Per
avere presentato una proposta di legge urbanistica che limitava
il dominio della rendita immobiliare, il ministro dei lavori
pubblici democristiano Fiorentino Sullo, fu sottoposto ad una
inaudita campagna diffamatoria orchestrata dalla grande
proprietà fondiaria e dai costruttori edili. Fu accusato di voler
«togliere la casa agli italiani» e sulla base di questa menzogna la
legge fu accantonata per sempre.
Il Manifesto
Paolo Berdini
Era il 1963 e a distanza di cinquantuno anni si capisce il motivo
della violenza della classe dirigente nei suoi confronti: le case
degli italiani le volevano vendere loro. Per cinque decenni hanno
dominato incontrastati il mercato della casa imponendo prezzi senza
controllo; costruito periferie di bruttezza e disordine
inimmaginabili nell’Europa occidentale; guadagnato fortune
incalcolabili. Nel momento di crisi del loro modello di governo
pensano che sia venuto il momento di compiere l’ultimo misfatto.
I tristi nipotini dei protagonisti della diffamazione di Sullo hanno infatti ideato – e il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi l’ha prontamente presentata al Parlamento– una proposta di riforma urbanistica che mette per la prima volta nella storia dell’Italia contemporanea a rischio le case delle famiglie italiane.
La proposta, infatti, non dice nulla sui motivi che a partire dal 2007 hanno portato a una diminuzione dei valori immobiliari che nelle aree marginali del paese ha raggiunto il valore del 40% e si attesta sul 20% nelle periferie delle grandi città. Ci sono decine di migliaia di famiglie di lavoratori che si sono indebitate per acquistare una casa e oggi il valore dei loro alloggi è inferiore a quello di acquisto. Il crollo dei valori immobiliari è stato causato dalla crisi economica mondiale ma anche perché nel ventennio dominato dal neoliberismo si è costruito senza regole a ritmi folli e oggi tutti gli istituti di ricerca di settore parlano di almeno un milione di alloggi nuovi invenduti. I valori delle abitazioni sono crollati perché c’è troppo invenduto.
Anche una persona normale – non bisogna essere ministri — comprende che se si costruiscono altre case, il valore degli immobili esistenti diminuirà ancora e le famiglie italiane subiranno un ulteriore impoverimento dopo il taglio degli stipendi, delle pensioni e del welfare. La proposta cosiddetta «Lupi», ma che viene dalla potente associazione della proprietà immobiliare e dai costruttori italiani, è tutta pensata per favorire un’ulteriore costruzione di nuove case senza prendere atto del fallimento dalla politiche seguite fino ad oggi.
Al di là di vuoti richiami alla prospettiva di fermare il consumo di suolo, essa si basa infatti sullo stesso pilastro che ha favorito la cementificazione, e cioè il diritto edificatorio riconosciuto per legge in eterno e – addirittura — afferma nei principi della legge (art. 1) che «ai proprietari di immobili è riconosciuto il diritto di iniziativa (…) anche al fine di garantire il valore degli immobili». Pensano alla grande proprietà, gli altri cittadini non contano.
Ma oltre che con un ulteriore deprezzamento, vogliono rubare realmente la casa agli italiani anche con il recupero del patrimonio edilizio esistente. Nei brevi articoli dedicati a quello che dovrebbe invece essere il pilastro dell’edilizia del futuro, si trova infatti un meccanismo inammissibile e odioso. Si dice che se ci sono proprietari contrari ad iniziative edilizie si potrà agire in loro danno spostandoli in un’altra parte della città senza il diritto a rientrare dopo le opere nella casa in cui sono vissuti.
Così gli speculatori «valorizzano» le loro immense proprietà e i più poveri dovranno sottostare una volta di più alle ragioni del più forte. Una vera mascalzonata sociale.
La proposta di legge Lupi è la dimostrazione amara delle teorie di Luciano Gallino sul trionfo di un revanscismo proprietario di classe che sembra non incontrare limiti. Una conferma delle reali intenzioni del governo Renzi che ha infatti confermato il ministro ex berlusconiano di ferro.
È ora di ricostruire uno schieramento alternativo al liberismo e idee per alimentarlo. A partire da una proposta che azzeri il dominio intollerabile della rendita parassitaria in Italia.
I tristi nipotini dei protagonisti della diffamazione di Sullo hanno infatti ideato – e il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi l’ha prontamente presentata al Parlamento– una proposta di riforma urbanistica che mette per la prima volta nella storia dell’Italia contemporanea a rischio le case delle famiglie italiane.
La proposta, infatti, non dice nulla sui motivi che a partire dal 2007 hanno portato a una diminuzione dei valori immobiliari che nelle aree marginali del paese ha raggiunto il valore del 40% e si attesta sul 20% nelle periferie delle grandi città. Ci sono decine di migliaia di famiglie di lavoratori che si sono indebitate per acquistare una casa e oggi il valore dei loro alloggi è inferiore a quello di acquisto. Il crollo dei valori immobiliari è stato causato dalla crisi economica mondiale ma anche perché nel ventennio dominato dal neoliberismo si è costruito senza regole a ritmi folli e oggi tutti gli istituti di ricerca di settore parlano di almeno un milione di alloggi nuovi invenduti. I valori delle abitazioni sono crollati perché c’è troppo invenduto.
Anche una persona normale – non bisogna essere ministri — comprende che se si costruiscono altre case, il valore degli immobili esistenti diminuirà ancora e le famiglie italiane subiranno un ulteriore impoverimento dopo il taglio degli stipendi, delle pensioni e del welfare. La proposta cosiddetta «Lupi», ma che viene dalla potente associazione della proprietà immobiliare e dai costruttori italiani, è tutta pensata per favorire un’ulteriore costruzione di nuove case senza prendere atto del fallimento dalla politiche seguite fino ad oggi.
Al di là di vuoti richiami alla prospettiva di fermare il consumo di suolo, essa si basa infatti sullo stesso pilastro che ha favorito la cementificazione, e cioè il diritto edificatorio riconosciuto per legge in eterno e – addirittura — afferma nei principi della legge (art. 1) che «ai proprietari di immobili è riconosciuto il diritto di iniziativa (…) anche al fine di garantire il valore degli immobili». Pensano alla grande proprietà, gli altri cittadini non contano.
Ma oltre che con un ulteriore deprezzamento, vogliono rubare realmente la casa agli italiani anche con il recupero del patrimonio edilizio esistente. Nei brevi articoli dedicati a quello che dovrebbe invece essere il pilastro dell’edilizia del futuro, si trova infatti un meccanismo inammissibile e odioso. Si dice che se ci sono proprietari contrari ad iniziative edilizie si potrà agire in loro danno spostandoli in un’altra parte della città senza il diritto a rientrare dopo le opere nella casa in cui sono vissuti.
Così gli speculatori «valorizzano» le loro immense proprietà e i più poveri dovranno sottostare una volta di più alle ragioni del più forte. Una vera mascalzonata sociale.
La proposta di legge Lupi è la dimostrazione amara delle teorie di Luciano Gallino sul trionfo di un revanscismo proprietario di classe che sembra non incontrare limiti. Una conferma delle reali intenzioni del governo Renzi che ha infatti confermato il ministro ex berlusconiano di ferro.
È ora di ricostruire uno schieramento alternativo al liberismo e idee per alimentarlo. A partire da una proposta che azzeri il dominio intollerabile della rendita parassitaria in Italia.
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