Negli ultimi sei anni gli adulti senza impiego sono più che raddoppiati e hanno raggiunto la quota di 438 mila. Padri e madri, senza sussidi né agevolazioni e con figli a carico. «Ora vacilla il welfare familiare».
"Abbiamo aperto uno sportello d'aiuto a Milano poche settimane fa. Attivo un giorno a settimana. Vi si sono già rivolte 250 persone. Soprattutto uomini. Cinquant'anni. Tutti classe media. Quelli che avevano due macchine in famiglia. E oggi chiedono consiglio su come usare i mezzi pubblici gratis». Armando Rinaldi ha fondato nel 2002 Atdal over40 , un'associazione nata per rappresentare e far conoscere le ragioni di chi viene cacciato dal mondo del lavoro da adulto.Se il fenomeno è costante (lo stesso Armando è stato costretto alle dimissioni nel 1999 a 51 anni), la crisi economica lo ha ingigantito. In questi giorni il Censis ha pubblicato gli ultimi dati, che fotografano come la disoccupazione sia tutt'altro che un problema giovanile: 438 mila over 50 sono in cerca di lavoro, il 146 per cento in più rispetto al 2008. Solo nel 2013 i "buttati fuori" sono stati 64 mila. Nel Centro Nord del Paese, mostrano i dati dell'Istat, gli adulti senza stipendio sono più degli under 35. E non si tratta solo di licenziamenti. Sempre dal rapporto Censis emergono le nuove frontiere della precarietà adulta, raccontata da "l'Espresso" pochi mesi fa: i cinquantenni a cui è chiesto di lavorare part-time anziché a tempo pieno sono aumentati del 46,5 per cento in sei anni.
«Il problema è che a 25 anni una speranza di trovare lavoro ce l'hai. A 50 no. Non ti vuole nessuno», racconta Armando: «Le possibilità di ricollocamento sono minime. E con le nuove riforme a quell'età mancano ancora 17 anni alla pensione». Non è una difficoltà che riguarda solo i cinquantenni, ma l'intero paese. Perché sulle spalle di quei papà che si ritrovano a spasso ci sono figli e figlie precari, o anche loro disoccupati (uno su due è senza lavoro, oggi, in Italia): «Sta venendo a mancare il welfare familiare, che ci ha protetti finora», continua Rinaldi, «Chi era riuscito a risparmiare ormai se le è mangiate, le riserve, dopo cinque anni di crisi economica. Quest'incertezza, la paura, non ha conseguenze solo sui consumi. Ma anche sui costi sociali: depressione, alcolismo, problemi di salute».
Armando, che oggi vive della sua pensione («Si è svalutata del 30 per cento dal 2004, ormai devo controllare ogni spesa»), ha dedicato alla causa dei precari e dei disoccupati brizzolati tutto il suo tempo. Come fondatore di Atdal, è appena rientrato da due giorni di discussione a Bruxelles per Age Platform , una rete di assocazioni che si occupano di migliorare la vita degli over 50 in Europa. «È un po' umiliante a volte ascoltare i referenti dei paesi del Nord parlare di divertimenti e salute avanzata, quando per noi il problema è proprio quello base, di trovare uno stipendio», racconta Rinaldi, «ma molte richieste sono comuni. Una, è sicura: ed è l'idea che l'unico ammortizzatore sociale capace di sostenere anche gli adulti sia il reddito di cittadinanza».
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