«Finalmente dopo 20 giorni posso parlare. Finora non ho parlato con
nessuno per rispetto nei confronti della magistratura: volevo che i
magistrati fossero i primi a ascoltare. Non hanno voluto farlo e ora io
sono qui».
Inizia così il deputato di Fi Giancarlo Galan illustrando la
memoria difensiva depositata in Giunta per le autorizzazioni alla Camera
relativamente all'inchiesta Mose e alla richiesta di arresto.
«Sono stato investito da un ciclone umano, mediatico, giudiziario che
mai avrei pensato. Io non ho le colpe che mi vengono attribuite. Sulle
mie condizioni patrimoniali e sulla casa sono state dette fesserie
colossali. Sulla vicenda della mia casa ho sentito molte fesserie. Altro
che restauro milionario, altro che balle. L'ho comprata già restaurata
da un dentista di Pantelleria. Gli infissi sono esattamente gli
stessi, il restauro riguarda il terzo piano e la suddivisione in sette
stanze della parte dell'agriturismo. Ho speso 700 mila euro, ma quante
balle...».
Poi il deputato ha risposto direttamente alle accuse di corruzione a lui rivolte: «Non esiste una parola sul fatto che io abbia avuto soldi. Nel
frattempo non è che non abbiate scritto le peggiori infamie. Io so che
il politico è un mostro, ma mi aspettavo più rispetto nei confronti miei
e della mia famiglia. Mia moglie non faceva la cubista,
non ha neppure il fisico anche se è una bellissima donna a cui voglio
bene. Quando mi ha conosciuto lavorava nel volontariato ed è stato
licenziata. Almeno questo», ha sottolineato poi Galan.
La firma apposta per prelevare i 50mila euro dal conto corrente a
San Marino «è falsa, come attestano due perizie da me richieste, non ho
nulla da nascondere, nulla di segreto e cifrato, non c'è assolutamente
nulla».
«Io sono e sono sempre stato sostenitore del Mose. È un'opera di
ingegneria fra le più avanzate. E quindi che bisogno c'è di convincere
uno che è già convinto? Io, fino a prova contraria, credo sempre nella buona fede delle persone. Voglio sperare si leggano bene le carte», perché per ora, secondo Galan, ciò che ne esce è «una rappresentazione assolutamente falsa ma grave».
Galan comunque dice che «Non mi sento perseguitato dai magistrati
nè tradito dagli amici. Io non mi sento perseguitato da nessuno: ritengo
che i magistrati siano stati indotti in errore da una falsa
rappresentazione preparata dalla Guardia di finanza su basi presuntive e
non documentali. Io sento che la Guardia di Finanza ha fatto un lavoro
modesto e scadente tale da indurre in errore. Nel procedimento penale si
è manifestato nei confronti di chi scrive un "fumus persecutionis"
evidentissimo».
Il capitolo su Claudia Minutillo, ex segretaria di Giancarlo
Galan, va aperto «prima con i magistrati che con i giornalisti». Lo dice
lo stesso ex governatore del Veneto. «Volevo assumere mia cugina, ma
Minutillo - racconta Galan - era stata appena licenziata da Paolo Scarpa
Bonazza Buora, molto influente all'epoca in quanto coordinatore
regionale di Forza Italia, che la mise in mezzo ad una strada e lei con
grande abilità si ingraziò tutti andando a lavorare al gruppo regionale.
Essendo una gran lavoratrice si fece assumere. L'ho mandata via più di
otto anni fa per l'antipatia che aveva con mia moglie. Sì, ma la verità è
che era antipatica a tutti, nessuno la sopportava. Ed era la segretaria
più lussuosamente e costosamente vestita dell'emisfero boreale...
Quando ho saputo che indossava un cappotto da 16 mila euro, allora
qualche dubbio mi è venuto...».
Il pm: «Dalle intercettazioni Galan ha dei fondi all'estero». A
carico di Gianfranco Galan, finito nell'inchiesta della Procura
veneziana sul Mose, emergono delle intercettazioni ambientali che gli
attribuiscono fondi non ben precisati portati all'estero. Lo ha reso
noto, davanti ai giudici del riesame, il pm Stefano Ancillotto che con i
colleghi Paola Tonini e Stefano Buccini sta gestendo l'inchiesta.
Secondo quanto riferito da Ancillotto, le intercettazioni ambientali
riguardano dialoghi tra il commercialista di Galan, Paolo Venuti -
anch'egli indagato - e sua moglie. Dal dialogo tra Venuti e la donna si
capisce che il commercialista fungeva da prestanome per Galan e che
proprio per conto del parlamentare di Forza Italia del denaro sarebbe
stato portato all'estero e che, proprio mentre esplodeva l'inchiesta,
Venuti avrebbe detto alla moglie che solo l'ex governatore del Veneto
avrebbe potuto decidere il da farsi.
Nel corso del riesame il legale di Venuti, Emanuele Fragasso, ha
minimizzato l'intercettazione ricordando che il commercialista era amico
da sempre di Galan (quindi i fondi potrebbero essere antecedenti la
vicenda Mose) e che tutta la contabilità della famiglia dell'ex
governatore era in mano al commercialista.
Fragasso ha anche sottolineato che nella vicenda Venuti-Galan «ci sono
aspetti paradossali, perchè quando il commercialista si occupa di un
altro cliente, che non è Galan, viene perquisito proprio per delle carte
che fanno riferimento a investimenti all'estero, documenti risultati in
regola che però nell'inchiesta 'diventanò di Galan».
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lunedì 23 giugno 2014
Classe Dirigente. Scandalo Mose, parla il deputato Galan: «Io investito da un ciclone, non ho colpe. Su di me scritte le peggiori infamie»
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