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Quando le notizie arrivano da fonti ufficiali ci si attende una diffusione importante soprattutto se i dati sono clamorosi e se possono contribuire a fare chiarezza, ad evitare paure e preoccupazioni. Va bene che l’Organizzazione Mondiale della Sanità di imbarazzanti marce indietro ne ha fatte parecchie, ma questa volta nel suo bollettino pubblica uno studio che non può restare nel silenzio: il tasso medio di letalità del SARS-CoV-2 sotto i 70 anni è dello 0,05%. A dirlo è il dottor John Ioannidis, professore di Epidemiologia e Salute della popolazione all’Università di Stanford, uno dei massimi esperti mondiali di analisi dei dati in medicina.
E così, mentre
in molti Paesi si assiste a misure di contenimento sempre più drastiche
tra lockdown generalizzati, chiusure parziali e divieti che continuano a
colpire indistintamente chiunque, questo studio porta alla luce dei
dati che dovrebbero far riflettere e indirizzare le azioni dei governi,
governi che ormai hanno ceduto la loro agenda a quel gruppo di “esperti”
che appare poco incline al confronto con chi ha una visione diversa.
Così si continuano a limitare libertà e diritti di milioni di persone,
si devastano interi settori dell’economia, si creano le condizioni
ideali perché la criminalità organizzata possa aumentare il proprio peso
e la penetrazione negli strati meno abbienti della società mentre gli
effetti psicologici, anche su intere generazioni, forse è ancora presto
per poterli vedere.
IL PROFESSOR IOANNIDIS: “DA RIVEDERE LE PRECEDENTI STIME”
È scritto nero su bianco nel bollettino dell’OMS: “I tassi di letalità dell’infezione sono molto inferiori rispetto alle stime fatte in precedenza”. Il professor John Ioannidis non è proprio l’ultimo arrivato, è un medico-scienziato, uno scrittore, un professore della Stanford University che ha fornito un importante contributo alla ricerca scientifica e all’epidemiologia. Tutti continuano a dire che di questo coronavirus si sa ancora poco, che gli studi proseguono, che una terapia non esiste e che gli effetti sono tutti da capire. Va bene. E allora, proprio per questo, non sarebbe opportuno allargare il confronto all’intera comunità scientifica, dar voce a professori ed esperti che sono arrivati a conclusioni diverse da quelle che ci vengono propinate quotidianamente ormai da mesi?
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