Palazzo Madama mantiene lo scudo per i parlamentari della nuova camera dei non eletti. Il Movimento 5 stelle e il Carroccio non partecipano al dibattito e il provvedimento passa dopo due ore di dibattito. La relatrice Pd e i capigruppo dem e Fi hanno difeso la decisione: "Istituto voluto dai padri costituenti". Renzi: "Si cambia davvero".
I 100 nominati del Senato delle Autonomie saranno protetti dall’immunità. Palazzo Madama respinge gli emendamenti che prevedevano lo stop allo scudo per i parlamentari dopo due ore di discussione. Assenti per protesta i rappresentanti dell’opposizione, sia Lega Nord che Movimento 5 stelle, il dibattito sull’articolo 8 del ddl Boschi si esaurisce in ventuno interventi. Bagarre, grida, proteste: le immagini di tensione dei giorni scorsi lasciano il posto a un’analisi lampo di emendamenti ed articoli che nel giro di un pomeriggio tolgono l’indennità per i nominati del prossimo Senato e aboliscono i senatori a vita. Ad un certo punto il presidente d’Aula Maurizio Gasparri apre il dibattito sullo scudo, convinto di non vedere il voto entro sera. Ma i programmi saltano nel giro di poco e Palazzo Madama scioglie uno dei nodi più discussi senza pensarci. “E’ la scelta migliore che permette di mantenere un equilibrio perché ristabilisce la parità tra deputati e senatori”, dice la relatrice Pd Anna Finocchiario prima di rimettersi all’assemblea. Tra i critici restano Loredana De Petris (Sel) a Vannino Chiti (Pd), mentre relatori, governo e capigruppo Pd e Forza Italia appoggiano la decisione. “E’ un istituto voluto dai padri costituenti”, ribadisce il democratico Luigi Zanda. E allora diventa chiaro che le aperture sono finite. Scettico il deputato Felice Casson del Pd: “Dispiace che per trattare un tema così delicato non ci siano in Aula i partiti di minoranza. E poi notiamo una chiusura da parte del governo dopo che nelle scorse settimane avevamo visto un’apertura”. Solo qualche giorno prima infatti, il presidente del Consiglio al tavolo con il Movimento 5 stelle si era detto disposto a trattare in Aula sulla questione immunità. Un’apertura che oggi a Palazzo Madama non è stata nemmeno discussa.Nel testo originario del ddl Boschi non era previsto lo scudo per i parlamentari, ma al contrario era stato inserito in commissione con un emendamento. Una scelta che già a giugno scorso aveva provocato numerose reazioni, fino ad arrivare ad una timida apertura dello stesso Renzi che non escludeva la possibilità di eliminare la modifica. Quasi due mesi di mediazioni scomparsi in mezzo pomeriggio di dibattito: inizialmente il voto non avrebbe dovuto essere previsto per la giornata (assente il relatore di minoranza Roberto Calderoli per un lutto si era pensato di spostare ai prossimi giorni), ma il dibattito si è esaurito in pochi interventi. Il piccolo gruppo di Sel ha cercato di tenere il punto. Netti anche gli interventi dei dissidenti del Pd. Sono stati ascoltati Vannino Chiti, Felice Casson, Lucrezia Ricchiuti e altri democratici su posizione diverse come Luigi Zanda che ha parlato di “un dibattito serio, di alta qualità”, mentre Fi ha ribadito il suo assenso al testo della riforma. “Esistono più ragioni”, ha detto Zanda in Aula, “per conservare l’immunità più di quanto esistano ragioni contrarie. L’uso distorto che a volte ne è stato fatto non è una ragione per togliere dalla Costituzione un istituto come questo. Per rispetto ai nostri padri costituenti non possiamo distruggere qualcosa che è stato immaginato come corollario della nostra Costituzione”.
Esulta per la giornata di “risultati” Matteo Renzi che su Twitter rilancia: “Si cambia davvero”. E intanto nei prossimi giorni ci saranno da affrontare altri nodi importanti. Tra questi: la platea per l’elezione del Capo dello Stato, le firme necessarie per i referendum, le funzioni del futuro Senato. Si tratta di punti sui quali il Governo la settimana scorsa ha annunciato la propria disponibilità al dialogo con le opposizioni, sbloccando così un’ impasse che sembrava insormontabile. L’abbassamento delle firme necessarie per i referendum abrogativi sembra quasi certo. Nel testo giunto in aula, le firme necessarie per la presentazione di un referendum sono 800mila: Sel e M5S chiedono un abbassamento a 500mila (la Lega punta anche ad introdurre la ratifica dei trattati internazionali a cominciare da quelli europei tra le materie sulle quali ammettere il referendum). Più complessa la questione della platea per l’elezione del Presidente della Repubblica. Il ddl Boschi prevede che dopo il quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dell’Aula mentre dopo l’ottavo scrutinio basta la maggioranza assoluta. Soglie che, secondo le opposizioni, lascerebbero la scelta del Capo dello Stato nelle mani della maggioranza. Da qui un possibile punto d’incontro nell’allargamento della platea dei “grandi elettori” anche ai parlamentari europei: ma la soluzione non gode del favore né di Sel né dei ‘dissidenti’ Democrat.
CRONACA ORA PER ORA
20.10 – Bocciati emendamenti art.8. Resta immunità
L’Aula del Senato ha bocciato tutti gli emendamenti aggiuntivi all’art. 8, relativi all’immunità. Il testo della Commissione Affari Costituzionali resta, su questo punto, quindi invariato: per i membri del futuro Senato, così come per i deputati, è prevista l’immunità.
20.00 – Su immunità e emendamenti, governo e relatori si rimettono all’Aula
“Discutere nuovamente sul cancellare o meno l’immunità può essere rimandata nel momento in cui vedremo all’opera questo organo e queste funzioni. Il principio di cautela vale anche in funzione di questo: l’assetto e l’equilibrio sarà dato anche ai nuovi poteri che attribuiamo al nuovo Senato della Repubblica”. Il testo approvato dalla commissione “è un punto di transazione a nostro avviso soddisfacente”. Ma sugli emendamenti “i relatori si rimetto all’aula”. Lo ha riferito in aula la relatrice al ddl Riforme, Anna Finocchiaro (Pd). Anche il governo sugli emendamenti si rimette all’aula del Senato.
19.45 – Renzi su Twitter: “Si cambia davvero”
Matteo Renzi è molto soddisfatto per come al Senato procedono le votazioni sulle riforme, in particolare sul fatto che oggi si è deciso che i futuri senatori non avranno indennità e sulla durata dei senatori di nomina presidenziale. “Si cambia davvero”, afferma il premier facendo suo il tweet del responsabile Comunicazione Pd Nicodemo.
19.30 – Da Fi e Pd sì a immunità. Zanda: “Istituto pensato dai costituenti”
Pd e Forza Italia dicono sì al mantenimento dell’immunità così come prevista dall’attuale articolo 68 della Costituzione, sia per i membri della Camera che per quelli del nuovo Senato. Lo hanno confermato intervenendo nell’Aula di palazzo Madama il capogruppo Dem Luigi Zanda e il senatore azzurro Donato Bruno, esprimendosi quindi a favore del testo del ddl riforme licenziato dalla commissione Affari costituzionali. Quindi no agli emendamenti che ridisegnano l’istituto, proponendo di inserire al provvedimento un articolo aggiuntivo dopo l’8, che verranno messi in votazione domani. ”Anch’io sono a favore del voto del testo”, ha detto il capogruppo Pd Zanda, “così com’è stato approvato dalla commissione. Esistono più ragioni per conservare l’immunità più di quanto esistano ragioni contrarie. L’uso distorto che a volte ne è stato fatto non è una ragione per togliere dalla Costituzione un istituto come questo. Per rispetto ai nostri padri costituenti non possiamo distruggere qualcosa che è stato immaginato come corollario della nostra Costituzione”.
19.19 – Immunità, dubbi dai critici Pd
E’ ormai entrato nel vivo, in Aula al Senato, il dibattito sul nodo dell’immunità del ddl riforme. Diversi gli interventi che si succedono in Assemblea da circa un’ora. E se da un lato sono diversi gli interventi che in sostanza concordano con il testo della Commissione Affari Costituzionali – come quelli di Pier Ferdinando Casini o Mario Mauro – non pochi dubbi emergono tra i banchi del Pd, con Vannino Chiti e Lucrezia Ricchiuti che esprimono le proprie perplessità sul mantenimento dell’immunità. A favore del testo difeso dalla relatrice Finocchiaro è intervenuto anche il senatore Ncd Gaetano Quagliariello mentre tra i contrari, figurano la capogruppo Sel Loredana De Petris. Resta improbabile, invece, che sugli emendamenti aggiuntivi all’art. 8, relativi all’immunità, si voti entro questa sera tenendo fede all’impegno, avanzato alla ripresa dei lavori sul ddl Boschi, di attendere il correlatore Roberto Calderoli per affrontare i nodi più delicati del testo.
19.06 – Casson: “Sarebbe meglio ci fossero anche le parti critiche. Il governo ha deciso chiusura”
“Sarebbe auspicabile”, ha detto Felice Casson (Pd), “che ci fossero anche le parti critiche in Aula per partecipare alla discussione. Se nei giorni scorsi avevamo visto un’apertura da parte del governo sul tema, oggi pomeriggio abbiamo saputo che c’è stata una chiusura. Tema delicato perché riguarda l’essenza stessa di essere parlamentare. Immunità è retaggio storico da superare”. Entrando nel merito, Casson si è detto contrario al mantenimento dell’immunità in un momento storico in cui “il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge”.
18.30 – Lega ancora fuori dall’Aula
La Lega Nord continua a non partecipare ai lavori dell’Aula di palazzo Madama sulle riforme. Al termine della riunione con il ministro Maria Elena Boschi, il capogruppo dei senatori del Carroccio Gian Marco Centinaio afferma che “al momento le risposte del governo sono insoddisfacenti” per cui il Carroccio prosegue nella scelta, presa venerdì scorso, di non stare in Aula
18.15 – Dibattito su immunità. Finocchiario: “Testo della commissione è soluzione migliore”“La soluzione è allo stato quella che meglio garantisce un bilanciamento e una ragionevole ed equilibrata soluzione” in merito all’immunità dei futuri senatori, anche in riferimento a quella prevista per i deputati. Lo ha detto Anna Finocchiaro (Pd). “Ci stiamo muovendo su un terreno molto delicato che riguarda anche i regolamenti parlamentari”. La relatrice ha infatti auspicato che i regolamenti possano prevedere la formazione paritetica delle Giunte per l’autorizzazione e non sul criterio di maggioranza-opposizione. La soluzione prevista dalla commissione, cioè il mantenimento dell’immunità parlamentare anche per i futuri senatori, “non sconfina verso un’autorizzazione a procedere ante riforma del 93 e ristabilisce la parità tra deputati e senatori”.
17.50 – Aula approva articolo 9 su iniziativa legislativa
Il Senato ha approvato l’articolo 9 del ddl Riforme sull’iniziativa legislativa, con 193 voti favorevoli e 9 contrari. L’Aula ha bocciato tutti gli emendamenti presentati.
17.45 – Aula approva parte dell’articolo 8
L’aula del Senato dà l’ok all’articolo 8 del ddl riforme sul procedimento legislativo. Il sì dell’Assemblea giunge con 194 sì, 10 no e 4 astenuti. Sono per ora accantonate le votazioni sugli emendamenti aggiuntivi, relativi all’immunità.
17.20 – Accantonati emendamenti su immunità
La relatrice Anna Finocchiaro ha proposto di accantonare gli emendamenti di governo e relatori sull’immunità dei parlamentari e discuterli con il ritorno del co-relatore Roberto Calderoli, oggi assente per la morte della madre. Inoltre la senatrice Dem ha richiesto ai gruppi, sempre per l’assenza del leghista, di fermare i lavori di oggi all’articolo 9 compreso visto che “incontreremo il cuore del provvedimento sulle funzioni legislative del Senato”. L’aula ha approvato la proposta.
17.15 – La relatrice Finocchiaro: “Su immunità testo confermato”
“I relatori restano al testo introdotto in commissione e dalla commissione approvato, ovvero la restaurazione del regime vigente”. Così la senatrice Pd Anna Finocchiaro, replicando ad una sollecitazione di Vannino Chiti in Aula sottolinea la conferma del testo uscito dalla Commissione, che prevede l’immunità anche per i senatori. Sull’immunità dei senatori “il confronto è aperto e il governo è aperto alle riflessioni dell’Aula”, ha detto invece il sottosegretario alla Pa, Angelo Rughetti, durante i lavori in merito al ddl Riforme. “È evidente che l’opinione emersa in commissione Affari costituzionali è l’opinione che il governo ha fatto propria”, ha aggiunto il sottosegretario. Durante il dibattito è stato così deciso di accantonare gli emendamenti che riguardano la questione.
17.00 – Aula approva art.7 su indennità
Senato ha approvato l’articolo 7 al ddl Riforme sull’indennità parlamentare, con 184 voti favorevoli e 14 contrari. L’Aula ha bocciato tutti gli emendamenti presentati. I nominati a Palazzo Madama non riceveranno lo stipendio per il loro ruolo di senatori.
16.53 – Aula approva art.6 su prerogative parlamentari
Il Senato ha approvato l’articolo 6 al ddl Riforme sulle prerogative dei parlamentari con 195 voti favorevoli e 10 contrari. L’Aula ha bocciato tutti gli emendamenti presentati.
16.45 – Aula approva articoli in breve tempo
Ritmo sostenuto in Senato sul voto agli emendamenti al ddl Riforme. Già approvati gli articoli 3, 4, 5 e 6 su durata della Camera dei deputati, sui titoli di ammissione dei componenti del Senato delle Autonomie, sul vincolo di mandato e sulle prerogative dei parlamentari. Bocciate alcune proposte di modifica sulla nomina dei senatori nominati dal presidente della Repubblica (il numero previsto dal ddl è 5, non più a vita ma per massimo 7 anni). Ai lavori non sta partecipando il M5s. Ridotti al minimo gli interventi, sia per illustrare gli emendamenti che per le dichiarazioni di voto.
16.47 – Aula approva art.5 su vincolo di mandato
Via libera dell’Aula del Senato anche all’articolo 5 del ddl riforme costituzionali, secondo il quale è il regolamento a stabilire in quali casi le nomine alle cariche del futuro Senato possano essere limitate in ragione dell’esercizio di funzioni di governo regionali o locali. Il sì dell’Aula giunge con 188 voti favorevoli, 14 contrari, 7 astenuti.
16.40 – Aula approva art.4: via la parola Senato da articolo 60 della Costituzione
L’Aula del Senato approva anche l’articolo 4 del ddl riforme costituzionali, relativo alla durata della Camera dei deputati, con il quale si ‘cancella’ la parola Senato dall’articolo 60 della Costituzione sulla durata delle Camere sulla non prorogabilità di quest’ultima se non per legge o in caso di guerra. L’ok di Palazzo Madama arriva con 184 voti favorevoli, 14 no e 9 astenuti.
16.31 – Aula approva art.3 sulla nomina dei senatori a vitaVia libera dell’Aula del Senato all’articolo 3 del ddl riforme che ridisegna l’articolo 59 della Costituzione sui senatori a vita. Il Presidente della Repubblica potrà nominare 5 senatori, in base a quanto stabilisce l’articolo 2 del ddl, scegliendo “cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Tali senatori -recita sempre la norma- durano in carica sette anni e non possono essere nuovamente nominati”.
16.20 – Cattaneo: “Umiliante chiedere ai senatori a vita di non lavorare troppo”
“Chiedere a questi colleghi italiani che partecipano a disegnare l’eccellenza nel mondo di sedere qui per non lavorare troppo è umiliante. E rivela ancora una volta per me quanto una buona parte della politica voglia effettivamente fare a meno di molte competenze per decidere in autonomia”. Lo ha affermato la senatrice a vita Elena Cattaneo, intervenendo in Aula durante l’esame del ddl riforme per illustrare alcuni suoi emendamenti all’articolo che disciplina la nomina dei senatori a vita.
16.00 – M5S abbandona l’AulaDopo l’annuncio di Petrocelli in aula, i senatori del Movimento 5 Stelle hanno abbandonato l’emiciclo di palazzo Madama. I pentastellati hanno scelto quindi di proseguire sulla strada dell’Aventino in relazione al ddl riforme.
15.55 – Senato inizia discussione articolo 3L’Aula del Senato, dopo una breve sospensione dovuta alla momentanea assenza della relatrice Anna Finocchiaro, ha iniziato l’esame degli emendamenti all’art. 3 del ddl riforme costituzionali, relativo ai senatori a vita di nomina presidenziale. Assente l’altro relatore del ddl Roberto Calderoli, colpito da grave lutto. “E’ scomparsa la madre e rivolgiamo al senatore i sentimenti di cordoglio di tutto il Senato”, ha affermato il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, che presiede i lavori.
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