C'è un orologio che segna le 10.25 di mattina da 34 anni. Quell'orologio si trova nell'ala ovest della stazione di Bologna ed è lì, fermo, dal 2 agosto 1980. Segna l'ora esatta della strage di matrice fascista, quando 23 chili di esplosivi nascosti in un bagaglio abbandonato nella sala d'aspetto della seconda classe della stazione esplosero. I morti furono 85, per lo più persone che stavano partendo per le vacanze estive.
Secondo un sondaggio condotto dal Corriere di Bologna e ripreso anche dal Fatto Quotidiano, sono ormai poche le persone di passaggio alla stazione che sanno cosa sia successo il 2 agosto 1980.
La lapide della sala d'attesa con l'elenco di nomi, cognomi ed età di tutte le 85 vittime della strage dicono poco, per non dire nulla, ai viaggiatori: "Una bomba, la bomba, ah sì, ma come avvenne?". "Non lo so, cosa è successo il 2 agosto?", risponde un ragazzo con l’accento salentino al giornalista.
Come scrive Fernando Pellerano sul Corriere di Bologna:
"Il 2 agosto, un punto fermo per chi vive sotto le Due Torri, poco più di una vaga idea per tutti gli altri. Poi a ben guardare anche a Bologna occorre fare dei distinguo, perché sono tanti i "non bolognesi" venuti a vivere qui di recente che "ne sanno" appena appena. Più omogenea l’ignoranza degli altri, dei forestieri. Basta fare un salto in stazione e chiedere a chi scende o sale su un treno e rendersi conto che la strage del 2 agosto rischia davvero di diventare sempre di più "una storia nostra". Quindi un po’ più piccola. Eppure non lo è. Affatto".Un vuoto di memoria che determina un fenomeno di ignoranza collettiva, della quale sono responsabili sia lo Stato sia la scuola.
Come testimonia un gruppo di ragazzi di Imola, Faenza, Forlì e Pesaro pronti per le vacanze: "Sappiamo cosa è successo perché siamo della zona. Più che a scuola ne ho sentito parlare in famiglia: io ho 21 anni". Sì, perché a scuola "siamo arrivati alla seconda guerra mondiale".
E la scuola è la prima colpevole anche per Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime, come dichiara al Fatto Quotidiano:
"Non sono soltanto importanti in quanto eventi drammatici ma anche rispetto a come hanno cambiato la storia italiana".Anche il governo ha le sue responsabilità: la lotta per i risarcimenti alle famiglie delle vittime è stata lunga e difficile, e ancora oggi non è conclusa. E la promessa di un anno fa del Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Graziano Delrio, di inserire nel decreto Sicurezza la questione dei risarcimenti non è stata mantenuta.
Intanto, ogni giorno nella sala d'attesa della stazione c’è l’operatore che svolge il ruolo di Cicerone della bomba, dando informazioni sulla strage: "Io racconto che dove c’è il pavimento incassato, lì c’era il tavolino sotto il quale Mambro e Fioravanti misero la bomba. Poi racconto del grande poster del Teatro Comunale sopravvissuto allo scoppio. L’unico".
Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, giudicati gli esecutori materiali della strage e condannati all'ergastolo anche se ancora oggi i due si dichiarano estranei alla vicenda. Nomi sconosciuti alla maggioranza dei passanti per la stazione di Bologna.
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