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Si sa, la rete non perdona. Lo diceva qualcuno… chi? Non ricordo. E si sa anche che la tecnologia 5G
non goda di una ottima reputazione tra la gente. Sapete, i rischi nella
vita si corrono. Anzi, la vita stessa può essere definita la prima
causa di morte. Tuttavia un conto sono i rischi che uno sceglie
volontariamente di correre, come saltare giù da un ponte appeso a una
fune o scaraventarsi a volo d’uccello in mezzo alle fenditure tra le
montagne, e un conto sono i rischi che ti fanno correre gli altri, a
prescindere dalla tua volontà. C’è una differenza abissale, che la gente
comune coglie senza difficoltà, ma che i portatori di interessi si
ostinano a far sembrare un’ossessione frutto di ignoranza.
Tant’è, che dev’essere un’ignoranza che affligge anche gli stessi
decisori, quando il rischio se lo devono sobbarcare loro stessi. È il
caso di Bruxelles, dove la ministra regionale Céline Fremault ha bloccato la sperimentazione del 5G perchè “la gente di Bruxelles non è una cavia la cui salute io possa vendere per profitto“.
A Bruxelles, ricordiamolo, c’è il Parlamento Europeo, e dentro il
Parlamento Europeo ci sono centinaia di europarlamentari, funzionari,
lobbisti… Chissà se le loro preoccupazioni avranno influito su questa
decisione. Da noi, invece il principio di precauzione (un cardine del
cuore giuridico dell’Unione Europea) non vale. Prima si installa, e poi
si sta “a vedere di nascosto l’effetto che fa“, come cantava il compianto Enzo Jannacci.
Così, Vodafone pubblica sul suo canale Youtube un video autocelebrativo, dal titolo: “Vodafone lancia, prima in Italia, il 5G su rete commerciale“, in cui Aldo Bisio,
amministratore delegato di Vodafone Italia, spiega che la sua azienda
lancia, prima in Italia, il 5G su rete commerciale, disponibile a
Milano, Roma, Torino, Bologna e Napoli, ed entro il 2021 in altre 100
città italiane.
E qui torniamo a quegli ignoranti dei cittadini, che non capiscono la
tecnologia e non sono in grado di apprezzare l’innovazione. Già, perché
fino a stamattina, quel video aveva circa 140 mila visualizzazioni, con
361 “mi piace“, e con… 33.033 “non mi piace“! Avete letto bene: c’erano trentatremilatrentatrè trentini che entrarono a Trento… No, scusate: trentatremilatrentatré non mi piace! Vedere per credere.
Ora, per un qualunque youtuber normale, avere una sproporzione di “non mi piace”
così esponenzialmente fuori scala rappresenterebbe uno dei parametri su
cui Youtube si basa per deindicizzare e perfino rendere inaccessibile
il video (per un rapporto “non mi piace/mi piace” di circa 1/2, all’epoca, con codazzo di delatori che segnalano, Youtube pose un avvertimento di “contenuto sensibile” davanti alla mia intervista col povero Marco Montemagno). Ma qui la faccenda è diversa: il canale di Vodafone Italia su Youtube, chiaramente, non è certo quello del cittadino-ignorante. Tuttavia la cosa aveva iniziato a girare e ad assumere proporzioni bibliche dal punto di vista della comunicazione. Un’Epic Fail, si direbbe in gergo nerd. Ed è così che, tra lo stupore degli astanti, poche ore fa, come per magia, il numero dei “non mi piace” scompare da sotto al video Youtube. Ri-vedere per credere!
Uuups! Com’è possibile? Magia? Nel buzz che ha iniziato a risuonare
nella rete, qualcuno ha insinuato che Youtube stessa fosse venuta in
aiuto della povera Vodafone, togliendo l’indicazione del numero di “mi piace/non mi piace” da sotto allo sfortunato video. Tuttavia la verità è molto più semplice. Nel pannello di gestione di tutti i video, i creator su Youtube hanno a disposizione un’opzione che recita così: “Gli utenti possono visualizzare le valutazioni di questo video“. Si tratta di un flag on/off: se lo di deseleziona, il numero di “non mi piace” svaniscono nel nulla. Eccolo qui.
Non c’è dunque bisogno di ipotizzare nessun intervento alieno (leggi: la magica manina dei programmatori Youtube)
per spiegare lo strano fenomeno a cui molti cittadini digitali hanno
assistito con stupore e meraviglia, come quando cade uno sciame di Alpha Monocerontidi.
La cosa più probabile è che l’ufficio che si occupa di comunicazione in
rete di Vodafone Italia, venuto a conoscenza dell’inspiegabile ostilità
di un piccolo villaggio di irriducibili galli (in realtà una enorme
folla di cittadini insensibili alle sfavillanti potenzialità della
tecnologia), abbia preso la decisione più sbagliata che potesse
prendere: cancellare le tracce del dissenso popolare.
Eppure si sa che, come dicevo all’inizio di questo articolo, “la rete non perdona“. O, parafrasando un altro celebre motto, su internet “tutto si crea, e niente si distrugge”
(questa è mia). Per questo stesso motivo, appare evidente che la lotta
delle task force di Governo contro le fake news sia solo un pretesto per
controllare il “sentiment” dei cittadini: perché “in rete, una bugia dura 30 secondi” (chi lo diceva? Ah sì, sempre lui, quello di cui non ricordo il nome, almeno dieci anni fa).
Insomma, anziché prendere atto che tra i cittadini c’è una vasta
comunità di persone che, prima di essere sottoposta ai campi
elettromagnetici della tecnologia 5G, vorrebbe leggere i risultati di
studi che certificano oltre ogni ragionevole dubbio che si tratta di
irradiazioni innocue, e rispondere quindi nel merito a una diffusa
perplessità che nasconde legittime preoccupazioni per la salute, si
preferisce tentare di nascondere il dissenso, per fingere che non
esista.
I cittadini vogliono risposte, e non è fingendo che le loro critiche
non esistano che si decreterà il successo commerciale di una nuova
tecnologia. Non sfugge certamente la quantità di investimenti che si
sono resi necessari per la realizzazione del 5G, né i timori di chi ha
paura di perdere i soldi, ma non tutte le decisioni si possono prendere
in base al parametro del mero profitto, e non è detto che la decisione
giusta per valorizzare quegli investimenti sia quella di nascondere la
testa sotto al tappeto. A volte, chi vince perde, e chi perde… vince.
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