In una intervista all’Huffington Post
Yanis Varoufakis smonta il tanto esaltato Patto UE e la retorica della
vittoria dell’Italia, che ancora stupidamente l’accompagna.
Il
punto centrale del giudizio del ministro greco, licenziato perché si
opponeva al memorandum che ha poi distrutto la Grecia, è semplicissimo.
Il
vertice UE avrebbe dovuto cancellare le politiche di austerità e in
primo luogo il patto di stabilità che le impone. Invece quel patto è
stato solo sospeso e l’anno prossimo, come annuncia anche il vice
presidente della Commissione UE Dombrovskis, tornerà in vigore.
Paradossalmente
proprio quando l’italia potrebbe ricevere la prima tranche di aiuti e
prestiti, tornerebbero in vigore quelle politiche ci hanno costretto a
38 miliardi di tagli sulla sanità. Così noi dovremmo accompagnare la
spesa dei soldi che arrivano dalla UE con la politica di rigore e
riduzione del debito, che taglia i servizi e i diritti sociali.
Esattamente
la condizione della Grecia, che mentre con una mano riceveva prestiti
dalla UE, con l’altra li restituiva con gli interessi a banche e
multinazionali, tedesche in primo luogo, tagliando e privatizzando
tutto.
Né vale la tesi che noi riceveremmo in questo caso anche aiuti a fondo perduto e non solamente prestiti.
Intanto
perché questi aiuti netti, cioè tenuto conto di ciò che il nostro paese
verserà nelle casse UE per costituire il fondo complessivo, al massimo
saranno 25, 30 miliardi, scaglionati in 4 o 5 anni.
Questi
soccorsi risibili, come li definisce Varoufakis, giungono ad un paese
che solo quest’anno perderà 200 miliardi di PIL e che in tre decreti ha
già speso per l’emergenza sociale 100 miliardi. Quindi pochi soldi che
saranno inghiottiti dalle condizioni di rigore cui saremo sottoposti.
Non
c’è stata nessuna svolta in Europa, né nelle politiche di austerità, né
in chi le guida: la Germania. Che avrebbe potuto fermare Rutte con una
telefonata, ma che ha scelto di usarlo nella classica scena del
poliziotto buono e di quello cattivo. Esattamente come avvenne per la
Grecia, ci ricorda Varoufakis che lo ha vissuto direttamente.
Varoufakis
è un europeista e spiega che proprio l’europeismo esce sconfitto da un
patto che rafforza i nazionalismi, gli egoismi e il potere
dell’austerità UE.
Per
le stesse ragioni il Parlamento UE ha quasi bocciato il patto di
Bruxelles, lamentando i tagli che lo accompagnano, tagli alla spesa per
la sanità, la ricerca, l’agricoltura. E sottolineando che la forte
riduzione del peso degli aiuti a fondo perduto, da 500 a 390 miliardi,
rischia di comprometterne ogni efficacia.
Insomma
gli “europeisti onesti”, assenti nel parlamento e nei mass media
italiani, sono i primi a dichiarare che il patto di Bruxelles è una
svolta mancata, che dopo la pioggia di un po’ di soldi, tornerà nella UE
ancora più aspra la siccità delle politiche di austerità.
Noi
non siamo europeisti, ma ai tanti rassegnati o in malafede che
ripropongono la solita frase della signora Thatcher – non ci sono
alternative – ricordiamo la proposta alternativa dell’europeista
Varoufakis.
Una proposta elementare: sospendere per sempre il patto di stabilità.
E
noi aggiungiamo: imporre alla BCE di comprare ancor più e per sempre
debito pubblico, come ora fanno tutte le banche centrali del mondo.
Su
questo terreno ci sarebbe stato lo scontro vero sull’austerità al
vertice UE, ma nessun governo questo scontro lo ha tentato, anzi neppure
pensato, a partire da quello italiano.
Tutti
hanno agito proposto e litigato nell’ambito dell’agenda che Merkel
aveva definito con Macron: aiuti e prestiti una tantum proprio per NON
TOCCARE NULLA dell’impianto e delle regole dell’austerità UE. Che
torneranno subito con le condizioni cui dovremo sottostare e i controlli
che dovremo subire.
Intanto
però l’Italia sconfitta si atteggia a vincitrice, in attesa che le
pressioni per il ricorso al MES la riportino alla dura realtà.
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