Alla
fine, oltre ad essere assurdamente svantaggioso (per l’Italia e altri
paesi) il trattato che riforma il Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) è
anche incostituzionale. Sia nel contenuto che nell’iter procedurale.
In più, risulta essere la prova inconfutabile dell’idiozia contrattuale della nostra “classe politica”, pronta a firmare quel che gli altri partner europei – a cominciare ovviamente da quelli più forti, la Germania – si guardano bene dal sottoscrivere.
Un’analisi costituzionale e non soltanto economica del testo solleva infatti “delicate questioni di legittimità costituzionale e di uguaglianza dell’Italia nei rapporti internazionali”. Parole che appaiono sull’editoriale di Milano Finanza, a firma di Guido Salerno Aletta (L’Unione dei diseguali), non in qualche scantinato leghista.
In ballo ci sono due “piccoli dettagli” come il principio di sovranità (chi comanda dentro i confini dello Stato) e il ruolo del Parlamento, cui la sovranità popolare viene delegata con il normale processo elettorale.
Da sempre, l’Italia firma i trattati europei senza una vera discussione parlamentare (addirittura a Camere chiuse, come avvenne per il Trattato di Maastricht!) e sicuramente senza alcun esame della Corte Costituzionale.