La denuncia contro la
multinazionale degli sconti online arriva dal sindacato, che annuncia
uno sciopero: "L'azienda vuole trasferire all'estero l'attività". La
replica: "Le frasi svilenti non ci appartengono".
repubblica.it di MATTEO PUCCIARELLI
L'ascesa della compagnia americana degli sconti online sembra finita da qualche mese a questa parte. E i primi che potrebbero pagare il conto di alcune scelte strategiche sbagliate (in primis la quotazione in Borsa) e della reputazione in ribasso dei servizi offerti (dal ristorante al dentista, dall'estetista alle terme) sono proprio gli oltre 300 dipendenti del quartier generale milanese.
"Groupon minaccia di licenziare coloro che non sono performanti - dice Marisa Moi (Filcams Cgil) - Cerca di individuare candidature spontanee per risoluzioni consensuali e addirittura afferma che 'se non ci si rimette in linea, si può anche chiudere in Italia' e portare tutto all'estero, dove il costo del lavoro è inferiore". Per il sindacato "la crescita passa attraverso la valorizzazione delle risorse umane, non con le minacce e la chiusura all'ascolto".
L'azienda, alla quale Repubblica aveva chiesto la propria versione dei fatti, risponde attraverso un comunicato: "Abbiamo sempre privilegiato il sistema meritocratico e in quattro anni abbiamo assunto 400 giovani di talento con pieni diritti. Respingiamo con fermezza le accuse relative a frasi svilenti e offensive nei confronti delle nostre persone e riteniamo che quanto comunicato non rispecchi i valori di Groupon e la realtà dei fatti. Ribadiamo la correttezza delle nostre pratiche e l’apertura nei confronti di tutti i nostri dipendenti. Abbiamo investito tanto sulle persone e continueremo a farlo".
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