vi spieghiamo perché
C’è diversa roba nel D.L 44/2021 approvato in via definitiva da una maggioranza che farebbe impallidire i “bulgari”.
Non solo esso esordisce (art.1) aggravando le disposizioni restrittive per le zone gialle (varranno le stesse limitazione agli spostamenti delle zone arancioni, con tanto di pesanti sanzioni per chi violasse le prescrizioni); all’art. 4 il titolo recita testualmente:
«L’obbligo di vaccinazione contro il COVID-19 per il personale sanitario e sociosanitario».
A nulla sono valse le obiezioni di giuristi e costituzionalisti, e nemmeno quelle del garante della privacy. E a niente sono servite le numerose proteste dei lavoratori della sanità.
Nel Dossier emanato dalla Camera dei Deputati vengono inoltre sottolineati i diversi e tremendi commi della Legge.
– Anzitutto che il piano di vaccinazione del personale sanitario deve attuarsi entro e non oltre il 31 dicembre 2021.
– In secondo luogo si stabilisce che l’obbligo è erga omnes, ovvero riguarda tutte le professioni sanitarie ovvero:
«comprende i soggetti iscritti agli albi professionali degli ordini: dei medici-chirurghi e degli odontoiatri; dei veterinari; dei farmacisti; dei biologi; dei fisici e dei chimici; delle professioni infermieristiche; della professione di ostetrica; dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione; degli psicologi».
– In terzo luogo prescrive che l’eventuale “inadempimento” o rifiuto di vaccinazione, comporta, testuale:
«la sospensione del diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implichino contatti interpersonali o che comportino, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio da COVID-19 (commi da 6 a 9); alla sospensione consegue l’assegnazione ad altre mansioni, anche inferiori, con il riconoscimento della remunerazione ad esse corrispondenti, ovvero, in caso di impossibilità di tale assegnazione, la sospensione dell’attività lavorativa e della relativa remunerazione».
La legge è già di per sé infame, ma il combinato disposto dell’obbligo di vaccinazione per i lavoratori della sanità accompagnato della minaccia di “sospensione dell’attività lavorativa” (modo subdolo per non dire licenziamento!) è di carattere apertamente fascista.
Esagerazione? Per niente!
Cosa accadde infatti sotto il fascismo?
Già dal 1928 il regime mussoliniano sancì che gli iscritti al P.N.F. avrebbero avuto la precedenza nelle liste di collocamento; nel 1937 la tessera divenne obbligatoria per ogni incarico pubblico; quindi nel 1938 la mancanza di iscrizione al partito comportava l’impossibilità di accesso al lavoro e pesanti sanzioni per quegli imprenditori che avessero assunto chi ne era sprovvisto.
La logica sottesa all’obbligo vaccinale è la stessa di quella usata dal regime fascista: se disobbedisci ti punisco privandoti di lavoro e reddito.
Per adesso vale solo per i sanitari, domani potrebbe valere per tutti.
Allora faceva fede la tessera al partito, oggi al suo posto fa fede la tessera sanitaria.
Ma al peggio non c’è limite. La vaccinazione è o no un trattamento sanitario? Si che lo è! E allora questa legge di fatto sottopone i lavoratori della sanità ad un vero e proprio TSO di massa.
Il corpo viene violato, la Costituzione viene violata, il giuramento d’Ippocrate viene calpestato, lo stato di diritto soppresso.
Il 25 maggio sarà ricordato come un evento funesto e tragico. Un Parlamento di ignobili abusivi ha approvato una legge ingnobile, ha compiuto un altro passo verso il baratro di un regime di tirannia bio-politica.
Oggi lorsignori dicono “Guai ai vinti”.
Verrà il giorno in cui si potrà dire “guai a chi vinse”, e i criminali dovranno subire le pene che meritano.
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