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E’
una vera sconfitta cognitiva che l’epidemia o meglio le misure prese
ufficialmente per contenerla si siano rifugiate sotto l’ala della
scienza o meglio della pseudo scienza di Big Pharma e dei noti
filantropi, si perché la sua narrazione è tra le più assurde possibili e
irte di numeri del tutto privi di senso. In questo barnum numerico il
più rilevante “verme” è il numero dei contagi che diminuisce o si
allarga a seconda dell’impatto che può avere sui piani di battaglia
dell’nuovo ordine virale. Davvero strano che nessuno abbia notato
l’assurdità di dare le cifre del contagio senza riferirlo al numero dei
test effettuati: se un giorno, mettiamo caso, faccio 1000 test e trovo
200 contagiati, poi il giorno successivo ne faccio 2000 e trovo 300
positivi, ecco che viene annunciato un aumento dei contagi mentre in
effetti c’è una diminuzione. Insomma siamo spettatori di una perversa
ingegneria narrativa che dappertutto è stata venduta come basata
sulla Scienza (con la S maiuscola) a cui la gente dovrebbe obbedire.
Ma il pressapochismo delle previsioni fatte e la conseguente
inadeguatezza delle misure prese sono a livello inimmaginabile, così
come lo sporca guerra dei farmaci ( vedi vicenda del Remdesivir a fine
post) e gli enormi errori di misurazione che sono stati parte
integrante dello spettacolo scientifico Covid 19 dovrebbero riportarci a
ciò che Lord Kelvin ha detto sulla scienza e sulla misurazione: ” Se non riesci a misurarlo allora non è scienza e la tua teoria tende a basarsi più sull’immaginazione che sulla conoscenza”.
Di
fatto viviamo nella più grande confusione, talvolta innocente, molto
più spesso dolosa dai cui possiamo trarre la conclusione oggettiva che
ciò che ci viene detto in qualsiasi momento è probabile che venga
rivisto, se non invertito nel giro di poco tempo anche perché
l’accuratezza dei dati di base è stata compromessa dagli interessi
sottostanti all’epidemia che si era previsto non si sa bene in base a
cosa facesse 60 milioni di morti e ne ha fatti invece 280 mila, un terzo
dell’influenza annuale. In molti luoghi come l’Italia che in questo fa
scuola, i decessi riferiti a Covid hanno incluso tutti coloro che
risultano positivi al virus quando muoiono, rendendo fra l’altro
impossibili studi epidemiologici accurati. Per uscire fuori dal campo di
concentramento italiano dove la menzogna è verbo quotidiano, si può
riferire ciò che ha detto la direttrice del Dipartimento di sanità
pubblica dell’Illinois, Ngozi Ezike, ( democraticissima se per caso lo
si vuole sapere e per di più sostenitrice della sanità pubblica) : “se
qualcuno era in ospedale con una prognosi di poche settimane di vita e
poi hanno anche scoperto un contatto col coronavirus questi è stato
conteggiato come vittima del Covid”. Per quelli che in questa tragedia
democratica ancora si aggrappano alle piccole dialettiche politiche si
tratta della stessa cosa affermata dall’ epidemiologa Deborah Birx,
specializzata nella ricerca del vaccino contro l’Aids di cui coordina la
ricerca e che fa parte della task force guidata da Fauci: in
un’intervista al Washington Post ha detto che il sistema di contabilità
dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) sta
“raddoppiando” i casi e nella migliore delle situazioni sta aumentando
le misurazioni di contagio e mortalità “fino al 25%”. Insomma il
contrario di quanto dice Fauci. Per non parlare dei casi in cui
condizioni di per sé mortali come avvelenamento da alcol o da sostanze
tossiche viene attribuito tout court al coronavirus oppure – come è
accaduto e accade a New York – si scambia l’influenza per Covid.
In compenso però sono state completamente ignorate le dimostrazioni
della relazione tra densità di popolazione e diffusione del virus che
impone misure radicalmente diverse nelle aree ad alta e bassa densità. O
non si è tenuto conto del fatto che malattie infettive che colpiscono
l’apparato respiratorio si diffondono sei volte di più nei trasporti
pubblici di massa che nelle altre condizioni di contatto sociale. Eppure
proprio questi mezzi hanno continuato a funzionare mentre si
criminalizzavano le attività all’aperto. Il problema vero è che ci
troviamo di fronte a una sorta di lotteria scientifica che pretende di
fare da guida ma nelle cui pieghe si scorge molto bene il
condizionamento di tipo politico ed economico. Lo dimostra insieme a
tutto il resto la vicenda del Remdesivir,
il costosissimo antivirale prodotto dalla Gilead ( di cui Blackrock è
uno dei maggiori azionisti ) che secondo Fauci sarebbe stato la
pallottola magica contro il coronavirus e che ha prodotto uno
straordinario aumento in borsa per l’azienda produttrice: il farmaco è
stato autorizzato prima che fosse completato lo studio cardine sulla sua
efficacia, condotto su 1063 pazienti la metà dei quali trattati col
farmaco e l’altra metà con placebo. Venerdì scorso sono stati comunicati
i dati: non è stato riscontrato alcun beneficio e sono stati rilevati
modesti miglioramenti solo tra i pazienti ospedalizzati che assumevano
ossigeno supplementare anche a causa di altre patologie pregresse. In
pratica il placebo e il farmaco hanno avuto effetti praticamente
sovrapponibili. Ora a causa dell’estinguersi dell’epidemia non è più
possibile mettere assieme gruppi tanto grandi e significativi. Ma non
c’è preoccupazione, morto un Remdesivir se ne fa un altro.
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