lunedì 23 giugno 2014

Mafia, blitz a Palermo: 93 arresti e sequestri per milioni di euro.

Vasta operazione antimafia denominata «Apocalisse» a Palermo.Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza hanno eseguito 95 provvedimenti restrittivi nei confronti di «uomini d'onore» dei mandamenti mafiosi di Resuttana e San Lorenzo, accusati di associazione mafiosa, estorsione e altri reati.

ilmessaggero.it
Sequestri per milioni di euro Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno consentito di ricostruire il nuovo organigramma dello storico mandamento mafioso alla periferia occidentale della città. Gli investigatori hanno individuato capi e gregari, accertando numerose estorsioni praticate in modo capillare e soffocante da cosa nostra ai danni di imprese edili ed attività commerciali del territorio e riscontrando un diffuso condizionamento illecito dell'economia locale. Nel corso dell'operazione sono stati inoltre sequestrati complessi aziendali per svariati milioni di euro.

Due latitanti Su 95 ordinanze di custodia cautelare firmate dal Gip mancano all'appello solo due presunti esponenti della cosca di Tommaso Natale e San Lorenzo per i quali la Dda ha chiesto il provvedimento restrittivo. Al momento gli arrestati sono dunque 93, mentre due persone risultano latitanti. Le indagini hanno consentito di azzerare il mandamento un tempo guidato dai boss Sandro e Salvatore Lo Piccolo e successivamente diretto da Giuseppe Liga, detto l'architetto. Nel corso delle indagini sarebbe emerso un ridimensionamento ulteriore dei Lo Piccolo a vantaggio della cosca di Porta Nuova. Giuseppe Fricano, anche lui finito in manette, ritenuto dagli investigatori da sempre vicino alla famiglia Madonia, si sarebbe infatti avvicinato al clan di Porta Nuova. Questa circostanza, secondo gli investigatori, testimonierebbe la volontà di riunire le forze da parte della mafia, per cercare di serrare le file dopo i gravi colpi inferti dalla forze dell'ordine e imporre una nuova leadership in tutta la città.

Il candidato che pagò i voti al boss Pietro Franzetti, candidato alle comunali di Palermo del 2012 con l'Udc ma non eletto, avrebbe versato a Cosa nostra la somma di «13.200 euro per un pacchetto di 1.500 voti, ma alla fine ne otte sono poco più di 350». È quanto spiega il maggiore della Guardia di Finanza Roberto Vallino, parlando della figura di Franzetti, coinvolto nell'operazione 'Apocalissè che all'alba ha portato all'arresto di oltre 90 persone ritenute vicine al mandamento mafioso di San Lorenzo a Palermo.

Nel corso delle indagini è emersa «la capacità della famiglia mafiosa dei Graziano di ostacolare il libero esercizio del voto - spiegano gli inquirenti - tant’è che, in occasione delle elezioni amministrative del maggio 2012, Francesco Graziano, coadiuvato dal pregiudicato Lorenzo Flauto, cugino di quest’ultimo e anch’esso affiliato, ha stipulato un “patto di scambio” con il candidato Pietro Franzetti, ottenendo da quest’ultimo consistenti somme di denaro in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti reperito influenzando gli elettori sul territorio controllato dal sodalizio criminale». Per Franzetti la Dda aveva chiesto l'arresto ma il gip Luigi Petrucci ha concesso il divieto di dimora.

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