Comunista, militante di Lotta Continua, venne preso di mira perché meridionale, prima ancora che per appartenenza partitica. Ma d'altronde, dalla notte dei tempi, il fascismo se la prende sempre con chi può, difendendo immancabilmente interessi definiti, dal colore e dal cognome giusto. Ieri li chiamava terroni, oggi extracomunitari: c'è sempre un uomo nero da percuotere, nella cultura di destra.
Era stato al centro di un'aggressione proprio la mattina dell'agguato, Mario Lupo. A fronteggiarlo in piazza Garibaldi un gruppetto composto da una decina di fascisti, tra cui Edgardo Bonazzi che prima di andarsene, brandendo un coltello, chiosò appunto: "non ce l'abbiamo con i comunisti, ma con i terroni sì".
Le ore di quella giornata d'agosto trascorsero, e verso sera Mario decise di andare al Cinema Roma con gli amici Alfonso Piazza e Giancarlo Ablondi. Ad attenderli un gruppetto di neofascisti capeggiati dallo stesso Bonazzi, che cominciò a pestare Piazza. Quando Lupo provò ad aiutare l'amico venne accoltellato al cuore, e morì.
Bonazzi finì in galera per undici anni, con l'accusa di omicidio preterintenzionale, i suoi camerati Andrea Ringozzi e Luigi Saporito con quella di concorso in omicidio.
Una lieve punizione, rispetto ai semi di odio e di dolore gettati. Semi che oggi, a guardare la sperequazione sociale intatta, lo sguardo diffidente e superficiale riservato a chi deve essere invece accolto ed incluso, e la dignità preclusa a chi è povero e solo, paiono aver attecchito. Forse un modo di tessere un'altra visione sociale e collettiva parte anche dalla partecipazione a commemorazioni che sono uno dei modi dati per ribadire una scala valoriale, oltre che per omaggiare un essere umano barbaramente assassinato, in quanto comunista o in quanto terrone.
L'appuntamento è quindi per domani, lunedì 25 agosto alle 18 e 30, come di consueto in viale Tanara. A presiedere la commemorazione sarà Andrea Bui, del Centro Studi Movimenti.
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