mercoledì 18 giugno 2014

P.A.: sotto la riforma, l’enfasi. Domani sciopero Usb.

Sotto la riforma della pub­blica ammi­ni­stra­zione, c’è solo l’enfasi e pochi con­te­nuti, sostiene la Cgil. Per l’Unione Sin­da­cale di Base (Usb) la riforma del mini­stro Marianna Madia — com­po­sta da oltre 50 arti­coli e argo­menti deci­sivi quali il ricam­bio gene­ra­zio­nale, turn-over, mobi­lità per gli inca­ri­chi diri­gen­ziali e taglio dei per­messi sin­da­cali — è «un attacco vio­lento» con­tro i dipen­denti pubblici.

Il Manifesto ro. ci.
Per con­tra­starla domani l’Usb ha dichia­rato uno scio­pero gene­rale di 24 ore e scen­derà in piazza in 13 città, da Torino a Cagliari, pas­sando per Milano, Napoli e Roma (cor­teo alle 10 dapiazza della Bocca della verità a piaz­zetta Vidoni, sede del ministero).L’obiettivo è sol­le­ci­tare la ria­per­tura dei con­tratti eco­no­mici; la sta­bi­liz­za­zione dei pre­cari, con­tra­stare la «mobi­lità sel­vag­gia» dei dipen­denti pur­ché nell’ambito dei 50 chi­lo­me­tri dalla sede di lavoro e il deman­sio­na­mento in deroga ai con­tratti. Si chiede inol­tre la rein­ter­na­liz­za­zione dei pre­cari e dei ser­vizi. Tutti ele­menti che man­cano nella riforma annunciata.
Dopo il ferale annun­cio di venerdì scorso da parte del governo Renzi, i sin­da­cati con­fe­de­rali hanno letto le carte, spa­rato qual­che cannonata,rivelando cri­ti­che e molta insod­di­sfa­zione. Ma sono pronti ad affron­tare i pro­blemi al tavolo.Dall’altra parte, non passa giorno che il governo respinga le loro cri­ti­che, sol­le­ti­cando il senso comune cre­sciuto sulla reto­rica del merito con­tro i «fan­nul­loni» del pub­blico impiego. Il mini­stro Madia, ieri all’Unità ha detto che i sin­da­cati le hano rivolto «cri­ti­che inge­ne­rose»: a suo avviso nella riforma non ci sarebbe «una norma con­tro i lavo­ra­tori e non ci sono esuberi».

La mobi­lità entro i 50 chi­lo­me­tri «la fac­ciamo pro­prio per evi­ta­rer tagli del per­so­nale». Su quella dei diri­genti, pila­stro degli annunci dell’esecutivo, deci­derà una «com­mis­sione super par­tes». Sulle loro nomine «ci sarà un con­corso unico» non più gestito dai sin­goli ministeri.Quanto alla pro­messa dell’assunzione di 15 mila per­sone, Madia ha risco­perto la prudenza.
Sa bene che non ci saranno assun­zioni, o saranno pochis­sime, e ha messo da parte l’enfasi con­te­nuta negli annunci del governo: «Numeri certi non ce ne sono e a me non piace dire bugie. Le varie misure pos­sono avere delle pla­tee potenziali».
Più che all’enfasi di un testo fan­ta­sma, («lo stiamo scri­vendo» ha detto ieri a «Ottoe­Mezzo» il sot­to­se­gre­ta­rio Angelo Rughetti al segre­ta­rio Cgil Camusso) ai sin­da­cati si oppon­gono al taglio del 50% dei distac­chi e vogliono riav­viare il con­tratto fermo al 2009, deci­sione che per­met­te­rebbe ai dipen­denti pub­blici di recu­pe­rare il potere di acquisto.
Sono infatti cin­que anni che lo Stato si finan­zia anche gra­zie ai loro sti­pendi, tra i più bassi d’Europa. «Sono misure puni­tive — ha detto ieri Michele Gen­tile, respon­sa­bile dei set­tori pub­blici della Cgil a Radio arti­colo 1- La mini­stra Madia non ha letto bene il suo decreto: con que­ste misure il governo vuole asser­vire l’amministrazione alla politica».
Risul­tano più chiare le parole di Renzi con­tro la buro­cra­zia che impe­di­sce, a suo avviso, l’applicazione delle riforme. Una tesi di qual­che suc­cesso, oggi. Il potere ese­cu­tivo vuole cen­tra­liz­zare le deci­sioni, con quali esiti si vedrà. Per i sin­da­cati, quello del Pd è invece un attacco alla demo­cra­zia, oltre che uno show-down con­tro i «corpi inter­medi» di sapore neo-thatcheriano. «Ricordo — ha aggiunto Gen­tile — che i per­messi che si vuole tagliare sono dei lavo­ra­tori, non delle loro organizzazioni».
I con­fe­de­rali hanno chie­sto un tavolo di con­fronto «ma il governo sem­bra dire fac­cio una riforma ma non voglio discu­tere con nes­suno» ha ammesso Gen­tile. L’Usbdenuncia la tra­sfor­ma­zione neo­li­be­rale dello Stato: «L’obiettivo è can­cel­lare i diritti, il Wel­fare e i ser­vizi. La P.A. è ridotta a spor­tello per le imprese. Con il con­tratto bloc­cato le retri­bu­zione di 3,3 milioni di lavo­ra­tori sono tor­nate a 30 anni fa».

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