https://comedonchisciotte.org
Intervista
ad Antonietta Gatti, fisico, esperta di nanopatologie, biodiagnosta e
“International Fellow SBE” (Societies of Biomaterials and Engineering)
di Lidia Sella
affaritaliani.it
Sull’emergenza Covid ristagna
una nebbia fitta, che i media allineati hanno contribuito a creare, e
diffondere. E certo non hanno interesse a diradare.
Le
multinazionali farmaceutiche mirano a vendere medicinali, distribuire
vaccini, ottenere dai governi fiumi di denaro per finanziare la ricerca.
Se opportunamente alimentata e pilotata, la psicosi collettiva da
contagio può tradursi in una sostanziosa fonte di reddito. Televisioni,
radio e giornali vivono perlopiù di inserzioni pubblicitarie e, di
conseguenza, tendono ad assecondare i desiderata dei loro clienti. Non
risultano perciò né liberi, né obiettivi. In particolare, mentre il
coronavirus sembrava mietere migliaia di vittime, giornalisti conniventi
e scienziati prezzolati veicolavano il virus di un’informazione malata,
confusa, contraddittoria, diramavano foto false, gonfiavano e
manipolavano dati, disseminavano quotidianamente il terrore.
Quando leggi un romanzo giallo, dipanare il gomitolo del mistero è sempre intrigante. Chiarire l’accaduto, in questo caso, è invece una questione di vitale importanza. Ne va del nostro futuro. Non solo in termini di salute fisica. Ma anche per evitare che, sulla scorta di strampalate motivazioni sanitarie, ci venga imposto un nuovo confinamento. Un’ulteriore batosta dalla quale potremmo non risollevarci più. Senza contare l’ulteriore rischio che, un domani, i potenti della Terra possano costringerci a imboccare il vicolo cieco della sudditanza e, con il supporto della tecnologia 5G, intendano approdare a controlli sempre più capillari e oppressivi sulla popolazione mondiale.
Per sviscerare gli angosciosi dubbi affiorati alle nostre coscienze dal febbraio 2020 in poi, abbiamo posto una serie di domande ad Antonietta Gatti, fisico, esperta di nanopatologie, biodiagnosta e “International Fellow SBE” (Societies of Biomaterials and Engineering), prestigioso riconoscimento internazionale di cui vengono insigniti solo i migliori scienziati al mondo.
INTERVISTA
La
spagnola, tra il 1918 e il 1920, ha provocato cinquanta milioni di
vittime, quando la popolazione mondiale contava due miliardi di persone.
Attualmente il pianeta Terra ospita 7,8 miliardi di abitanti e i morti
da Covid, a oggi, sono circa 972 mila, (pari allo 0,01%). Ha senso
parlare di pandemia?
Dal punto di vista scientifico, no. Di
fronte a numeri simili, solo fino a qualche anno fa, l’OMS non avrebbe
nemmeno utilizzato il termine “pandemia”. La pandemia rappresenta invece
un utilissimo strumento politico, un provvidenziale paravento che offre
ai governanti il destro di dire, o fare, ciò che più interessa loro. Ho
già avuto esperienza di politici che, per un mix di ingenuità,
ignoranza e arroganza, si credono al di sopra delle leggi della fisica.
In
Italia i pazienti deceduti per Covid avevano in media 80 anni ed erano
affetti da polimorbilità (3,3 patologie). Una situazione assimilabile
alle consuete influenze stagionali?
Soprattutto fra gli
anziani affetti da patologie pregresse (malattie cardiovascolari,
respiratorie, etc.), ogni anno le influenze invernali causano migliaia
di decessi.
Ogni anno in Italia muoiono circa 50 mila
pazienti per infezioni iatrogene, nosocomiali, contratte nelle strutture
ospedaliere. Un’imperdonabile macchia sulla coscienza della Sanità
pubblica. Perciò si preferisce non dare eccessivo risalto al fenomeno.
Ai morti da Covid è stata invece dedicata un’attenzione mediatica
ossessiva. Esistono dunque decessi di serie B, di cui poco si parla,
poiché non generano business?
Giusta conclusione. Le
patologie iatrogene si combattono grazie a un’adeguata preparazione
tecnico-scientifica dei medici, mediante un’eccellente pulizia dei
locali ospedalieri e con la corretta igiene dei malati. Ma anche laddove
un dirigente sanitario garantisse il rispetto di tali parametri, non si
vedrebbe riconosciuto alcun bonus in denaro. Per chi gestisce la
Sanità, case farmaceutiche in testa, scongiurare le infezioni iatrogene
non rappresenta insomma un’attività redditizia.
La
chiusura dei Pronto Soccorso ha avuto gravi ricadute sulla salute dei
cittadini, non solo con riferimento ai pazienti affetti da Covid ma
anche per tutti gli altri. Una decisione inevitabile?
Si è
intervenuti con scarsa intelligenza e razionalità, condizionati da
un“panico” creato e diffuso ad arte. Si sono stilate diagnosi errate. In
molti casi (chissà quanti) si è scambiata una tromboembolia polmonare
per polmonite interstiziale. La Società Italiana di Cardiologia ha
segnalato un incremento del 30% di decessi da infarto, per la paura dei
pazienti di recarsi al Pronto Soccorso. Si sono trascurati i pazienti
oncologici, diabetici… Mancate cure che hanno causato, e ancora
causeranno, migliaia di altri decessi. Ma nessuno pagherà per questa
strage.
La situazione medico-sanitaria era tale da giustificare lo stato di emergenza, l’isolamento sociale, la soppressione di libertà?
Non conosco le ragioni che hanno spinto il Presidente del Consiglio a
imboccare questa strada. Consideriamo però il caso della Svezia. Lì le
scuole sono rimaste aperte, lockdown e blocco dell’economia sono stati
evitati, eppure i decessi per milione di abitanti sono stati 574, contro
i 1.680 dell’Italia. Dobbiamo dunque concludere che il confinamento non
rappresentava la soluzione migliore.
Se infine analizziamo i
verbali desecretati, redatti dai tecnici che supportano il Governo,
risulta evidente che la situazione non era così grave da giustificare
simili decisioni. Ritengo che non ci fossero gli estremi per le azioni
che furono intraprese allora, e nemmeno per quelle adottate ora
(settembre 2020).
Anziché paralizzare un intero Paese, non
sarebbe stato meglio coinvolgere sin da subito la Protezione Civile,
approntare ospedali da campo, precettare personale specializzato,
garantirsi le forniture necessarie? Per risolvere un problema, è
irragionevole crearne mille altri. Eppure il nostro Governo ha agito
proprio così. Assurdo, non le sembra?
Il Primo Ministro ha
preso decisioni gravissime, che hanno gettato sul lastrico la nostra
economia, soprattutto a livello di piccole e medie imprese. E il popolo
italiano ne pagherà le conseguenze per anni.
Si sarebbe
potuta evitare la barbara misura, senza precedenti nella Storia, e in
parte ancora in vigore, di impedire le visite ai moribondi e l’ultimo
saluto ai propri cari?
In effetti una barbarie senza
precedenti, una mancanza di umanità di cui si sono resi colpevoli tutti
gli amministratori degli ospedali coinvolti. Se le mascherine, come
dicono, servono a qualcosa, l’accesso doveva essere consentito almeno a
un parente. Alcuni defunti poi li hanno inceneriti non solo senza il
permesso dei famigliari, ma senza nemmeno preventivamente informarli.
“State
a casa”, un ipnotico mantra, ripetuto ossessivamente per mesi.
L’attività fisica e una moderata esposizione al sole sono pratiche
salutari per il nostro organismo. Eppure durante i nostri arresti
domiciliari ci sono state impedite. Come giudica queste proibizioni?
Demenziali. Non si può imprigionare la gente solo perché qualcuno non
conosce il proprio mestiere. Rinchiudere vecchi e bambini in un
appartamento per due mesi produce effetti fisiologici e psicologici
anche gravi. Lo sappiamo da oltre venticinque secoli. Ma oggi i medici e
gli scienziati sembrano ignorarlo.
Quanto ai media, solo di rado si
sono presi la briga di informarci sui numerosi casi di depressione che,
in questi ultimi mesi, hanno poi portato al suicidio.
L’Ordine dei
Farmacisti, per inciso, ha rilevato un’impennata nell’acquisto di
psicofarmaci, e sonniferi, che non ha subito flessioni nemmeno dopo la
fine del lockdown.
Incarcerare
i bambini, impedire loro di giocare con gli amichetti, e ora riaprire
le scuole con obbligo di mascherine e rispetto del distanziamento
sociale, una serie di misure sciagurate, che rischiano di compromettere
il corretto sviluppo psicologico dei nostri piccoli. Nelle future
generazioni, dobbiamo attenderci un incremento di ansiosi, patofobi,
ipocondriaci?
Difficile prevedere con precisione gli effetti e l’entità dei danni. Tuttavia le conseguenze saranno pesanti.
Su cento contagiati da Covid, in quanti poi si ammalano in maniera grave?
La patologia si manifesta nel 4 o 5 % circa dei contagiati, pazienti di
solito già affetti da varie patologie e con un sistema immunitario
compromesso, soggetti che perciò hanno sicuramente meno probabilità di
sopravvivenza. Come accade nel caso dell’influenza stagionale.
Gli asintomatici sono contagiosi?
La risposta è senza dubbio NO. Per essere infettivi occorre una carica
virale minima, non presente negli asintomatici. Gli asintomatici godono
di ottima salute, convivono serenamente con le migliaia di virus e
batteri che ospitano nel loro organismo.
Potrebbe fornirci qualche chiarimento circa i tamponi?
L’incubazione del Covid-19 ha una durata di 15 giorni. Trascorso tale
lasso di tempo, il tampone ha qualche probabilità di rilevare la
presenza del virus. Ma se il paziente è stato contagiato solo pochissimi
giorni prima di sottoporsi all’esame, allora il test si dimostra del
tutto inutile. Il tampone rappresenta una pratica diagnostica invasiva.
Se eseguito da personale poco esperto, può causare escoriazioni,
potenziale fonte di infezioni. Il tampone non distingue inoltre tra una
famiglia di coronavirus e un’altra. Il tampone preleva un frammento di
RNA (acido ribonucleico), che poi viene amplificato mediante PCR
(Polymerase Chain Reaction), tecnica di biologia molecolare che consente
la moltiplicazione e amplificazione di segmenti di acidi nucleici di
cui siano note le sequenze nucleotidiche iniziali e terminali. Eppure
quella molecola di RNA potrebbe costituire il residuo di un virus già
debellato in precedenza dall’organismo, e dunque non più attivo.
Nell’aprile 2020 la Commissione Europea aveva reso noto che erano già
stati approntati e commercializzati 78 diversi tipi di Covid-test.
Sinora però nessuno studio ne ha testato e certificato la validità. In
compenso è ormai assodato che oltre l’80% dei soggetti dichiarati
positivi al Covid sono, in realtà, “falsi positivi”. In Tanzania hanno
eseguito il tampone su una papaya, una capra, una pecora, e tutte sono
risultate positive. In Svezia hanno di recente scoperto che era stata
immessa sul mercato una partita di tamponi “farlocchi”, provenienti
dalla Cina. Così 3.700 persone perfettamente sane sono state recluse
senza motivo. Anche solo fino a pochissimi anni fa, non sarebbe stato
consentito commercializzare presidi medico-chirurgici privi di
validazione scientifica.
Il Nobel Luc Montagnier, il
candidato al Nobel Stefano Scoglio e altri autorevoli scienziati
sostengono addirittura che il virus Covid-19 non sarebbe ancora nemmeno
stato isolato. Lei concorda?
La questione è assai
controversa perché, a seconda del metodo d’indagine adottato e della
strumentazione impiegata, si approda a conclusioni differenti e a
risultati discordanti. Su questo argomento aleggiano insomma tanti dubbi
e regna una grande incertezza.
Come spiega l’allarmismo
sul numero dei contagiati, di cui i media parlano come se si trattasse
di soggetti malati? Sorge il sospetto che qualcuno abbia interesse ad
alimentare il panico, così da protrarre stato di emergenza e misure
restrittive.
Ritengo che questa epidemia sia gonfiata in
maniera artificiosa, in attesa che arrivi l’influenza invernale. Nel
frattempo si venderanno vaccini anti-influenzali in gran quantità.
Riguardo invece al vaccino anti-Covid, un recente decreto europeo ha
consentito di saltare due fasi di sperimentazione. Tale decisione
renderà ancora piu difficile valutarne l’efficacia e i possibili effetti
collaterali.
Sia l’OMS che il cosiddetto comitato
scientifico hanno fornito indicazioni contraddittorie circa l’utilizzo
dei guanti in lattice. In prima battuta, l’obbligo di indossarli. In
seguito, si è ammesso che costituivano anzi uno straordinario veicolo di
contagio. Un imbarazzante balletto di ordini e contrordini, non crede?
Certi tecnici e scienziati mancano di un background culturale adeguato,
quindi vengono contraddetti con facilità da chi possiede autentiche
competenze scientifiche. Una carenza di preparazione tecnico-scientifica
così lampante da lasciare perplessi anche i comuni cittadini. Che
infatti accolgono poi con diffidenza le direttive emanate dal Governo.
Indossare
la mascherina può favorire l’insorgere di innumerevoli patologie
(ipossia, ipercapnia, dispnea, aumento della pressione sanguigna,
extrasistole, emicranie, giramenti di testa, lipotimia, riduzione
dell’attività cerebrale, stato confusionale, letargia, incremento
dell’acidosi tissutale che, col tempo, potrebbe portare a patologie
tumorali). Costringerci a portarla è dunque un grave errore?
Basterebbe chiedere un parere empirico a coloro che devono usarla otto
ore al giorno, impiegati, parrucchieri, meccanici, muratori, camerieri…
Sono disperati. Lamentano continui mal di testa, una stanchezza strana. E
dermatiti sul viso, ribelli alle cure. Le mascherine poi sono
addirittura pericolose per chi guida un veicolo. Se al cervello arriva
un sangue scarsamente ossigenato, e carico oltretutto del rifiuto del
metabolismo cellulare, la capacità di reazione infatti rallenta.
Il
coronavirus potrebbe penetrare nel nostro organismo anche attraverso
gli occhi: tra un po’ ci chiederanno di andare in giro tutti bendati?
Sembra in effetti che il virus possa colpire l’occhio e il canale
lacrimale. Questo spiegherebbe l’affezione oculare che molti pazienti
denunciano.
Il Covid può compromettere gusto e olfatto?
Il coronavirus è una nanoparticella e, come tale, potrebbe viaggiare
lungo il nervo olfattivo, sino al cervello. Un’eventualità che
spiegherebbe alcuni sintomi che interessano l’olfatto e il gusto. E
persistono anche dopo la fase acuta dell’influenza.
In
ossequio ai protocolli terapeutici impartiti dall’OMS, si intubavano i
pazienti, nella convinzione di trovarsi di fronte a polmoniti
interstiziali. Ma spesso si trattava anche di tromboembolie polmonari,
che andavano curate in tutt’altro modo. Si sarebbero potuti evitare
tanti decessi?
Non sono un medico, non ero presente, quindi
le mie sono solo supposizioni teoriche, ma l’intubazione del paziente e
la somministrazione di ossigeno a polmoni con vasi occlusi da trombi
non serve, perché l’ossigeno non è scambiato con la CO2, e finisce anzi
per ossidare il tessuto polmonare. La terapia doveva necessariamente
essere diversa.
Secondo lei oggi i nostri medici decidono
ancora “in scienza e coscienza” oppure sono indotti a seguire con cieca
obbedienza protocolli terapeutici imposti dall’alto?
Direttive e protocolli del Ministero della Sanità legano le mani ai
medici e non permettono loro di agire “in scienza e coscienza”. Ne è un
chiaro esempio l’inziale raccomandazione di non eseguire autopsie, che
ha impedito di accertare le cause dei decessi e indotto così ad adottare
terapie non idonee.
La raccomandazione di non eseguire
autopsie e l’obbligo di cremazione hanno contribuito a rendere più
difficile una stima esatta di quanti siano stati i decessi da impuntarsi
esclusivamente al Covid-19?
Il numero dei decessi che la
Protezione Civile snocciolava ogni sera, e tuttora continua a fornire,
risulta molto discutibile. La Sanità Pubblica ha agito secondo un
protocollo già stabilito, uguale in tutti i Paesi: durante il lockdown, e
persino dopo, ha cioè catalogato come vittime da Covid-19 tutti coloro
che erano morti a casa, o in ospedale, anche se non affetti dal virus,
ma stroncati da patologie pregresse. Negli ospedali, sia durante che
dopo il lockdown, persino i decessi da ictus, infarto e cancro terminale
sono stati catalogati come Covid. Ho raccolto parecchie testimonianze
in tal senso. Il numero di decessi comunicato al pubblico è platealmente
non veritiero. Per ottenere una stima attendibile, occorrerebbe
rivedere tutte le cartelle cliniche.
Le risulta se a
medici e strutture ospedaliere che dichiarano un decesso “da Covid”,
oppure “con Covid”, vengano riconosciuti finanziamenti o versate
prebende?
Ebbene sì. La consueta diaria di degenza di un
paziente lievita di molto se si rende necessario intubarlo. Negli Stati
Uniti il costo giornaliero per un’intubazione ammonta a 36.000 dollari.
L’intubazione è una pratica molto più costosa che somministrare
vitamina C e D, oppure clorochina, antinfiammatori, cortisone o plasma
di pazienti infettati e guariti. Perciò ritengo che, per alcuni
ospedali, il Covid19 possa aver rappresentato un notevole business.
Comunque l’ingresso di un paziente in una “terapia intensiva Covid”
frutta, al medico, un bonus di mille euro al mese.
La
scienza si fonda sul libero confronto delle idee. Il Patto trasversale
per la scienza, sottoscritto da Renzi e Grillo, promosso da scienziati
quali Burioni e sodali, personaggi che gravitano nell’orbita delle
multinazionali farmaceutiche, e perciò strenui difensori dei vaccini,
postula invece l’esistenza di un’unica verità e, di conseguenza,
boicotta e persegue chiunque osi dissentire. A partire da quando l’ombra
di una nuova Inquisizione è calata sulla comunità scientifica, a
inquinarne trasparenza, obiettività e autorevolezza? Si tratta di un
fenomeno recente o è già in atto da qualche decennio?
Da
sempre la scienza progredisce grazie al dialogo, al confronto.
Basterebbe ricordare, all’inizio del secolo scorso, le diatribe sulla
natura ondulatoria o corpuscolare della luce. Il progresso scientifico
si basa su ipotesi, tesi e dimostrazioni. Le confutazioni sono
indispensabili, permettono di mettere alla prova teorie e risultati. Un
approccio concettuale ormai tramontato. Ora esiste solo la verità di
comodo, sancita da un’accolita di supposti scienziati, e imposta da un
Governo fazioso e non acculturato. Viviamo un momento molto buio della
nostra storia: con i loro decreti pseudoscientifici, i politici umiliano
i nostri migliori scienziati e mentono al popolo.
Le sue affermazioni mi rammentano un passo di 1984.
L’autore, George Orwell, era un affiliato alla massoneria e, in questo
capolavoro di fantapolitica, ne ha svelato i piani mostruosi. Cito
testualmente: “Nell’Oceania di oggi la Scienza, come la si intendeva una
volta, non esiste più. In neolingua la parola scienza manca
addirittura. Il metodo empirico, sul quale si basavano tutte le
conquiste scientifiche del passato, è in contraddizione con i principi
fondamentali del Socing. Ora il progresso tecnologico si realizza solo
se ciò che esso produce può, in qualche modo, essere impiegato per
ridurre la libertà umana.” E, qualche riga più sotto, Orwell
puntualizza: “Il Partito persegue due fini essenziali: conquistare tutta
la Terra e distruggere definitivamente ogni forma di libero pensiero.”
In effetti questa nuova realtà, non più solo libresca, è da brividi.
Il 2 febbraio, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa,
il virologo Roberto Burioni che, nonostante il non brillantissimo
punteggio nella graduatoria Scopus, è membro del Comitato
tecnico-scientifico per l’emergenza Covid, ha affermato: “Da noi il
rischio è pari a zero.” Ci ha dunque rifilato una falsa notizia?
Non è una fake, è solo il risultato della sua crassa ignoranza. Burioni
non è un virologo, gli converrebbe studiare la Storia della Medicina e
acquisire almeno le basi della patologia generale.
Per quali ragioni il Patto trasversale per la Scienza ha scatenato un putiferio contro suo marito Stefano Montanari?
In base a un nuovo paradigma antidemocratico: chi non si attiene alla
verità di regime va demolito, screditato, demonizzato, speriamo non
ucciso. Alla verità comprovata e comprovabile, si è sostituita una
verità di regime, del tutto estranea alla scienza, e alle sue leggi. Per
amor di cronaca, tengo a precisare che l’azione di quei signori è stata
archiviata, poiché palesemente insostenibile.
Matteo
Bassetti, Massimo Clementi, Maria Rita Gismondo, Giuseppe Remuzzi,
Giulio Tarro, Alberto Zangrillo e altri coraggiosi virologi italiani
sostengono ormai da mesi che il Covid è divenuto meno temibile, quanto a
carica virale e contagiosità. Circostanza confermata anche dal minor
numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva. Condivide la loro
presa di posizione?
Ovviamente sì. Il virus ha perso la sua
virulenza. Come ogni anno, le influenze scemano con il caldo. Caldo e
raggi ultravioletti uccidono il virus.
Chi dirige le danze
della politica internazionale ha forse immaginato che se l’Italia, cui
da sempre il mondo intero guarda come a un faro, si fosse piegata senza
fiatare a questa prova generale di dittatura, allora sarebbe stato più
facile imporre anche agli altri le stesse misure repressive? La nostra
nazione, governata con sistemi dispotici, in un quadro di illegittimità
costituzionale, e assunta a modello di ubbidienza: siamo davvero avviati
a un destino tanto avvilente?
Nel settembre 2014, alla
Casa Bianca, si è tenuta una riunione del Global Health Security Agenda.
A rappresentare l’Italia, Beatrice Lorenzin, ai tempi ministro della
Salute, e Sergio Pecorelli, allora presidente dell’Agenzia Italiana del
Farmaco. In quell’occasione il nostro Paese fu incaricato di guidare,
nei cinque anni successivi, le strategie e le campagne vaccinali nel
mondo. Da questo patto scaturiscono le conseguenze nefaste cui
assistiamo oggi, compreso il massacro della Costituzione, e lo stato di
sudditanza verso i poteri forti. Concordo dunque con lei sul triste
destino che ci attende.
È possibile che
il virus sia passato direttamente dalla Cina all’Iran e, subito dopo,
all’Italia? I virus saltano intere aree geografiche? Scelgono quali
Stati colpire? Si accaniscono contro i leader meno allineati, come Boris
Johnson, Donald Trump, Bolsonaro, quasi a ricalcare uno scacchiere
geopolitico dei governi scomodi, quelli che oppongono una qualche
resistenza ai piani del Deep State mondialista?
Più
appropriato parlare di untori, che si spostano da Paese a Paese. Non
sono una complottista. Non credevo perciò all’ipotesi di un Deep State.
Finché non sono venuta a conoscenza di un brevetto di coronavirus
registrato nel 2015 da un istituto che fa capo alla fondazione Bill
& Melinda Gates. Come scienziato non avrei mai brevettato un virus
prodotto in laboratorio. Semmai lo avrei reso innocuo, per scongiurare
spargimenti accidentali. Chi ha seguito questa procedura aveva invece
già in mente di “lavorarci sopra”, per poi sfornare un vaccino. Un modus
operandi che sembrerebbe proprio ricalcare quello adottato
dall’industriale di computer: “Per incrementare il mio business,
progetto un software, creo un virus e produco anche l’antivirus.”
Su
questo filone, si potrebbero citare anche altri interessanti documenti,
capaci di svelare quali siano i progetti che i poteri forti hanno in
serbo per noi.
Come il dossier pubblicato nel 2010 dalla Rockefeller Foundation, intitolato Scenari per il futuro della tecnologia e dello sviluppo internazionale,
che preconizzava una pandemia da virus sconosciuto e le misure da
adottare per farvi fronte: sospensione dei diritti costituzionali;
tramonto degli Stati nazionali; istituzione di un governo unico
mondiale, autoritario, inflessibile, che non avrebbe allentato la sua
morsa repressiva nemmeno una volta superata l’emergenza sanitaria;
sorveglianza di massa; obbligo di indossare mascherine; controllo della
temperatura per accedere ai luoghi pubblici; sospensione dei viaggi
aerei e conseguente tracollo del turismo; ricorso all’identità
biometrica e ai microchip. Cesare Sacchetti ce ne parla nel suo sito “La
cruna dell’ago” e contestualmente ci informa che, da qualche anno a
questa parte, i Rockefeller hanno appunto iniziato a investire in
microchip.
In quest’ottica va altresì collocata ID2020 Alliance,
fondata nel 2015 da Bill Gates, con l’obiettivo di approdare alla
schedatura digitale dell’intera popolazione mondiale. In vista di tale
traguardo, il magnate dei computer e dei vaccini ha anche depositato il
brevetto per un nuovo modello di microchip da impiantare sottopelle. Da
notare l’inquietante numero di registrazione: 060606.
Non
dimentichiamo poi che già il 13 maggio 2009, su “L’Express”,
l’economista e banchiere Iacques Attali aveva dichiarato: “Là dove il
crack finanziario sinora ha fallito, una buona piccola pandemia potrebbe
costringere i nostri dirigenti ad accettare la realizzazione di un
governo mondiale.”
Ecco insomma alcuni dei tasselli che concorrono a
formare il mosaico di una realtà distopica, che oggi siamo chiamati a
contrastare con forza, se vogliamo che l’umanità si salvi.
Per
difenderci da questo pericolo incombente, lei ha intrapreso anche azioni
concrete, dirette ad arginare l’autoritarismo imperante che chiude la
bocca alla ricerca onesta?
Sì, abbiamo dato vita a
un’associazione internazionale di medici, scienziati, avvocati e gente
comune, assetati di verità e disposti a combattere per la tutela della
libertà (www.internationalfreechoice.com).
Il
primo ricovero ufficiale da Covid-19 nell’Ospedale di Wuhan risale all’8
dicembre 2019. Sebbene l’infezione, con ogni probabilità, circolasse
già da ottobre. Il 31 dicembre 2019 le autorità sanitarie cinesi
segnalano all’OMS un numero rilevante di polmoniti atipiche nella città
di Wuhan. Lì, dal 2003, opera il Wuhan National Biosafety Laboratory,
dove si studiano gli agenti patogeni più pericolosi, classificati come
BSL-4. Il premio Nobel Luc Montagnier sostiene che il Covid-19 è un
prodotto artificiale, realizzato in laboratorio. Lei concorda o propende
per la “tesi pipistrello”?
Sulla base dei documenti citati pocanzi, propendo per la costruzione del virus in laboratorio.
Dal
18 al 27 ottobre 2019 oltre 10 mila persone, tra atleti e
accompagnatori, provenienti da 110 nazioni differenti (duecento gli
azzurri presenti), hanno partecipato ai Giochi sportivi militari che si
sono disputati a Wuhan. Verso metà aprile 2020 il quotidiano svedese
“Norrländska Socialdemokraten” ha riferito che, di ritorno dalla Cina,
almeno dodici militari svedesi hanno manifestato seri problemi
respiratori e si sono poi ristabiliti solo tre mesi dopo. Nel frattempo,
sono stati confinati nella base militare di Biden e obbligati a non
parlare della vicenda. (Atleti malati ai mondiali di Wuhan. I sintomi
del virus già in ottobre, “Corriere della Sera” venerdì 3 maggio 2020).
La coltre di mistero che avvolge la pandemia da Covid non riguarda solo
il settore medico-sanitario ma sembra suggerire giochi di interesse ben
più ampi. La sua opinione in proposito?
Credo sia il più grande gioco di potere mondiale mai orchestrato. C’è qualcuno che muove le pedine. E le pedine siamo noi.
Il
13 aprile 2015, Vancouver ospitò un ciclo di conferenze-lampo (“Ted
Talk” ), tenute da personaggi famosi. Una formula ideata e promossa
dalla Sapling Foundation, associazione che dal 1984 si prefigge di
“attivare il potere delle idee per cambiare il mondo”. In tale occasione
Bill Gates profetizzò che, nei decenni successivi, un virus
sconosciuto, altamente contagioso, e che si sarebbe diffuso per via
aerea, avrebbe ucciso dieci milioni di persone e prodotto, a livello
globale, una perdita di 3.000 miliardi di dollari.
Il 18 ottobre
2019, a New York, al termine di un’esercitazione ad hoc, condotta sul
territorio U.S.A. da gennaio ad agosto, si tenne Event 201 Pandemic Exercise,
incontro dedicato a una simulazione di pandemia globale generata da un
nuovo coronavirus, battezzato “nCoV-2019”. Questo stesso nome, in un
primo momento, fu adottato anche dall’OMS. Si valutò che tale agente
patogeno avrebbe determinato sino a 65 milioni di morti e comportato un
calo del mercato azionario del 15%. I promotori del convegno erano tre:
la Bill & Melinda Gates Foundation; il John’s Hopkins Center for
Health Security di Baltimora; e il World Economic Forum, consesso
iper-esclusivo, attivo da mezzo secolo, che raccoglie capi di Stato e di
Governo di 117 Paesi, banchieri, industriali e manager di grandi
aziende, influenti accademici, leader religiosi, giornalisti, sportivi,
attori, rockstar, uno stuolo di vip che tutti gli anni si riuniscono a
Davos. Nella prima parte del simposio si annunciò l’esito di un
sondaggio condotto sulla popolazione statunitense. Ne emerse che, in
caso di pandemia, il 65% degli americani sarebbe stato disposto a
lasciarsi inoculare test vaccinali in fase ancora sperimentale e,
dunque, potenzialmente dannosi. La paura del contagio avrebbe insomma
fornito, in prospettiva, una moltitudine di cavie umane, a costo zero.
Da notare, alcune bizzarre coincidenze: I) il vaticinio di Bill Gates,
formulato nel 2015, a pochi anni di distanza, almeno in parte si avvera,
così come la profetica affermazione di Jacques Attali e le previsioni
riportate nel dossier Rockefeller; II) il 18 ottobre 2019 a New York si
svolge un Convegno, organizzato da tutti i potenti della Terra,
incentrato su una simulazione di pandemia da coronavirus Cov-2019, il
medesimo agente patogeno che, di lì a poco, rivoluzionerà la vita a
miliardi di persone; III) a Wuhan, la città che ospita il famigerato
istituto di virologia, proprio nello stesso giorno, il 18 ottobre 2019,
iniziano le Olimpiadi militari internazionali. Qui convergono oltre 10
mila persone, provenienti da 110 diverse nazioni. Un contesto
potenzialmente ottimale, insomma, per scatenare un eventuale contagio su
scala planetaria.
Tre, in definitiva, gli scenari possibili: 1) il
caso esiste e ci troviamo di fronte a una serie di sorprendenti
combinazioni; 2) qualcuno possiede la sfera di cristallo, e con successo
preconizza il futuro; 3) certi fatti succedono perché c’è chi li
pianifica e ha interesse che accadano. Quale secondo lei l’ipotesi più
probabile?
La terza, naturalmente. C’è una élite
ricchissima, che ha corrotto i vertici di molte organizzazioni
governative, e li manovra alla stregua di burattini. Un’organizzazione
verticistica che risponde ai disegni dei potenti e, per raggiungere i
propri scopi, schiaccia le persone comuni. Potrei definirli
“Dei/diavoli” alla conquista del mondo. L’unica consolazione è che sono
dotati di corpi mortali, bersaglio quindi delle polveri ambientali
nanometriche che, nel generare tumori, si comportano in modo
estremamente democratico.
Bill Gates ama autodefinirsi un
filantropo. Con Microsoft ha messo le basi del suo impero. Ha poi
allargato il proprio raggio d’azione all’agricoltura, alla tecnologia,
all’energia. Opera inoltre nell’industria dei vaccini. Ora ha stanziato
125 milioni di dollari a supporto dei sette migliori gruppi al mondo
impegnati nella ricerca del vaccino per sconfiggere il Covid. Possiede
cospicue azioni delle maggiori case farmaceutiche, per un totale di
circa 400 milioni di dollari. E interagisce con Big Pharma, allo scopo
di eludere i regolamenti in vigore in Occidente ed effettuare, nel Terzo
Mondo, test clinici a basso costo e in tempi brevi. Nel 2010 la
Fondazione Gates sponsorizzò la sperimentazione di un vaccino
antimalarico GlaxoSmithKlines su migliaia di bambini, in sette Paesi
africani. Su 5.949 bambini vaccinati, ne morirono 151. Mentre 1.048 di
loro, in una fascia di età fra i 5 e i 17 mesi, subirono seri effetti
collaterali, quali paralisi, epilessia, convulsioni.
Il 23 gennaio
2019, al Forum annuale di Davos, intervistato dalla CNBC, Bill Gates ha
candidamente confessato che investire in vaccini è molto redditizio.
Ammise che poco più di dieci miliardi di dollari, in vent’anni, gli
erano fruttati venti volte tanto. Da rilevare che, negli Stati Uniti, i
proventi derivanti dai vaccini sono esentasse. La farmaceutica, dopo
finanza e petrolio, rappresenta il business che garantisce maggiori
guadagni, un giro d’affari che raggiunge i mille miliardi di dollari
l’anno.
Permettere che la Sanità pubblica venga condizionata da
interessi privati è un grave errore. E chi specula sulla salute dei
cittadini è un bandito. Ma come difenderci da personaggi tanto
spregiudicati, che muovono a proprio vantaggio i fili dell’economia
mondiale, occupano tutti i posti chiave della politica, manipolano
l’informazione?
Un vero filantropo si occuperebbe,
piuttosto, dei bambini che muoiono per fame. Invece il nostro Bill Gates
offre loro solo punturine di vaccini che li fanno ammalare, li rendono
disabili e li uccidono.
I vaccini
possono causare gravi danni alla salute. O provocare addirittura la
morte. Gli Stati Uniti hanno istituito un Tribunale dei vaccini e un
Programma nazionale di risarcimento danni da vaccino (NVICP). Negli USA,
alla fine del 2018, il totale degli indennizzi versati per danni
provocati dai vaccini ammontava a quattro miliardi e mezzo di dollari,
che andavano a coprire solo un terzo delle petizioni depositate. Questi
importi non pesano tuttavia sui bilanci delle farmaceutiche, in quanto
vengono pagati con i soldi dei contribuenti.
In termini giuridici, e
di eventuali indennizzi ai soggetti danneggiati dai vaccini, come viene
regolata in Italia tale materia? Qui da noi le case farmaceutiche che
commercializzino medicinali dannosi devono risponderne davanti alla
Giustizia?
Come in ogni parte del mondo, anche qui le case
farmaceutiche hanno scaricato sui governi locali la responsabilità di
eventuali effetti collaterali. In caso di morte o danni gravi, previa
sentenza di Tribunale, è il governo ad assumersi l’onere del
risarcimento. Però con il denaro dei contribuenti, cioè dei danneggiati.
I governi, da parte loro, hanno impartito ai medici istruzioni precise:
non certificare il danno come conseguenza della vaccinazione. Mi spiego
meglio: se muori in questo periodo, la causa è sempre il Covid-19. Se
invece un bimbo si vaccina e, in tempi brevi, muore, o rimane
danneggiato, il principio causa-effetto non vale più. Curioso, non è
vero?
La AIFA, Agenzia italiana del farmaco, vigila sulla composizione dei vaccini e sui danni che potrebbero derivarne?
In teoria, si. Ma sono sempre meno i medici disposti a certificare i
danni da vaccino. Rischiano di essere radiati dall’Ordine e di non poter
più esercitare. Diversi studi hanno inequivocabilmente dimostrato che i
vaccini contengono sostanze inquinanti. Eppure nessuno sembra disposto a
prenderne atto.
Spesso gli effetti avversi generati dai
vaccini si manifestano in tempi lunghissimi. Quanto è sicuro un vaccino
prodotto nel giro di un anno o due?
Poco. Di certo non si
sono potuti testare gli effetti a lungo termine, come per esempio il
cancro che, per manifestarsi, impiega anche anni.
Nutre dubbi circa l’efficacia di un vaccino anti-Covid?
Questi vaccini sono totalmente nuovi, diversi dai precedenti, in cui si
inoculava il virus attenuato, simulando l’attacco infettivo. I vaccini
di ultima generazione modificano addirittura il nostro RNA e DNA.
Nessuno sa come funzionino nel corpo umano e che effetti possano
produrre. È anche bene ricordare che, quando questo vaccino uscirà sul
mercato, il virus per cui è stato studiato non esisterà più, poiché nel
frattempo sarà mutato.
Secondo alcuni specialisti, chi si
vaccina risulta più vulnerabile, si espone a un maggior rischio di
contrarre altre infezioni e ha anche più probabilità di contagiare il
prossimo. Lei condivide?
Sì, perché gli adiuvanti inseriti
nei vaccini contengono alluminio, una sostanza neurotossica, capace di
contaminare il nostro organismo in modo irreversibile. Quanto a
contagiare il prossimo, per rendersene conto, basterebbe leggere i
bugiardini.
Ritiene plausibile la tanto
annunciata seconda ondata del Covid? O suppone si tratti di uno
spauracchio ad hoc, per protrarre lo Stato di emergenza, e mantenere
misure da Stato di polizia?
La storia della Medicina ci
insegna che quando un’epidemia è finita non si ripresenta più, pertanto
ritengo che la seconda ipotesi sia la più plausibile.
Qualcuno
sostiene che i vaccini potrebbero fungere da cavalli di Troia per
approdare a un maggior controllo sulla popolazione mondiale. Lo ritiene
possibile?
Il vaccino a cerotto consente di iniettare nanoparticelle il cui segnale può essere intercettato dall’esterno.
Il
Covi-pass è un passaporto sanitario digitale, già impiegato dall’ONU in
vari progetti e premiato dall’Unione Europea con un sigillo di
eccellenza. L’intesa per introdurne l’utilizzo è stata siglata sinora da
quindici nazioni, fra cui l’Italia. Questo dispositivo consentirebbe di
autenticare e aggiornare in tempo reale lo status clinico e l’iter
vaccinale dei cittadini. Chi non dovesse risultare in regola
rischierebbe l’esclusione dalla vita sociale e dal mondo del lavoro.
Oltreché essere privato della possibilità di viaggiare. Una gravissima
minaccia insomma alla nostra libertà, non crede?
È
inaudito. Con il pretesto della salute, limitano la nostra libertà, sino
ad annullarla. E instaurano uno Stato di polizia. Come sopravviveranno,
mi chiedo, ladri e adulteri?
L’atto costitutivo dell’OMS,
agenzia costituita dall’ONU nel 1948, impegna gli Stati partecipanti a
perseguire, per i propri popoli, il massimo livello di salute possibile.
Oggi l’OMS è chiamata, quantomeno in teoria, a valutare la sicurezza
del 5G, a vigilare sulla messa a punto di un vaccino anti-Covid
accessibile a tutti, e ad arginare il fenomeno della contraffazione dei
farmaci, florido mercato per la metà in mano ai cinesi.
L’OMS è
finanziata dai 194 Paesi membri, con contributi commisurati al PIL e al
numero degli abitanti. Riceve inoltre una serie di donazioni da soggetti
privati, che le garantiscono 4,32 miliardi di dollari annui su un
totale di 5,6, cioè circa l’80% delle sue risorse. Bill Gates, principe
della speculazione nel settore dei vaccini, copre il 10% delle entrate
dell’OMS, con un contributo annuo di 531 milioni di dollari, denari che
attinge dal trust di famiglia, dove confluiscono i guadagni derivanti
dai suoi investimenti nell’industria farmaceutica. Una situazione che
configura un palese conflitto di interessi. Lo stesso discorso vale per i
370 milioni di dollari versati all’OMS dalla Gavi, Global Alliance for
vaccines and immunizations, il secondo contributore non istituzionale
dell’OMS dopo Bill Gates. Gavi è una partnership creata nel 2000 proprio
dalla Bill & Melinda Gates Foundation, mediante un investimento di
750 milioni di dollari, deducibili dalle tasse. La sua finalità è di
incrementare l’accesso a vaccini nuovi o a vaccini sottoutilizzati. E
forse non a caso, nel 2017, il direttore di Gavi, Seth Berkeley, già
epidemiologo presso la Rockefeller Foundation, pretese e ottenne che gli
antivaccinisti venissero esiliati dai social media.
Gli interventi
dell’OMS risultano diretti perlopiù a soddisfare i desiderata dei
finanziatori privati, i quali puntano a realizzare sempre maggiori
profitti. Non c’è dunque da stupirsi se le comunicazioni da parte
dell’OMS si dimostrano confuse, prive di autorevolezza e trasparenza,
poco tempestive, inefficaci o addirittura controproducenti. L’OMS ha
temporeggiato nel dichiarare l’emergenza, suggerito protocolli di cura
errati, alimentato il panico. E imbavagliato la scienza onesta. Relegati
in una gabbia perfetta, tutti noi siamo ormai ostaggio dell’OMS. Non
abbiamo più scampo? O lei intravede una via di fuga?
In
questo annus horribilis, l’OMS ha sicuramente tradito il suo statuto e
la sua missione. Speriamo che gli Stati che vi aderiscono si accordino
per intimare all’OMS di rientrare nei giusti binari. Ma in
considerazione della scarsa utilità dimostrata durante questa epidemia, e
per i guai che anzi ha combinato, si potrebbe anche sopprimerla. Senza
troppi rimpianti.
Pubblicato da Tommesh – ComeDonChisciotte.org
FONTE: https://www.affaritaliani.it/cronache/mistero-covid-la-parola-alla-scienza-onesta-695087.html
Nessun commento:
Posta un commento