Lo ha comunicato il capogruppo Pd a Montecitorio, Roberto Speranza: "Il confronto potrà svolgersi solo dopo formali risposte" da parte del movimento di Grillo. Colaninno: "Colpa dei grillini". D'Incà: "Renzi faccia vedere cos'ha firmato nel patto del Nazareno". Conferenza stampa M5S alla Camera, Di Maio: "Non vogliamo far saltare il tavolo, ma nel Pd c'è grandissima confusione e volontà di temporeggiare. Nessuno ci ha detto che l'incontro sarebbe saltato: da oggi in poi parliamo solo con Renzi".
Alla fine l’incontro sulla legge elettorale e sulla riforma del bicameralismo non ci sarà. A quattro ore dall’ora fissata, il faccia a faccia previsto per oggi tra il Pd e il M5S alla Camera è saltato: lo ha comunicato il capogruppo del Pd a Montecitorio, Roberto Speranza, in una lettera alla presidente dell’assemblea di Montecitorio, Laura Boldrini: “Il Pd – scrive Speranza – considera questo confronto molto serio e importante per il dibattito democratico nel nostro Paese e per dare più forza al percorso delle riforme. Proprio per queste ragioni riteniamo imprescindibile che tale confronto possa svolgersi solo dopo che saranno pervenute formali risposte alle questioni indicate nei giorni scorsi dal Partito democratico”.“Noi abbiamo idee chiare – ha detto Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera nella conferenza stampa convocata a Montecitorio – dall’altra parte vedo molta confusione. Non vogliamo far saltare il tavolo: vogliamo presentare la nostra proposta e poi farla votare sul blog. Sentiamo la responsabilità di portare a casa la legge elettorale in 100 giorni”. “Ho parlato con Lorenzo Guerini giovedì – ha detto ancora Di Maio – e avevamo fissato l’incontro per oggi alle 12. Abbiamo saputo che il faccia e faccia sarebbe saltato questa mattina attraverso cominicati stampa. Oggi si è mancato di rispetto a cittadini italiani, che si aspettavano un incontro in streaming, cosa che non abbiamo visto con Berlusconi. D’ora in poi noi parliamo solo con Renzi. Il Pd dica cosa vuole fare: questa confusione non serve a nessuno”. Il Pd chiedeva una risposta scritta ai 5 punti di Renzi: “Io credevo che l’obiettivo fosse fare una legge elettorale in 100 giorni e non scriversi in carta bollata per 15 giorni. Se vogliono farla per corrispondenza lo dicano”.
“Il primo punto che avremmo portato e vogliamo ancora portare al tavolo con Renzi sono le preferenze - spiega Danilo Toninelli, vicepresidente della Commissione Affari costituzionali della Camera - così si eviterebbe che la Corte costituzionale possa nuovamente bocciare la legge. La seconda proposta è quella del Parlamento pulito: i candidati per alcuni tipi di reati non possono candidarsi. Siamo disposti a rinunciare alle preferenze negative, ma con l’introduzione del divieto di candidatura dei condannati”. Il terzo elemento è il divieto di candidature plurime“. Quarto punto: “Siamo disposti ad accettare un doppio turno di lista e non di coalizione, in modo che ci sia un vincitore ma che non si porti dietro un’ammucchiata di partiti. Siamo consapevoli – ha aggiunto Toninelli – che questo sistema porta un deficit di rappresentatività, ma per questo prevediamo un primo turno senza sbarramento, che consenta ai partiti anche piccoli di entrare in Parlamento. “Noi lasciamo sul tavolo il doppio turno – aggiunge Di Maio – però magari evitiamo che al primo turno si vinca con il 37%“.
E’ già iniziato lo scambio di accuse. Il Pd punta il dito contro i possibili alleati: “Da parte del Pd non c’è alcuna preclusione al dialogo – dichiara il deputato del Pd Matteo Colaninno – col M5S si è alla ricerca di un punto di incontro sulla legge elettorale, vedremo se saranno disponibili ad una mediazione più ampia. Il peso della responsabilità, questa volta, è sulle loro spalle”. La risposta del Movimento è immediata: “Dopo aver fatto un passo avanti e verificato le proposte, appare chiaro e lampante a tutti che Renzi non vuole parlare di riforme con il Movimento 5 stelle [...] Renzi manda avanti gli scagnozzi per avvelenare i pozzi e per far credere agli italiani che siamo noi quelli del no – scrive su Facebook l’ex capogruppo alla Camera del Movimento 5 stelle, Federico D’Incà – oggi Renzi vuole una carta scritta con le nostre risposte. A questo punto allora, credo sia opportuno che prima faccia vedere lui a tutta Italia cosa ha firmato nel famoso patto del Nazareno con Silvio Berlusconi”.
Critico sulla scelta del Pd di far saltare il confronto anche Pippo Civati: “Il gioco si fa parecchio pesante, si individuano i nemici del popolo, si chiude a qualsiasi discussione parlamentare, si vantano numeri che forse non ci sono, anche perché tutta questa tensione, se i numeri ci fossero, sarebbe davvero ingiustificata. Ne resterà uno solo”, scrive il deputato “dissidente” sul proprio blog.
Per far sì che l’incontro avesse luogo non è bastata l’apertura del Movimento arrivata ieri per bocca di Di Maio. L’intervista al Corriere della Sera con cui il vicepresidente della Camera ha aperto a 8 sui 10 punti fissati da Matteo Renzi per proseguire insieme sul cammino delle riforme non è stata considerata sufficiente dai democratici. Già ieri diversi esponenti dem avevano avanzato dubbi sul fatto che il vertice avrebbe avuto luogo. Prima Simona Bonafè, poi Dario Ginefra e infine Davide Faraone, avevano chiesto al M5S di rispondere con un testo scritto al ‘memorandum’ in dieci punti che, secondo i dem, indica le linee guida del progetto di ammodernamento delle istituzioni e del nuovo sistema elettorale. “Noi le riforme vogliamo farle in fretta ma senza fare chiarezza prima – aveva dichiarato Bonafè – è inutile sedersi al tavolo”.
In mattinata Di Maio e il capogruppo cinquestelle al Senato, Buccarella, avevano confermato che avrebbe avuto luogo alle 15: “Oggi io, Danilo Toninelli, Paola Carinelli e Maurizio Buccarella vedremo il Pd per l’incontro decisivo sulla legge elettorale”, aveva fatto sapere Di Maio. Il blog di Beppe Grillo aveva addirittura annunciato lo streaming: “Oggi alle 15 sul Blog e su La Cosa sarà trasmesso in streaming l’incontro tra la delegazione del M5S e quella del PD in merito alla legge elettorale”.
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