Sono accusati di tortura, traffico di droga, ricettazione. Il procuratore "Sono criminali. Tutti gli illeciti più gravi commessi durante il lockdown. In caserma quasi nulla di lecito". Vari reati contestati, da spaccio a tortura.
Si comportavano come i protagonisti di Gomorra.
Ma lavorando in caserma. Vestendo la divisa da Carabiniere. Dieci militari sono stati arrestati e un’intera caserma - per la prima volta in Italia - è stata messa sotto sequestro, a Piacenza. I reati contestati vanno dallo spaccio, all’estorsione fino alla tortura.
“Faccio fatica a definire questi soggetti “carabinieri” perché i comportamenti sono criminali”: ha detto il procuratore della città, Grazia Pradella, in conferenza stampa.
Le persone coinvolte, in tutto, sono 22. Per l’accusa sono responsabili di una lunga lista di illeciti gravi. Nello specifico: peculato, abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, lesioni personali aggravate, arresto illegale, perquisizioni ed ispezioni personali arbitrarie, violenza privata aggravata, tortura, estorsione, truffa ai danni dello Stato, ricettazione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.
“Fatti gravi che non intaccano la fiducia nell’Arma”, ha detto il procuratore. Guardia di finanza e Polizia locale hanno condotto le indagini, svolte in sei mesi attraverso intercettazioni telefoniche e telematiche, che hanno portato alla luce comportamenti criminali che hanno portato al sequestro della caserma.
Tra i protagonisti di spicco, un graduato dell’Arma, in servizio alla Stazione Piacenza Levante. Sfruttando il ruolo di appartenente alle forze dell’ordine, avrebbe gestito un’attività di spaccio attraverso pusher di propria fiducia. Il militare, inoltre, avrebbe agevolato i sodali nella compravendita di ingenti quantità di stupefacenti, garantendo loro appoggio e protezione in cambio di un tornaconto economico.
Il procuratore capo di Piacenza: “Illeciti stile Gomorra. I più gravi durante il lockdown”
“Tutti gli illeciti più gravi sono stati commessi nel lockdown, con il più totale disprezzo dei decreti emanati dalla presidenza del consiglio. Solo un militare della caserma non è coinvolto. Non c’è nulla di lecito nei comportamenti”, ha aggiunto Pradella. Riferendosi poi a un appuntato coinvolto ha detto: “Quello che la procura deve chiedersi e che deve chiedersi anche l’Arma è come sia stato possibile che un appuntato dei carabinieri con un atteggiamento in stile Gomorra abbia acquisito tutto questo potere”. Per il magistrato risulta “evidente che questo carabiniere che ha il grado di appuntato esercita un potere intimidatorio di tipo criminale non solo sui suoi colleghi ma anche su altri militari indagati non appartenenti alla stazione Levante”.
La caserma posta sotto sequestro è la Levante di via Caccialupo, in centro a Piacenza. L’indagine è stata condotta dalla guardia di finanza, in collaborazione con la polizia locale, e riguarda illeciti commessi a partire dal 2017.
“Devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato”
Gli indagati, ha spiegato ancora la pm, “avevano un tenore di vita sproporzionato”. Non a caso sono stati sequestrati numerosi conti correnti, oltre a una villa con piscina. Tante le intercettazioni vagliate dagli inquirenti. Grazia Pradella ne ha citata una. “Il malavitoso dice in un’intercettazione hai presente le scene di gomorra, guarda che è stato uguale, tu devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato”.
“Se ti fermano fagli vedere il timbro della caserma”: così uno spacciatore girava liberamente durante il lockdown
Mentre gli altri cittadini erano chiusi in casa, nei mesi più difficili della lotta al Coronavirus, secondo l’accusa i carabinieri trovavano il modo di far circolare uno spacciatore: “Abbiamo poi il rilascio di false attestazioni da parte del pubblico ufficiale finalizzata al trasporto dello stupefacente in periodo Covid. Non se lo merita l’Arma ma non se lo merita neanche la città di Piacenza, la città stava contando i suoi morti e questo signore firma e controfirma un’autocertificazione per permettere allo spacciatore di muoversi verso la Lombardia per procacciarsi lo stupefacente dicendo ‘se ti fermano fai vedere che sei stato già controllato dai carabinieri della caserma’ e ci mette il timbro”.
La decisione dell’Arma: “Indagati sospesi. Fiducia nella magistratura”
“Per noi è come un colpo al cuore”, ha dichiarato il comandante provinciale Massimo Savo.Il comando generale dell’Arma dei Carabinieri ha disposto “l’immediata sospensione dall’impiego” per i militari coinvolti nell’inchiesta. Fa sapere poi di aver disposto la “valutazione amministrativa dei fatti per adottare, con urgenza, rigorosi provvedimenti disciplinari a loro carico”. Da parte del comando, poi, “totale sostegno all’autorità giudiziaria”. In una nota si legge ancora: “I gravissimi episodi oggetto di indagine - aggiunge il comando generale - sono ulteriormente aggravati dall’incommensurabile discredito che gettano sull’impegno quotidianamente assicurato dai carabinieri al servizio dei cittadini e a tutela della legalità”.
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