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A leggere la notizia si rimane disorientati : l’Indian Bar association ha fatto causa contro la dottoressa Soumya Swaminathan, capo scienziato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ( benché con scarsi titoli da ricercatrice) per “aver diffuso disinformazione sull’ ivermectina che è costata la vita a molti indiani”. Niente paura, intanto perché questa notizia non leggerete mai sui giornali, né la sentirete in Tv, e poi perché la bar association è in realtà un organismo volontario che raccoglie 10 mila avvocati indiani e ha tra i suoi ispiratori Meenakshi Lekhi, deputata al parlamento e membro della Corte suprema indiana il che dimostra che cresce la reazioni contro una sempre più assurda e cinica narrazione epidemica. In sostanza l’azione legale denuncia la Swaminathan per
- Aver condotto una campagna di disinformazione contro l’ivermectina negando l’efficacia di questo farmaco come profilassi e trattamento del Covid-19, nonostante l’esistenza di grandi quantità di dati clinici compilati e presentati da medici e scienziati rispettati e altamente qualificati .
- Aver fatto dichiarazioni nei social media e nei media tradizionali contro l’uso dell’ivermectina e attaccando la credibilità di organismi/istituti riconosciuti come Icmr e Aiims, che hanno incluso “ivermectina” nelle “linee guida nazionali per COVID-19” .
E naturalmente vengono accluse decine e decine di ricerche che dimostrano l’efficacia del farmaco. Com’è noto l’India è stata fino a qualche mese fa e cioè fino all’inizio delle vaccinazioni di massa, uno dei Paesi meno colpiti dal Covid con un numero di morti per milione di abitanti inferiore di un fattore 100 rispetto alla media occidentale e questo anche grazie all’ivermectina di cui l’India è uno dei maggiori produttori mondiali e che Icmr ( Indian Council for Medical Research) e Aiims (All India Institute of Medical Sciences) avevano inserito nei loro protocolli per le cure domiciliari precoci. Poi con le campagne vaccinali e per favorire la diffusione delle “punture” è cominciata una campagna a tappeto contro questo farmaco che è stata contemporanea all’aumento di decessi e di contagi. Ma l’India è davvero una cartina di tornasole perché la differenza di situazioni fra stati che hanno ammesso la profilassi con ivermectina e altri farmaci e quelli che invece l’hanno vietata è abissale e tutta a favore di chi ha ammesso le cure. La realtà, si può dire, si mostra con estrema chiarezza e senza gli infingimenti medico – mediatici che la truccano.
L’azione legale, forse la prima contro singoli protagonisti della narrazione pandemica, è particolarmente interessante perché va a colpire un nodo fondamentale per l’affare dei vaccini e per la fondazione della “nuova normalità” infatti, come si legge nella denuncia: “Il riconoscimento dell’esistenza di una cura efficace contro il Covid avrebbe come conseguenza che la dichiarazione di pandemia dovrebbe essere abrogata e quindi tutte le misure restrittive dei diritti fondamentali non solo sarebbero comunque inutili, ma anche più illegali di quanto già non lo siano”. Analogamente anche in Europa con il riconoscimento dell’efficacia di una cura dovrebbe venire meno anche l’autorizzazione in emergenza dei vaccini perché appunto tale emergenza assoluta non esisterebbe più.
Ecco spiegata la durissima battaglia contro ogni tipo di cura e che porta certi social come Twitter a sospendere chi, per esempio, diffonde lo studio del professor Didier Raoult che ha dimostrato inequivocabilmente l’efficacia della cura con l’idrossiclorochina servendosi di un campione di studio di oltre 10 mila persone. Qualora si ammettesse ch esistono farmaci efficaci tutta la narrazione e gli affari da migliaia di miliardi costruito attorno alla paura e ai vaccini crollerebbe come un castello di carte. Ad ogni modo stranamente i documenti web nei quali la dottoressa Swaminathan attaccava l’ivermectina sono scomparsi, a ulteriore dimostrazione della buona fede di questi “scienziati” che finora è costata un numero indefinito, ma altissimo di morti.
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