Nei corridoi di viale Mazzini c’è già chi racconta di come era facile un
tempo farsi promuovere. Come se fosse passato un secolo da quando uno
scatto di grado, un avanzamento, non si negava a nessuno (o quasi).
Gratifiche per i meritevoli e prebende per i lottizzati. Ad ogni cambio
di governo un nuovo spoil system con attese sempre crescenti. Solo così
si spiega un organico di giornalisti composto per lo più da dirigenti:
347 tra direttori, vice direttori, capiredattori e inviati. Un capo in
media per ogni quattro redattori.
Ilmessaggero.it di Claudio Marincola
La Rai è una grande azienda, rispettata in Europa e non solo. Ha lo
stesso numero di dipendenti dell’Atac (13 mila), la municipalizzata dei
trasporti romani. E proprio come l’Atac, saccheggiata dalle varie
parentopoli, pullula di generali e scarseggia di soldati semplici (nel
caso dell’Atac di autisti).
Ma ora è scattato il contrordine: le promozioni arriveranno solo se
indispensabili per sostituire i ruoli apicali, e comunque col
contagocce. La regola varrà sia per i 1.656 giornalisti sia per gli
altri dipendenti. Già da un anno, fa sapere l’azienda, la situazione è
tornata sotto controllo. Stop alle promozioni a pioggia, per qualsiasi
motivo e in qualsiasi periodo dell’anno. Tranne casi eccezionali, il dg
Gubitosi ha preteso una stretta, una complessiva riorganizzazione. I
direttori potranno richiederle per i loro sottoposti ma solo in due
precisi periodi dell’anno (a dicembre e aprile) per casi limitatissimi e
comprovate necessità.
L’ACCORDO
In passato nell’azienda proliferano i direttori. Mantenevano la
qualifica all’infinito anche dopo aver ceduto il posto al successore.
Ora, dopo un accordo siglato tra l’azienda e l’Usigrai, non si parla più
di qualifica bensì di incarico, un incarico che viene a cessare nel
momento in cui si dismettono le funzioni e cambia il contenuto
professionale della mansione esercitata.
I tempi delle 11 testate e dei 140 direttori e vice direttori non sono
ancora abbastanza lontani ma stanno per finire. E non è solo per una
questione di soldi ma anche di nuova organizzazione del lavoro. Con
l’accorpamento delle testate previsto dal piano messo a punto dal
direttore generale Gubitosi la cabina di regia delle notizie si
concentrerà infatti in due grandi redazioni. L’obiettivo è realizzare
nell’arco di 4 anni un modello di news completamente diverso che tenga
conto dell’evoluzione tecnologica, digitale terrestre, banda larga,
internet. Riprodurre lo schema dell’attuale ammiraglia Tg1 è
impensabile, nonché anti-economico: 4 vicedirettori, 29 capiredattori,
12 vice capiredattori, 7 capiservizio e 12 redattori ordinari.
La nuova Rai si ispira alla Bbc, un modello in Europa, anche se, come la
Rai, alle prese con un progressivo taglio delle risorse. Nel Regno
Unito il servizio pubblico ha puntato sull’innovazione varando una
drastica riduzione dell’organico. Risultato: un’unica testata e un’unica
direzione giornalistica. In Francia il servizio pubblico ha eliminato
gli spot nel prime time e ha previsto una riduzione dell’organico di 500
unità, conseguenza dell’accorpamento di France2 e France3.
Da qui la preoccupazione dei sindacati per la ricaduta che la
riorganizzazione dell’informazione potrebbe avere sui posti di lavoro.
Tanto più che da noi la situazione è delicata per vari motivi,
principalmente la diminuzione dei ricavi pubblicitari; l’erosione ormai
strutturale del canone; l’eredità della lottizzazione che ha
imprigionato l’azienda trasformandola in una costosa e obsoleta
appendice dei partiti.
SUPERMINIMI
Il nuovo vertice ha passato al vaglio tutte le spese. E ha tagliato
quelle considerate «incompatibili» con l’esigenza di risparmiare i 150
milioni previsti dalla Spending review. Sotto la lente di ingrandimento
sono finite anche le cosiddette promozioni “ad personam”, un istituto
molto in voga negli anni passati di cui potrebbe restare solo un vago
ricordo. Sono previste dal contratto nazionale di lavoro giornalistico
(articolo 11). Supermini individuali di merito concessi dall’azienda su
richiesta dei direttori delle testate. «Era l’unico modo per premiera i
più meritevoli, colleghi che lavoravano dalla mattina alla sera tardi -
ricorda Augusto Minzolini ex direttore del Tg1 - ma stiamo parlando di
poche decine di euro. Era importante il gesto, il riconoscimento per il
lavoro che facevano. Per fare di una redazione “una squadra” serve anche
questo».
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lunedì 4 agosto 2014
Classe Dirigente. Rai, ogni 4 redattori un capo: stretta sulle promozioni facili.
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