Fonte: dolcevitaonline.it
E così è successo di nuovo. In occasione di un passaggio politico importante sulle droghe, arriva puntuale quanto inopportuno l’intervento di papa Francesco, che ripete pressapoco sempre le stesse parole: “No ad ogni tipo di droga, la droga è il male e non ci possono essere legalizzazioni né compromessi”. La prima invasione nel campo dello stato era andata in scena quando, con un tempismo quanto mai sospetto, aveva scelto proprio il giorno precedente alla discussione sul decreto Lorenzin in Senato per scagliare il proprio anatema. Una presa di posizione ribadita nuovamente pochi giorni fa, quando il pontefice ha ricevuto in udienza i partecipanti all’International Drug Enforcement Conference (Idec) che si teneva a Roma. Una riunione importante, con delegazioni di oltre 150 paesi impegnate a ridiscutere le politiche di contrasto al traffico di sostanze stupefacenti.
ATTACCHI IN LIBERTA’ SENZA UN FILO LOGICO. All’incontro con i delegati dell’Idec Bergoglio si è avventurato in discorsi da affermato giurista nonché consumato ricercatore in ambito socio-sanitario. Prima stabilendo che “le legalizzazioni delle cosiddette droghe leggere, anche parziali, sono quanto meno discutibili sul piano legislativo” poi rincarando la dose precisando che comunque, laddove sono state attuate misure di questo tipo “la legalizzazione non ha portato i risultati che erano stati prefissati”. Non è dato sapere quali siano secondo il costituzionalista Bergoglio le motivazioni per le quali la legalizzazione sia legislativamente “discutibile”, e quindi limitiamoci ad aspettare il trattato di giurisprudenza nel quale ci spiegherà cosa non siamo riusciti a capire. Per quanto riguarda invece i risultati della legalizzazione, noi comuni mortali siamo fermi alle statistiche in arrivo dal Colorado, dove dopo pochi mesi di legalizzazione della cannabis è già stata registrata un’importante diminuzione dei reati. Ma evidentemente in Vaticano avranno un canale diretto per accedere a fonti di livello superiore che raccontano dati diversi.
L’ULTIMO BALUARDO DEL PROIBIZIONISMO. A parte l’ironia, quello che è evidente è il fatto che il pontificato di Bergoglio si sta ponendo in maniera sempre più netta a difesa del proibizionismo. E specialmente in Italia, con Serpelloni ed il Dpa finalmente fuori gioco e Giovanardi in sempre maggiore affanno dopo la bocciatura della sua legge, proprio la Chiesa Cattolica sta assumendo il ruolo di ultimo baluardo a difesa del proibizionismo. Forte dell’influenza sui media e su di un ottimo numero di deputati, anche tra le fila del Pd, dalle stanze di San Pietro non si perde occasione per tornare a dimostrare che, per quanto riguarda le questioni etiche e civili, non c’è alcuna intenzione di rinunciare alla storica influenza sul governo dello stato italiano. Ed il problema è che, per quanto concerne il tema delle droghe, il “rivoluzionario” Bergoglio non è niente di diverso rispetto a un Ratzinger qualunque.
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