ll ministro degli Esteri annuncia la disponibilità di Damasco a
cooperare con la comunità internazionale contro lo Stato Islamico: "Raid
con nostro coordinamento". Lettera della Papa alla messa per Foley.
Diffuso l'ultimo messaggio del reporter alla famiglia. Nuovo attentato a
una moschea in Iraq: 12 morti.
repubblica.it
ROMA - La Siria è pronta a
collaborare con la comunità internazionale - inclusi gli Stati Uniti -
nella lotta contro il terrorismo. Lo ha detto il ministro degli esteri
siriano Walid al Muallim, citato dall'agenzia ufficiale Sana,
precisando che la collaborazione può avvenire nel rispetto della
risoluzione Onu n.2170, che prevede sanzioni contro gruppi jihadisti in
Siria e Iraq.
Una mossa diplomatica che potrebbe mirare - nelle
intenzioni di Damasco - a rompere l'isolamento internazionale, da parte
dell'Occidente, nel quale si trova il regime di Assad.
Un'apertura
in ogni caso condizionata. Il governo di Damasco ha, infatti, precisato
che dovrà essere coinvolto nel coordinare qualsiasi raid contro i
miliziani islamisti nel Paese, dopo che Stati Uniti e Gran Bretagna
hanno fatto sapere che starebbero considerando di estendere gli attacchi
contro l'Is anche in territorio siriano. "Vi assicuro che se ci fosse
stato un coordinamento tra gli Usa e il governo siriano, l'operazione
non sarebbe fallita", ha sottolineato Walid Al Muallim, in riferimento
al fallito blitz per la liberazione di James Foley.
Il
ministro degli Esteri ha aggiunto che un intervento militare limitato
alle operazioni aeree potrebbero non bastare contro lo Stato Islamico,
visto che i combattenti dell'Is hanno preso ormai controllo di larghe
parte del Paese. Ieri, infatti, i jihadisti dello Stato islamico (Is) hanno annunciato di aver conquistato anche l'aeroporto di Taqba, ultimo bastione di Assad nella provincia settentrionale di Raqqa in Siria.
Le accuse dell'Onu all'Is. Parole dure
contro lo Stato Islamico arrivano anche dalle Nazioni Unite. L'alto
commissario dell'Onu per i diritti umani Navi Pillay ha accusato l'Is di
compiere una "pulizia etnica e religiosa" in Iraq ed ha chiesto di
giudicare i responsabili di eventuali crimini contro l'umanità. "Gravi e
orribili violazioni dei diritti umani sono compiute ogni giorno", ha
aggiunto.
"Colpiscono sistematicamente uomini, donne e bambini
basandosi sulla loro etnia, la loro religione o l'appartenenza settaria e
stanno facendo spietatamente una pulizia etnica e religiosa nelle aree
sotto il loro controllo", ha affermato Pillay in un comunicato. "Questa
persecuzione equivarrebbe a crimini contro l'umanità", ha sottolineato.
Attentato a una moschea sciita a Bagdad. Ancora
sangue in un attacco a una moschea in Iraq. Almeno 12 persone sono
rimaste uccise in un attentato suicida contro una moschea sciita a
Baghdad. Lo riferiscono fonti ufficiali irachene. La polizia ha
raccontato che l'attentatore ha fatto saltare il proprio giubbotto
carico di esplosivo di fronte all'edificio sacro nella zona di New
Baghdad, a est della città, mentre i fedeli uscivano dalla preghiera di
mezzogiorno. Secondo quanto riferito da personale medico, altre 26 altre
persone sono rimaste ferite. Venerdì la strage in una moschea sunnita nella provincia settentrionale irachena di Diyala aveva provocato circa 70 vittime.
Lettera del Papa alla messa per Foley.
"Preghiamo per la fine della violenza insensata e per un'alba di pace e
riconciliazione tra tutti i membri della famiglia umana". Lo scrive
papa Francesco in un messaggio inviato ai partecipanti alla messa che si
è tenuta ieri in New Hampshire per ricordare James Foley, il giornalista americano ucciso dai jihadisti.
Nel suo messaggio, letto alla fine della messa e riportato oggi dalla Radio Vaticana,
il Papa si unisce al dolore dei familiari, amici e colleghi del
reporter Usa, assicurando la sua preghiera e vicinanza spirituale. Alla
celebrazione, che si è tenuta in una chiesa di Rochester, frequentata
dalla famiglia Foley, hanno preso parte centinaia di persone. A
presiedere il rito, il vescovo locale Peter Libasci che ha messo
l'accento sulla forza che James, come la sua famiglia, hanno sempre
attinto dalla fede cattolica. Il presule ha inoltre pregato per il
giornalista americano, Steven Sotloff, e per gli altri ostaggi ancora in
mano ai jihadisti in Iraq. Ieri sono stati rilasciati un giornalista americano e un cittadino tedesco.
L'ultimo messaggio di James alla famiglia.
E' stata diffusa intanto per volontà della famiglia l'ultima lettera
scritta dal reporter americano, giustiziato dall'Is. Un messaggio
commovente e pieno d'amore per i suoi cari, scritto durante i mesi di
prigionia e affidato a un compagno di cella. "Ho avuto giorni buoni e
altri
in cui mi sono sentito più debole - scrive Foley -. Siamo felici
quando qualcuno di noi viene liberato, anche se ognuno spera che tocchi
a lui. Cerchiamo di incoraggiarci a vicenda.
Le ultime parole
sono dedicate alla nonna: "Per favore, prendi le tue medicine, fai
passeggiate e continua a danzare. Ho in mente di portarti a prendere un
Margarita quando torno a casa. Sii forte perché avrò bisogno di tutto
il tuo aiuto per recuperare la mia vita".
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lunedì 25 agosto 2014
Guerre nel Mondo. Siria, il governo 'apre' agli Usa: "Pronti a collaborare contro il terrorismo". Onu: da Is pulizia etnica in Iraq
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