mercoledì 29 luglio 2020

Libro. La metrica del potere.


Come l’estensione deliberata della logica competitiva attraverso la misurazione e la valutazione premia i soggetti la cui attività è maggiormente funzionale alla riproduzione del capitalismo neoliberale. Nel saggio “In perfetto stato” (Mimesis) Diego Giannone espone una critica rigorosa e ben fondata allo Stato neoliberale e ai principi che lo guidano.


micromega Guglielmo Forges Davanzati

Diego Giannone, In perfetto stato. Indicatori globali e politiche di valutazione nello Stato neoliberale, Milano: Mimesis 2019, pp.173

Questo libro si occupa della trasformazione dello Stato e lo fa a partire dall’analisi della transizione da un modello basato sul “compromesso socialdemocratico” (i trenta gloriosi) – basato sul ruolo attivo dello Stato in economia – a uno Stato neoliberale. Gramsci e Foucault vengono utilizzati per comprendere attraverso quali dispositivi questa transizione è stata realizzata, in una prospettiva interpretativa interdisciplinare nella quale il potere di classe gioca un ruolo di massimo rilievo. Giannone rileva come lo Stato neoliberale si avvale di specifici indicatori necessari per valutarne le performance e come questi indicatori non siano affatto neutri e risentano dell’interesse e della volontà di determinati gruppi sociali. Le stesse classifiche e i punteggi, veicolati come risultanti da un paradigma basato sull’oggettività del dato, risentono della volontà e della necessità di premiare in modo selettivo. Per premiare in modo selettivo occorre disporre di metodi di valutazione che risultino oggettivi. Qui Giannone ci offre un’analisi attenta e accurata del modo in cui gli indicatori di valutazione vengono costruiti. Ne emerge un quadro teorico estremamente interessante, nel quale il valutatore non è affatto un soggetto imparziale ma esso stesso un dispositivo necessario a far sì che la valutazione premi i soggetti la cui attività è maggiormente funzionale alla riproduzione del capitalismo neoliberale.

Lo Stato esercita un ruolo di massimo rilievo nel generare valutazioni e lo fa secondo una logica competitiva che premia i soggetti la cui funzione è maggiormente rilevante per la conservazione dell’assetto esistente e la sua riproduzione. Qui l’analisi di Giannone è estremamente interessante dal momento che chiarisce che il c.d. neoliberalismo non è un mero derivato del liberalismo classico. Quest’ultimo è basato sulla convinzione che un’economia di mercato deregolamentata sia in grado di produrre il migliore degli esiti possibili in termini di efficienza; il neoliberalismo – diversamente – è intrinsecamente connesso con un ruolo attivo dello Stato nella produzione di norme. Norme che si iscrivono nella c.d. New Public Management, ovvero in un complesso di elaborazioni teoriche che introduce l’ideologia manageriale nella gestione delle funzioni pubbliche (da qui, la customer satisfaction e tutto l’impianto valutativo nella pubblica amministrazione).

Si tratta di “disciplinare lo Stato” (p.85) per ricondurre i rapporti di forza a rapporti maggiormente a favore delle classi dominanti e sedare qualunque possibilità di conflitto. In tal senso, è innanzitutto lo Stato a essere oggetto della trasformazione neoliberale attraverso l’introduzione, in varie forme, di quella che viene chiamata la metrica del potere. Si tratta anche di quella che è stata definita l’“estensione deliberata della logica competitiva”: la misurazione è necessaria per creare gerarchie di vincitori e perdenti. In più, la misurazione – mentre si fonda sulla certezza del dato – introduce continui elementi di incertezza e pone gli agenti nella condizione di sentirsi continuamente valutati.

La misurazione e la valutazione, poi, contribuiscono a legittimare il sistema: esse forniscono la base operativa della sua oggettività e dunque dell’impossibilità/irrazionalità di sistemi alternativi, che risulterebbero meno efficienti. Si pensi a quanto accade nelle Università con la valutazione effettuata dall’Agenzia Nazionale di Valutazione (ANVUR), laddove il criterio ispiratore è precisamente utilizzare una metrica per incentivare la competizione fra Atenei.

Nell’ultima parte del libro, Giannone si sofferma sui principi della valutazione rispetto alle categorie di libertà e merito.

Questo libro ha il merito di esporre in modo dettagliato e rigoroso una critica estrema e ben fondata allo Stato neoliberale e ai principi che lo guidano e la sua lettura è consigliata a un pubblico ampio, di sociologi, giuristi, economisti, filosofi e politologi.

(28 luglio 2020)

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