Vietato giocare a pallone sulla spiaggia di Gaza.
riceviamo e pubblichiamo
Mentre
i bambini israeliani hanno una grande paura per i razzi gazawi che
chiedono di rompere l'assedio illegale, i bambini di Gaza se ne
infischiano dei missili che cadono sulle loro case e vanno a giocare
a pallone al mare.
Il
mare, le onde, la libertà. Sono intrepidi questi bambini. Ma anche
irriverenti e indisponenti: non rispettano la legge del terrore.
Quella imposta dai loro assedianti.
Sulla
spiaggia non ci sono case, ospedali, orfanotrofi da bombardare, e
loro se la godono lontani dalle bombe. Si divertono respirando l'aria
del mare, riempiendo i loro polmoni di illusoria libertà.
Un
pallone, le onde, l'aria salmastra. E magari urlano e ridono. Perché
sono così i bambini di Gaza. Belli, irriverenti, malati di libertà
soppressa, amanti della libertà liberata. E tra un'esplosione e
l'altra sono capaci di ridere un minuto prima e un minuto dopo aver
tremato.
Sulla
spiaggia di Gaza c'erano una squadretta che giocava a calcetto.
Non c'erano case da abbattere, perciò non c'erano droni, né aerei
da bombardamento forniti dall'Italia, o da altri paesi amici di
Israele, pronti a bombardarli. E così giocavano. Liberi. Ma Gaza è
una prigione circondata dallo stato di Israele che la chiude,dal
cielo, dalla terra e dal mare .
Il
mare, quella distesa d'acqua che ricorda la libertà, non li ha
protetti. A loro non è dato goderla a lungo la libertà: e dal mare
è partito un missile. Qualcuno parla invece di colpi di cannone. I
bambini non lo sanno che cosa li ha uccisi. Ma dal mare qualcuno che
voleva provare l'ebbrezza dell'infanticidio puro e plurimo li ha
puntati. E poi ha sparato. Forse un missile, forse una cannonata. E
mentre loro correvano dietro al pallone, i loro assassini hanno
mirato al centro. Li hanno uccisi tutti e quattro. Il più piccolo
non aveva ancora 9 anni, il più grande ne aveva 11. Erano tutti
della stessa famiglia.
Maciullati
a qualche metro di distanza l'uno dall'altro. Colpevoli di giocare a
pallone respirando la libertà e dimenticandosi che Gaza è una
prigione di massima sicurezza dove si paga anche il sogno, se Israele
lo ritiene sgradito, ed è Israele che decide il prezzo.
Dopo
la strage dei bambini qualcuno ha scritto in arabo che Hamas è
peggiore di Israele. Qualcun altro ha scritto in ebraico che la
colpa è di Hamas che seguita a lanciare i razzi pretendendo di far
cessare l'assedio. Qualcun altro ha scritto in inglese che la colpa
è di Abu Mazen che non sa proteggere il suo popolo. E poi qualcuno
ha scritto in francese che l'Anp asseconda Israele per distruggere
Hamas.
Infine
qualcun altro ha scritto in Italiano che i bambini sono morti perché
la marina israeliana esegue ordini criminali e i potenti del mondo
glielo lasciano fare. Questa non è un'opinione, è un fatto.
Se
i palestinesi non perdono di vista il loro nemico comune e si
sostengono, pur nelle loro differenze, il mostro prima o poi verrà
sconfitto e i bambini potranno tornare a giocare, liberi, sulla
spiaggia. E il mare non sarà solo sogno di libertà, ma sarà gusto
di libertà. Ma non può essere dimenticato che il nemico ha un nome
preciso, uno e solo. Non può essere dimenticato. Mai. Ne va della
possibilità di vincere dopo 66 anni di soprusi e sofferenza.
Dormite
bambini, la vostra partita è finita, ma arriveranno i vostri
fratelli e poi i loro amici e poi i loro cugini e poi.... un giorno
la spiaggia porterà il vostro nome: Ahed, Ismail, Montaser,
Mohammad. E correranno e rideranno e la loro libertà sarà la vostra
più bella vendetta.
(Patrizia Cecconi)
17 luglio 2014
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