In particolare, i magistrati revisori analizzeranno i "gettoni" di presenza riscossi dai singoli componenti delle assemblee regionali e i rimborsi nei due mesi di lockdown più duro per capire se c'è stato un danno erariale.
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I rimborsi forfettari dei consiglieri regionali di Friuli-Venezia Giulia e Toscana finiscono nel mirino della Corte dei Conti che vuole chiarire se ci sia stato un danno erariale durante lo stop alle convocazioni durante l’emergenza coronavirus. In particolare, i magistrati revisori analizzeranno i “gettoni” di presenza riscossi dai singoli componenti delle assemblee regionali e i rimborsi di vitto e trasferta riscossi nonostante le sedute si siano svolte da casa, in teleconferenza.
Come raccontato dal Fatto Quotidiano, la procuratrice regionale del Friuli-Venezia Giulia, Tiziana Spedicato, ha già avviato un’istruttoria. Gli accertamenti riguardano i due mesi di lockdown più rigido e su questo Spedicato ha chiesto informazioni alla Segreteria generale della Regione. Il regolamento friulano sugli stipendi prevede un rimborso forfettario mensile per i viaggi verso Trieste, di 3.500 euro per i consiglieri residenti nelle province di Udine e Pordenone, 2.500 per quelli di Trieste e Gorizia. Ma in questi due mesi nessuno dei consiglieri ha dovuto lasciare la propria abitazione per recarsi in Consiglio regionale. Questo non ha impedito ai 49 membri dell’assemblea, però, di percepire in quel periodo 155 mila euro in totale. La presidenza del Consiglio ha risposto che in realtà si tratta di somme legate all’attività politica ‘tout court’, non strettamente correlate a spostamenti sul territorio.E anche in Toscana la Procura regionale contabile ha aperto un fascicolo sulle indennità per spese di viaggio a beneficio dei 40 consiglieri rimasti lontani dalla sede istituzionale durante il periodo del lockdown. In questo caso i rimborsi ammontano a 80mila euro totali e vanno da un minimo di 300 euro a un massimo di 1.600 euro per ogni membro dell’assemblea. Il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, ha invitato i consiglieri a devolvere in beneficenza l’indennità percepita e a rendere nota la donazione: “Ho dato 15 giorni di tempo – ha dichiarato ieri – perché, quantomeno a livello di trasparenza, si sappia chi ha devoluto in atti di liberalità quell’indennità e chi ha voluto tenerla”. Ma era stato proprio lui a firmare la delibera del 25 marzo scorso sulle nuove regole di funzionamento del Consiglio regionale in via telematica in cui si precisava che i consiglieri avrebbero continuato a ricevere i pagamenti, visto che sarebbe stato applicato il regime di “rimborso spese” previsto dalla legge regionale del 9 gennaio 2009.
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