Allevate o selvatiche, le popolazioni di api stanno subendo gravi
perdite in Europa e negli Stati Uniti, ma anche in Giappone, Taiwan,
Brasile e in Africa. Una vera e propria "crisi degli impollinatori" che mette a rischio la sicurezza alimentare perché può causare diminuzioni delle rese e della qualità delle colture.
Secondo le stime della Fao, delle 100 specie di colture che forniscono
il 90% di prodotti alimentari in tutto il mondo, 71 sono impollinate
dalle api.
adnkronos.com
Insomma, senza api e senza impollinatori dovremmo fare a meno
di caffè, fragole, pomodori, frutti di bosco, pesche, ma anche del
cotone.
Tra il 1985 e il 2005 le api allevate in Europa sono diminuite del
25%. Peggio negli Stati Uniti dove le morie di api, nell'inverno
2013-2014, hanno superato la percentuale del 40%. Insieme alle api,
stanno registrando un declino impressionante anche altri insetti
impollinatori: bombi, farfalle e falene. L'uomo, con le sue pratiche
agronomiche ad alto impatto ambientale e l'uso diffuso di insetticidi,
rappresenta la prima minaccia per la sopravvivenza degli impollinatori e
per l'equilibro degli ecosistemi. In particolare, risultano altamente
nocivi o letali gli insetticidi oggi più utilizzati al mondo su quasi
tutte le colture: i neonicotinoidi.
Sul banco degli imputati, quindi, l'agricoltura industriale
fortemente dipendente dalla chimica con un uso crescente di
fertilizzanti, diserbanti e insetticidi e la perdita di habitat
naturali. Per correre ai ripari è necessario invertire la rotta e
puntare su un altro modello di agricoltura. Nel rapporto "A come Ape. Un'agricoltura senza pesticidi è possibile", Greenpeace stila una lista di suggerimenti per scongiurare il declino delle api.
In primo luogo, secondo l'associazione ambientalista, per proteggere
le api e gli impollinatori è indispensabile una progressiva
eliminazione dell'uso dei pesticidi di sintesi (diserbanti, insetticidi e
fungicidi) tramite l'implementazione dell'agricoltura ecologica: oltre
ai pesticidi, che uccidono e danneggiano le api, l'uso di erbicidi
diminuisce le risorse floreali disponibili per le api nei campi e ai
loro margini.
Preservare gli habitat naturali e semi-naturali all'interno delle
aree agricole (e non solo) è essenziale per sostenere la biodiversità e
la fauna selvatica, api comprese. Aumentare la presenza degli habitat
semi-naturali nelle aziende agricole è fondamentale: si stima che per
ogni aumento del 10% di habitat di alta qualità per le api, l'abbondanza
e la ricchezza delle specie può aumentare in media del 37%.
Margini erbosi dei campi, terreni a maggese, pascoli seminaturali,
siepi e aree boschive sono tutti habitat importanti per le api. Si
dovrebbe inoltre promuovere l'uso di miscele di fiori autoctoni e di
leguminose, in grado di fornire risorse di polline e nettare per le api.
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sabato 23 agosto 2014
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