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“Ora ci stiamo avvicinando alla soglia tecnologica dove gli individui possono ricambiare lo Stato con la stessa moneta”. Ora gli attivisti di tutto il mondo stanno ribaltando il processo e stanno sviluppando strumenti che possono smascherare le forze dell’ordine in caso di cattiva condotta.
All’inizio di Settembre, il Consiglio Comunale di Portland, Oregon, si è riunito online per prendere in considerazione una legislazione globale che vietasse l’utilizzo della tecnologia di riconoscimento facciale.
I disegni di legge non solo vieterebbero alla polizia di utilizzarli per smascherare manifestanti e individui fotografati nelle immagini di sorveglianza, ma impedirebbero anche alle aziende e a una serie di altre organizzazioni di utilizzare il software per identificare una persona sconosciuta.
Al momento dei commenti pubblici, un uomo del luogo, Christopher Howell, ha detto di essere preoccupato per un divieto generalizzato. Ha dato una motivazione sorprendente.
“Sono coinvolto nello sviluppo del riconoscimento facciale, infatti lo utilizzo sugli agenti di polizia di Portland, poiché non si identificano con il pubblico”, ha affermato Howell.
Durante l’estate, con la città presa d’assalto da manifestazioni contro la violenza della polizia, i leader del dipartimento dissero agli agenti in divisa se potevano registrare il proprio nome. Il signor Howell voleva dunque sapere: il suo uso della tecnologia di riconoscimento facciale sarebbe diventato illegale?
Il sindaco di Portland, Ted Wheeler, disse al signor Howell che il suo progetto era “un tantino inquietante”, ma un avvocato della città chiarì che i disegni di legge non si applicherebbero ai singoli. Il Consiglio ha poi approvato la legislazione all’unanimità.
Il signor Howell ci rimase male per la descrizione data dal signor Wheeler al suo progetto, ma fu risollevato dal fatto che poteva continuare a lavorarci. “C’è troppa violenza qui a Portland” ha rivelato in un’intervista telefonica. “Sapere chi sono gli ufficiali, sembra una base di partenza”.
Howell, 42 anni, è un eterno manifestante e un programmatore informatico autodidatta; in una scuola di specializzazione ha iniziato a lavorare con la tecnologia della rete neurale, un’intelligenza artificiale che impara a prendere decisioni dai dati che riceve, come le immagini.
Egli ha dichiarato che, durante una protesta di mezzogiorno a giugno, la polizia gli ha gettato addosso dei lacrimogeni e così ha iniziato a cercare un modo per costruire uno strumento di riconoscimento facciale che potesse ostacolare i tentativi degli ufficiali di proteggere la propria identità.
“Questa è stata una sorta di ‘doccia fredda’ per me, una sorta di punto d’incontro tra quello che so fare e quelli che sono i miei interessi attuali”, ha dichiarato. “La responsabilità è importante. Dobbiamo sapere chi sta facendo cosa così possiamo affrontarlo”.
Howell non è solo nella sua ricerca. Le forze dell’ordine hanno utilizzato il riconoscimento facciale per identificare criminali, usando fotografie dai database del governo o attraverso una società chiamata Clearview AI, disponibile in rete.
Ora gli attivisti di tutto il mondo stanno ribaltando il processo e stanno sviluppando strumenti che possono smascherare le forze dell’ordine in caso di cattiva condotta.
“Non mi sorprende affatto”, ha dichiarato Clare Garvie, avvocato presso il Center on Privacy and Technology della Georgetown University. “Penso che molti diranno: ‘tutto è lecito in amore e in guerra’, ma questo evidenzia il rischio che comporterebbe lo sviluppo di questa tecnologia senza pensare al suo uso nelle mani di tutti i possibili attori”.
Le autorità coinvolte finora non sono rimaste soddisfatte. Nel Luglio 2019, il New York Times ha riportato che Colin Cheung, un manifestante a Hong Kong, ha creato uno strumento per identificare gli agenti di polizia usando delle loro fotografie disponibili online. Dopo aver pubblicato un video di questo progetto su Facebook, fu arrestato. Alla fine il signor Cheung abbandonò il lavoro.
Questo mese, l’artista Paolo Cirio ha pubblicato online fotografie di 4.000 volti di agenti di polizia francese per una mostra chiamata “Capture”, che ha descritto come il primo passo nello sviluppo di un’app di riconoscimento facciale.
I volti li ha raccolti da 1000 fotografie prese da internet e da fotografi che hanno partecipato alle proteste in Francia. Cirio, 41 anni, ha eliminato le foto dopo che il ministro degli Interni francese ha minacciato un’azione legale, ma spera di ripubblicarle.
“Riguarda la privacy di tutti”, ha detto Cirio, il quale pensava che il riconoscimento facciale dovrebbe essere vietato. “È infantile cercare di fermarmi, come un artista che sta cercando di sollevare un problema, invece di affrontarlo”.
Molti ufficiali di polizia di tutto il mondo coprono, in tutto o in parte, il loro volto, come si può notare da recenti video di violenza della polizia in Bielorussia. Il mese scorso, Andrew Maximov, un informatico del luogo, ora residente a Los Angeles, ha caricato un video su YouTube per dimostrare come la tecnologia del riconoscimento facciale poteva essere usata per rimuovere digitalmente le maschere.
In questa animazione, il software determina una corrispondenza tra agenti mascherati con le loro immagini in divisa prese dai canali social. Le due immagini vengono poi unite in modo che gli ufficiali vengano mostrati in divisa con i loro volti in mostra.
Non è chiaro se il mix sia stato fatto in modo corretto. Il video, che è stato riportato in precedenza da un sito di notizie sulla Russia chiamato Meduza, ha registrato oltre un milione di visualizzazioni.
“Per un po’ di tempo tutti erano consapevoli che lo Stato poteva utilizzare questo strumento per identificare e gravare sugli individui, ma ora ci stiamo avvicinando alla soglia tecnologica dove gli individui possono farlo sullo Stato”, ha affermato Maximov, 30 anni. “Non è solo la perdita dell’anonimato. E’ la minaccia dell’infamia”.
Gli attivisti affermano che sta diventando relativamente semplice costruire strumenti di riconoscimento facciale grazie ad algoritmi di riconoscimento delle immagini pronti all’uso, che sono stati rilasciati negli ultimi anni.
Howell, a Portland utilizzava una piattaforma rilasciata da Google, TensorFlow, la quale aiuta le persone a costruire modelli di apprendimento automatico.
“È il processo tecnologico – non sto inventando nulla di nuovo”, ha detto. “Qui il vero problema è ottenere immagini di qualità”.
Howell ha raccolto migliaia di fotografie delle forze dell’ordine di Portland da articoli di giornale e social media dopo aver trovato i loro nominativi sui siti web della città. Ha fatto anche una richiesta di documentazione pubblica per un elenco di ufficiali di polizia con i loro nominativi e numero di matricola, ma gli è stata negata.
Facebook è stata una fonte preziosissima per la ricerca delle immagini. “Qui sono tutti a un barbecue o quel che è, qualche volta in divisa”, ha detto Howell. “Sono poche le persone che possono farlo ragionevolmente come un individuo”.
Howell ha dichiarato che il suo strumento rimase un work in progress ed era in grado di riconoscere solo circa il 20% delle forze di polizia di Portland. Non lo ha rilasciato pubblicamente, ma ha detto che aveva già aiutato un amico a verificare l’identità di un ufficiale. Ha rifiutato di fornire maggiori dettagli.
Derek Carmon, un addetto stampa della polizia di Portland, ha dichiarato che “durante le proteste i badge sono stati cambiati con un diverso identificativo per contrastare il doxing [1] degli ufficiali”, ma gli stessi ufficiali sono tenuti a indossare i badge per “ragioni che non hanno a che vedere con le proteste”.
Carmon disse che le persone potrebbero presentare denuncia utilizzando il numero identificativo di un ufficiale. Rifiutò inoltre di commentare il software di Howell.
I vecchi tentativi di identificare gli ufficiali di polizia hanno fatto affidamento al crowdsourcing. Il notiziario ProPublica chiese ai lettori di identificare gli ufficiali in una serie di video di violenza della polizia.
Nel 2016, a Chicago, un gruppo antisorveglianza, il Lucy Parsons Lab, ha avviato OpenOversight, “un database degli agenti di polizia consultabile pubblicamente”. Si chiese alle persone di caricare foto di ufficiali in divisa e abbinarle ai nominativi o ai numeri di badge.
“Facciamo attenzione alle informazioni che sollecitiamo. Non vogliamo incoraggiare le persone a seguire gli ufficiali nei parco giochi con i loro figli”, ha dichiarato Jennifer Helsby, sviluppatore e leader della OpenOversight. “Questo ha portato all’identificazione degli agenti”.
Per esempio, secondo il direttore della strategia pubblica dell’istituto, Maira Khwaja, il database ha aiutato i giornalisti dell’Invisible Institute, una nuova organizzazione di notizie locale, ad identificare gli ufficiali di Chicago che, quest’estate, hanno colpito i manifestanti con i manganelli.
Foto di più di 1.000 ufficiali sono state caricate sul sito, ha detto Helsby, aggiungendo che altre versioni di database aperti sono state avviate in altre città, compresa Portland. Questa versione prende il nome di Cops.Photo ed è una dalle quali Howell ha ottenuto foto identificate degli ufficiali di polizia.
Inizialmente Howell voleva rendere pubblico il suo lavoro, ma ora a preoccuparlo è che la distribuzione del suo strumento ad altri potrebbe essere illegale secondo le nuove leggi di riconoscimento facciale della città, ha detto.
“Ho richiesto una consulenza legale e richiederò di più”, ha dichiarato Howell. Lo ritenne imprudente realizzare un’app illegale di riconoscimento facciale perché la polizia “tanto per cominciare non lo apprezzerà”.
Poi ha aggiunto “sarei un ingenuo a non preoccuparmene”. “Ma penso valga la pena farlo”.
Note: [1] Doxing: “atto di ricercare e di rivelare delle informazioni personali di qualcuno senza il suo consenso, rendendo noti dati sensibili”.
Tradotto da Martina Di Carlo, revisione di Giacomo Alessandroni per PeaceLink. Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l’autore della traduzione.
N.d.T.: Titolo originale: Activists Turn Facial Recognition Tools Against the Police – The New York Times
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