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Matteo Leone, giovane lavoratore portuale salernitano è rimasto schiacciato il 25 Maggio da un carrello elevatore al molo 10 del porto commerciale di Salerno. Nonostante gli sforzi dei medici dell’ospedale Ruggi, il suo cuore ha smesso di battere in nottata.
LA TRAGICA MORTE DI MATTEO LEONE
Matteo aveva trentaquattro anni, figlio di lavoratore portuale, era un sostenitore e appassionato della Salernitana, sempre in prima linea per promuovere gli eventi aggregativi della propria città. Lavorava alla Compagnia Portuale nella Cooperativa Unica Lavoratori del Porto “Flavio Gioia” dal 2005, nonostante la giovane età aveva superato negli anni precedenti una grave malattia ed un brutto incidente stradale ma nulla ha potuto il suo corpo massiccio, quando un carrello elevatore lo ha investito, lasciandolo esanime a terra.
Il padre Emilio, 10 anni fa, subì un brutto infortunio precipitando da un container dal quale si riprese dopo mesi di coma, ma la sorte non è stata così clemente con il figlio che proseguiva con orgoglio la tradizione di portuale. Alle 12:00 in tutti i porti d’Italia le navi ormeggiate ed ancora in rada hanno suonato le sirene in segno di cordoglio per la morte di Matteo Leone.
LO SCIOPERO FARSA
Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti hanno proclamato uno sciopero nazionale “simbolico” di un’ ora e nel porto di Salerno uno sciopero di 24 ore per tutti i lavoratori dalle 02:00 del 26; probabilmente è stata la rabbia dei portuali salernitani a costringere le segreterie regionali e provinciali dei Confederati ad indire lo sciopero di 24ore, infatti i lavoratori si sono fermati ed hanno incrociato le braccia appena hanno saputo della morte del loro collega a causa del grave infortunio. Lo sciopero infatti non è stato indetto per unire i lavoratori, dare loro voce con un’ assemblea pubblica o per bloccare la merce che Matteo Leone e i suoi colleghi stavano movimentando, piuttosto per appianare la rabbia dei lavoratori che, in pieno lutto, hanno dovuto assistere alle passerelle di alcuni rappresentanti di CGIL, CISL e UIL .
LE DICHIARAZIONI DEI BUROCRATI SINDACALI
Ieri mattina infatti alcuni burocrati dei sindacati confederali hanno rilasciato delle dichiarazioni ad una giornalista di una tv locale che se non riguardassero la morte di un giovane operaio farebbero ridere, e invece fanno piangere, di rabbia! Le dichiarazioni che riportiamo sono un insulto a tutti i lavoratori che muoiono ogni giorno nei luoghi di lavoro – più di 200 da Gennaio 2021 -, e mortificano le lotte per la sicurezza nei porti che i lavoratori portuali di vari porti d’ Italia stanno portando avanti, evidenziando “lacune” sia rispetto alla gestione dei porti sia rispetto le norme di sicurezza. I sindacalisti nelle loro dichiarazioni non dicono una sola parola riguardo le quotidiane condizioni di lavoro dei portuali di Salerno, il carico e i ritmi di lavoro, gli spazi in cui debbono muoversi, i turni… niente! Non un sola parola sulle morti avvenute al Porto di Salerno negli ultimi anni. Non una parola per Lino Trezza che all’età di 34 anni, nel novembre del 2016, rimase schiacciato da due container mentre si trovava all’interno del muletto sul quale stava lavorando. Non una parola per Beniamino Tafuri, di 42 anni, dipendente dei Magazzini Generali, che nel dicembre 2017, mentre era alle prese con alcune cataste di bande di rame si è visto piombare addosso un carrello elevatore che lo ha travolto. Oltre la retorica il messaggio è essenzialmente che Matteo è morto, non ci si può far niente, fatevi forza che domani si lavora! Questo un estratto dell’ intervista rilasciata dal Segretario Generale Filt Cgil Salerno Gerardo Arpino ad una tv locale: “Un’ ora di sciopero sempre in sostegno di Matteo in tutti i porti d’Italia; come porto di Salerno, ma in realtà come porto della Campania, già dalle 02:00 della scorsa notte, si è partito con uno sciopero di 24 ore, uno sciopero in sostegno del lavoratore perché è impensabile e inimmaginabile legare il proprio lavoro alla morte. Noi come organizzazione sindacale da sempre vicini ai lavoratori siamo scesi in campo in tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.” La giornalista prova a incalzarlo: “un incidente sul lavoro? Una fatalità? Una tragedia? Oggi però si guarda alla sicurezza all’interno del porto dove sono impegnati tanti lavoratori. Arpino risponde così: “ Sicuramente un incidente! Una fatalità che ha coinvolto il lavoratore. Alla famiglie dei lavoratori coinvolti esprimiamo vicinanza e sostegno. Un attimo dopo bisognerà coinvolgere tutti gli attori principali : dalla Capitaneria all’ Autorità di Sistema per innalzare ancora di più i livelli di sicurezza ma ora mi sento di dire, con senso di responsabilità, che la nostra priorità è stare vicino alla famiglia di Matteo.” La giornalista interrompe: “Sarà l’indagine della Magistratura a far chiarezza, sicuramente conterà poco ciò che è accaduto.” Arpino prosegue : “Sicuramente conteranno poco, perché una vita è stata strappata, un’altra vita è stata distrutta dai sensi di colpa quindi noi ci sentiamo semplicemente di dire che siamo vicini alle famiglie dei lavoratori coinvolti, al lavoratore che conduceva il carrello e a tutti i lavoratori portuali.
Il segretario generale Filt Cgil Salerno Gerardo Arpino dice che per lui è inimmaginabile che un lavoratore muoia mentre lavora, eppure i morti sul lavoro da Gennaio 2021 in Campania sono ventinove, nove solo a Salerno; poi dice che sono “scesi in campo per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.” Come? Quando? Dopo la morte di un operaio con un’intervista di 3 minuti? Perché non è stata indetta un’ assemblea pubblica fuori il porto con i portuali? Perché non è stato indetto lo sciopero provinciale di tutte le categorie? Come pensano i sindacalisti delle sigle confederali di fermare la carneficina che avviene nei luoghi di lavoro? Non vogliono farlo o non sanno farlo! Non solo, mentre le cause dell’incidente sono ancora da accertare e al vaglio della Magistratura, Arpino decide che le indagini serviranno a poco perché a suo avviso è stato una tragica “fatalità” e che la priorità del sindacato è “stare vicino alle famiglie dei lavoratori” evidentemente solo dopo che sono morti. Il ruolo di un sindacalista e di un’organizzazione sindacale dovrebbe essere quello di coinvolgere pienamente i lavoratori nella lotta per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro, non solo quello di dare solidarietà alle famiglie dei lavoratori deceduti. Le interviste fuori l’entrata del Porto dovevano farle i lavoratori che si spezzano la schiena tutti i giorni nel Porto di Salerno, quello che c’è stato è sembrato più una passerella, ancor più grave che questa si faccia sui cadaveri che mietono i padroni nei luoghi di lavoro. Bisogna prendersi la responsabilità di denunciare le reali condizioni di lavoro nel Porto di Salerno e difendere i lavoratori con la lotta e il sostegno fattivo ad ogni iniziativa sul piano locale e nazionale che porti i riflettori sopra una problematica che ciclicamente finisce sui giornali, ma per cui non si trova mai una soluzione. I sindacati confederali non possono nascondere le proprie responsabilità dietro il dolore di una famiglia in lutto soprattutto perché fino al giorno prima questi stessi sindacati non hanno fatto nulla per evitare la morte dello stesso lavoratore.
Il Segretario Regionale della Uil Trasporti Campania Antonello Guerrazzi intervistato da una giornalista di TV OGGI si è espresso così a domanda diretta della giornalista: “Oggi si parla di una tragedia, di una fatalità ma non appena si è diffusa la notizia in città di un incidente al porto, si è subito puntato l’indice verso la sicurezza: l’ assenza di sicurezza all’interno del porto di Salerno”. Risponde Guerrazzi “Credo che ci sia bisogno di un cambio culturale, perché un problema culturale, quello della sicurezza, è un problema che può essere vinto solo ed esclusivamente dalla prevenzione di alcune cose, purtroppo il porto è un sito produttivo, un cantiere aperto, però dove ci sono alcune lacune, secondo me più lacune legislative, bisogna intervenire, infatti noi aspettiamo ancora i decreti aggiuntivi della 272 che potrebbero dare al lavoro portuale un senso diverso; però questa è stata una fatalità e dobbiamo viverla come tale. Il ragazzo non era uno sprovveduto purtroppo la fatalità ha voluto questo e possiamo prenderne solo atto e stare vicini alla famiglia e cercare di allievare questa sofferenza. Purtroppo il destino ha voluto questo.” La giornalista interrompe due volte Guerrazzi ricordando che Matteo Leone, anni prima aveva superato una grave malattia, poi ricorda l’incidente avvenuto 10 anni fa al padre di Matteo. Guerrazzi prosegue: ” A volte il destino si accanisce un pò troppo con certe persone. Sembra quasi che il destino ci vuol far pagare un dazio, non trovo altre spiegazioni perché possiamo solo cercare di prevenire alcune cose però non sempre è possibile. I lavoratori hanno incrociato le braccia dalle 02:00 di oggi, logicamente dobbiamo far si che le merci che si possono deteriorare devono passare.”
Alla domanda della giornalista riguardo la mancanza di sicurezza nel Porto di Salerno, risaputa da tutti in città, Guerrazzi risponde che è un problema culturale. Cosa avrà voluto dire? Perché non parla delle condizioni di lavoro dei portuali di Salerno? Poi prosegue dicendo che il porto è un “cantiere aperto”, “un sito produttivo” e quindi si possono migliorare solo alcune lacune, ma se il “destino” decide che ogni tanto deve morire un giovane lavoratore nel Porto di Salerno, loro non possono farci niente e dobbiamo quindi affidarci al fato, al massimo possiamo migliorare qualche normativa di legge. Assurdo poi lo stralcio secondo cui a volte il destino “si accanisce contro i lavoratori”. Se Gerardo Arpino della Filt Cgil, durante le sue dichiarazioni, sembrava avesse assunto il ruolo di prete, Alessandro Galeazzi della Uilt si presenta come uno sciamano che annuncia il tragico “destino” dei lavoratori di fronte al quale non possiamo fare altro che “prenderne atto”. L’unico momento in cui parla con logica, è alla fine, quando assicura che i sindacati confederali non faranno perdere nemmeno un centesimo ai padroni che tutti i giorni guadagnano miliardi, neanche dopo la morte di un giovane portuale facendo riferimento al fatto che la merce deve passare. Questo modo di fare sindacato è il primo responsabile della condizione di sfruttamento, precarietà, paura che vivono i lavoratori in Italia. I lavoratori invece di essere guidati nella lotta, vengono raggirati con la scusa degli obblighi nei confronti della legge. Sciopero vuol dire bloccare il transito delle merce, sciopero vuol dire dare voce a tutti i lavoratori, sciopero vuol dire mostrare ai lavoratori che sono loro a portare avanti la baracca e che se si fermano, tutti, per rivendicare i loro diritti il padrone non guadagna e non può fare altro che accettare le richieste dei lavoratori.
APPELLO AI LAVORATORI DEL PORTO DI SALERNO
Lo sciopero di 24 ore al porto di Salerno di CGIL CISL e UIL è stata una farsa! CGIL CISL E UIL hanno fatto di tutto per ridimensionare la tragica morte di Matteo. Neanche le bandiere hanno messo fuori dal porto per paura che qualcuno si chiedesse cosa succede tutti i giorni nel Porto di Salerno. Lavoratori del porto di Salerno se non volete continuare a lavorare col rischio di morire schiacciati o chissà in quale altro modo atroce, se volete vedere assicurati i vostri diritti, dovete rompere le catene del ricatto a cui i burocrati sindacali e i padroni vi obbligano! Dovete organizzarvi in maniera indipendente da questi burocrati che difendono solo il loro salario e che non hanno detto una sola parola sui rischi che affrontate tutti i giorni nel Porto. Lavoratori esperti e instancabili come voi, non possono accettare di essere rappresentati da questi finti sindacalisti in giacca e cravatta! Avete la forza di portare avanti col sudore della fronte una complessa struttura come il Porto di Salerno, abbiate la forza di unirvi, senza differenze di tessera sindacale, in un comitato unico. Così sarete una sola voce! Una sola forza! Nessun burocrate sindacale potrà parlare al vostro posto e nessun padrone potrà togliervi quello che vi spetta. La vostra vita vale più di un una suonata di serena!
I lavoratori del Porto di Genova che scioperarono quando morì Beniamino Tafuri e che hanno aderito allo sciopero di ieri, i lavoratori del Porto di Napoli che hanno indetto lo sciopero per tutta la giornata di oggi dopo aver saputo della morte di Matteo, e tanti lavoratori dei altri porti d’Italia, vi dicono che non siete soli e che quando voi deciderete di agire loro saranno pronti a sostenervi. Rompendo il silenzio, rompendo la paura, rompendo le divisioni si possono ottenere migliori condizioni di lavoro, salari migliori e, soprattutto, condizioni di sicurezza che possano garantire ai lavoratori di non morire mentre svolgono il proprio mestiere.
BASTA MORTI NEL PORTO DI SALERNO!
UNITI SI VINCE!
Giuseppe Perrozziello
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