giovedì 27 maggio 2021

Etruschi: dall’armatura multistrato al primo cappotto in canapa della storia

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Sono stati gli Etruschi a creare il primo cappotto in canapa della storia? Una visione affascinante raccontata da Giovanni De Caro, che parte dalla capacità dei questo popolo di sfruttare la canapa per diversi utilizzi, come per le ingegnose armature multistrato, lasciando come eredità in bioedilizia le case in canapa e terra cruda. È uno degli articoli pubblicati nel nostro speciale sulla bioedilizia, scaricabile gratuitamente in PDF a questo link.

La canapa è una pianta antica e misteriosa, coltivata da millenni. Esistono prove in carbonio che datano l’utilizzo della canapa nell’8mila a.C.. Oggi sappiamo che nel V secolo a.C. – più di 2500 anni fa – la canapa alimentare arriva nella Tuscia, i semi sono frutto di  scambi commerciali tra gli Etruschi e gli Sciti.


Con la fibra ed il canapulo di canapa gli Etruschi realizzavano vele, corde, vestiario, remi e carene per navi e, secondo lo storico Romano Plinio il Vecchio, il Rostro in qualità di applicazione militare navale fu inventato dall’Etrusco Piseo figlio di Tirreno. In genere era costituito da un unico pezzo fuso in bronzo inserito nel punto di congiunzione tra la parte finale prodiera della chiglia e la parte più bassa del dritto di prua, sopra il tagliamare. La parte anteriore del rostro era costituita da un potente fendente verticale rafforzato da fendenti laminari orizzontali. Con questo micidiale strumento le navi venivano lanciate alla maggiore velocità possibile contro le fiancate delle unità nemiche per creare delle falle allo scopo di provocare un rapido affondamento. Sebbene questa tecnica di combattimento sia progressivamente caduta in disuso, tuttavia il naviglio militare presenta ancora rostri sino ad epoche recenti e retaggi del rostro sono comunque tuttora riconoscibili in molte prue anche moderne. L’ultima nave ad usare il Rostro fu la USS Boston varata nel 1888 negli Stati Uniti.

I pirati Etruschi e le loro armature in canapa multistrato

Armatura etrusca

In ambito militare, da una recente scoperta archeologica casuale fatta al largo delle Coste libanesi (Fenicie in tempi antichi) è stata trovata ben conservata all’interno di un antico recipiente etrusco per olio alimentare un’armatura in canapa multistrato. Oggi, con la canapa si realizzano anche i giubbotti antiproiettile. Si suppone da questa scoperta che i famosi “pirati Etruschi” usassero delle armature in canapa multistrato capace di resistere all’impatto di frecce e giavellotti. Ciò conferiva loro un grande vantaggio in mare, i pirati etruschi anche se colpiti e caduti in mare potevano nuotare e restare a galla a differenza dei loro nemici che indossando pesanti armature in bronzo rischiavano di affogare.

Tanto fu efficace questa armatura in canapa multistrato che fu passata dai pirati etruschi agli Hopliti, soldati a servizio permanente: avevano un addestramento costante, sostenevano il maggior peso del combattimento, erano compatti e armati di lancia e spada e difesi da scudo, elmo e una protezione pettorale sicuramente in canapa multistrato con borchie metalliche, foderata internamente di lino, completava il tutto uno scudo esternamente rivestito di cuoio con telaio in bronzo e fibra di canapa multistrato di forma ellittica o rettangolare.

La canapa e il cappotto termico

Casa in terra cruda nella valle del Tevere Medio

La casa etrusca aveva una forma a rettangolo allungato articolata in genere in due o più vani, ottenuti con muri divisori perpendicolari ai lati lunghi: tutto ciò in funzione delle nuove esigenze dei nuclei familiari ma anche della necessità statica di sorreggere con i muri interni la trave di colmo (columen) divenuta molto lunga e soggetta a pesi notevoli. Le fondazioni erano realizzate con pietre estratte da cave locali: nell’Etruria meridionale conci di tufo squadrati in maniera regolare. La giuntura era a secco e gli interstizi, quando i blocchi non avevano forma regolare, erano riempiti con terra o piccoli sassi. Il pavimento era di solito in terra battuta o di lastre di pietra usate per ricoprire il battuto. Un’altra tecnica di costruzione dell’alzato, che evidentemente precorre le attuali gettate in cemento armato, è quella del “pisè”. Murature in “pisè” si ottenevano pressando argilla con all’interno paglia di canapa fra due casseforme realizzate con assi di legno o stuoie, a delimitare lo spessore del muro. la muratura così ottenuta non necessitava di pali maestri in quanto aveva una buona capacità portante ed era quindi in grado di sostenere il tetto ed al contempo isolava a livello termico la casa. Oggi questa tecnica viene usata per realizzare i cappotti termici necessari per l’efficientamento energetico e l’isolamento termico delle moderne costruzioni; oggi come allora cambiano le tecnologie realizzative ma non il principio.

L’eredità edile degli Etruschi: le case in canapa e terra cruda nella Media Valle del Tevere

Ancora oggi nella Valle del Tevere Medio tra Umbria e Lazio è possibile vedere le famose case in terra cruda e paglia di canapa. L’argilla dei calanchi era il materiale più disponibile e fu quindi utilizzata per tirare su le pareti di queste abitazioni semplicissime, simili a quelle costruite dagli esseri umani fin dal neolitico. L’argilla veniva impastata con acqua e paglia di canapa per evitare che seccandosi si fessurasse, poi si ammassava in filoni, sorta di grossi mattoni che si sovrapponevano subito per costruire i muri esterni. L’abitazione era inizialmente costituita da un unico grande vano, cui se ne aggiungevano lateralmente altri quando la famiglia si ingrandiva. Il tetto era in coppi sostenuti da un’orditura principale di grosse travi di legno e da una secondaria di travi più sottili e cannucce, su cui si poggiava uno strato di argilla e paglia di canapa che serviva a isolare ed impermeabilizzare. Una tecnica usata fino alla fine della Prima Guerra Mondiale, era in cui l’Italia da una civiltà contadina passava ad una civiltà industriale.
L’importante latinista ed etruscologo Jacques Heurgon sciveva nel suo libro del 1992 “La vita quotidiana degli Etruschi”, scrisse: “È in verità impressionante il constatare che, per due volte nel VII secolo a. C. e nel XV d. C., pressoché la stessa regione dell’Italia centrale, l’Etruria antica e la Toscana moderna, sia stata il focolaio determinante della civiltà italiana”.

Giovanni De Caro – Ingegnere e divulgatore, è presidente dell’associazione Canapa Tuscia

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