E’ stata presentata sabato a Roma, nel quartiere della Garbatella, il
numero zero di “Cassandra Ohibò”, rivista di satira che esordisce in
questo caldo fine luglio post Covid in maniera esplosiva ed irriverente.
Una copertina che promette benissimo, ed i contenuti mantengono le
promesse. Senza voler fare dello spoiler, possiamo dire che era un pò di
tempo che non si leggevano pagine di satira così pura, aggressiva, irriverente, diretta e coraggiosa.
Una avventura editoriale che nasce dalla voglia di un gruppo di donne,
professioniste della comunicazione, di avere coraggio, e di metterlo in
campo. Per fare cosa? «Terrorismo editoriale» spiega Giovanna Montalbano, direttrice della casa editrice Gonga Edizioni – che produce “Cassandra Ohibò” – nonchè curatrice della rivista. «Cassandra nasce diversi mesi fa da una idea mia e di Maria Lucia Pellicano (la graphic designer del progetto editoriale, ndr). Il
nostro intento era quello di fare una guerriglia. Volevamo creare
Cassandra non attraverso la mia casa editrice, ma lasciarla libera.
Volevamo dire “esiste”, chiunque può scrivere con il nome di Cassandra,
chiunque sia donna ed abbia qualcosa da dire. Attraverso la
responsabilità che si assume Cassandra si possono diffondere delle
notizie. Delle informazioni che non diffonde l’informazione dominante.
Poi ci siamo rese conto che questa idea aveva dei limiti» prosegue Giovanna. «Mancavano le competenze per realizzare qualcosa di così enorme. Abbiamo deciso dunque di ridurre, ma non di fermarci.
Nasce dunque un manifesto che annuncia questa possibilità».
I tempi che abbiamo vissuto hanno in qualche modo contribuito ad accelerare, o quantomeno a rafforzare il progetto: «Sono stati dei mesi furiosi e violenti» spiega ancora la direttrice di Gonga Edizioni «in
cui io ho pensato che l’informazione dominante non diffondesse notizie
corrette rispetto a quello che sta accadendo nel mondo. Non che prima lo
facesse: se lo avesse fatto non ci sarebbe stata la necessità della
nostra esistenza. Cassandra Ohibò è l’eroina dell’informazione!». Un
intervento necessario, si potrebbe dire. Che l’informazione, la natura e
la qualità delle notizie a disposizione della collettività siano in
effetti poche e di basso livello, è ormai evidente. E si può informare,
offrire punti di vista, anche attraverso un atto di forza, di
“terrorismo editoriale” appunto: «Ci vuole coraggio, e niente regole» aggiunge Maria Lucia Pellicano, che ha curato l’impostazione grafica del numero zero di Cassandra Ohibò: «Abbiamo
scardinato le regole della grafica: volevamo un prodotto leggero, senza
strutture, senza gabbie rigide. Un prodotto in evoluzione, che potrà
cambiare formato. Ci piace pensarlo come una creatura che cresce». Forse la sintesi più efficace di quello che vuole rappresentare Cassandra lo esprime l’illustratrice Antonella Martino: «Dà voce agli invisibili, dà voce alle minoranze, è una voce coraggiosa. E non ci fermerà nessuno!». E quindi? Cosa è dunque Cassandra Ohibò? Una rivista di satira? Un
foglio di informazione militante? Un giornale di controinformazione
politica? Tutto questo, niente di tutto questo e molto di più, potremmo
dire. Niente spoiler, abbiamo detto. Forse allora il modo migliore di
descrivere Cassandra è quello di utilizzare le sue stesse parole,
chiaramente riportare nella prima pagina del numero zero: «Sono
Cassandra Ohibò. Sono l’eroina che si beffa dell’informazione dominante.
Sono libera e senza pietà, assetata di verità, e questo mi rende
seducente e pericolosa. Sorvolo il mondo e lo osservo attraverso i miei
sensi sviluppati, per comprenderlo e godere di quel che può offrire, per
cambiare quello che lo fa patire. Sono nata nel 2020, in un anno
burrascoso e surreale, dove sono emerse, violente e prepotenti, tutte le
contraddizioni che hanno connotato il secolo scorso: lo
squallore del capitalismo libertario, la subordinazione dei governi
mondiali al sistema economico, le muraglie culturali, le derive sociali,
le paure collettive, l’analfabetismo emotivo, le religioni, le
mafie, la corruzione, la speculazione edilizia, la privatizzazione, la
propaganda, partiti-impresa, l’immunità parlamentare, i movimenti, la
violenza, l’indecenza, l’astinenza e le droghe di sintesi. Voglio
raccontarvi quel che vedo, credo sia importante condividerlo, potrebbe
insinuare qualche dubbio, stimolare il pensare di alcuni e contribuire a
elevare il tenore della stampa nel Paese della magagna». Il
numero zero, presentato sabato, è una sorta di anteprima, di manifesto:
come spiegano le autrici si tratta dell “annuncio della nascita di
questa rivista”, che inizierà ad essere pubblicata ad ottobre. «Un modo per presentarla, ma anche per regalare qualcosa a chi poi fosse curioso di leggerla» conclude Giovanna Montalbano: «Abbiamo
voluto usare il font de “Il Male”, rubando l’idea della testata fake
proprio a loro. Cassandra era la sacerdotessa del tempio di Apollo che
possedeva il dono della preveggenza. Ohibò è un’interiezione che esprime
sdegno.
Un futuro che come è disegnato in questo momento non è un futuro possibile».
Ah, dimenticavamo: Cassandra Ohibò è anche su “Produzioni dal Basso”, e
si può contribuire alla sua esistenza con una donazione. Basta cercare
“Vogliamo Cassandra Ohibò”.
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