domenica 30 maggio 2021

La funivia e il Ponte: trova le differenze

La stamPaitaliana ha davvero fatto il suo lavoro sulla tragedia della funivia Stresa-Mottarone: sì, c’è stato parecchio giornalismo del dolore, ma anche molta inchiesta, com’è giusto che sia di fronte a una strage.

(di Marco Palombi – Il Fatto Quotidiano)

Un po’ di titoli a caso. 
Il Corriere della Sera: “Quelle vite stroncate dalla negligenza”; “
Tre fermi per la strage in funivia: Hanno scelto di bloccare i freni”. 
Repubblica: “La strage dell’avidità” (prima pagina); “Non volevano perdere l’incasso. I freni della funivia bloccati per scelta”. 
La Stampa: “Una strage per 140mila euro” (prima pagina); “Freni disattivati da un mese per lucrare sulle corse: Tanto cosa vuoi che capiti?”. 
Il Giornale: “Così precipita l’Italia: il gestore già cacciato per grave degrado”. Libero: “Funivia senza freni per salvare gli incassi”. 
Anche gli editoriali non sono stati da meno: “Uno scambio – l’ennesimo – tra sicurezza e profitto” (Repubblica); 
“Niente può giustificare la scommessa sulla vita degli altri” (Corriere). 

In questi ultimi due manufatti, peraltro, si traccia un corretto paragone tra la vicenda odierna e il crollo del ponte Morandi. Bene, giusto, complimenti: ci sembra però di ricordare che nell’agosto 2018, quando il viadotto genovese venne giù uccidendo 43 persone, i toni del racconto furono più gentili.

Un conto sono “Il meccanico, l’ingegnere e l’imprenditore tuttofare: la banda della forchetta” (Repubblica), un conto i Benetton: “Pagano la fama, la gloria di imprenditori del primo Made in Italy”, “i successi internazionali” e “le campagne etiche, e di sinistra”, sono “il bersaglio perfetto” (Repubblica, agosto 2018). Allora molto si pianse sul “capro espiatorio su cui far sfogare l’indignazione”, roba da “paesi barbari” dinanzi “a una questione complessa come il crollo del Ponte Morandi” (La Stampa). Si fecero interviste sdraiate ai Benetton (Corriere); ci si preoccupò dei corsi di Borsa (“le prime vittime sono gli azionisti di Atlantia”, Il Foglio) e – quando arrivò la prima relazione sul crollo, che puntava il dito sulle manutenzioni – lo si scrisse riportando giudiziosamente nei titoli la posizione di Aspi: “Per la Commissione Mit rischi sottovalutati. Autostrade: test accurati, non c’era allarme” (Messaggero). Chissà a cosa si devono atteggiamenti così diversi: qualche idea?

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