L’attivista socialista Mahiennur el Masry resta in carcere per aver violato la legge anti-proteste. Mentre i figli di Mubarak, prosciolti, saranno presto liberi su cauzione.
il manifesto Giuseppe Acconcia
«Rovesceremo questo regime creato sulla legge anti-proteste», ha detto al manifesto
dalle sbarre della gabbia per i detenuti della Corte di
Alessandria, Mahiennur el Massry. L’attivista comunista è stata
condannata a due anni di reclusione per aver preso parte
e organizzato un assembramento ad Alessandria d’Egitto per
ricordare uno dei simboli delle rivolte del 2011, Khaled Said, ucciso
dalla polizia nel 2010.
«Nella mia cella ci sono decine di figli di contadini», ha continuato l’avvocato, da 40 giorni in prigione, avvolta nel velo bianco dei detenuti. I ventilatori del tribunale sono stati spenti all’improvviso, nonostante il caldo torrido, come per invitare le centinaia di persone, accorse per vedere Mahie, ad uscire dall’aula. Lo sguardo di ghiaccio del giudice Sherif Hafez, noto per la mano dura contro i detenuti politici, ha gelato il pubblico.
«Nella mia cella ci sono decine di figli di contadini», ha continuato l’avvocato, da 40 giorni in prigione, avvolta nel velo bianco dei detenuti. I ventilatori del tribunale sono stati spenti all’improvviso, nonostante il caldo torrido, come per invitare le centinaia di persone, accorse per vedere Mahie, ad uscire dall’aula. Lo sguardo di ghiaccio del giudice Sherif Hafez, noto per la mano dura contro i detenuti politici, ha gelato il pubblico.
Svenimenti e risse hanno
accompagnato la decisione della Corte di tenere Mahie in prigione
almeno fino al prossimo 20 luglio. «Dal decimo giorno di Ramadan,
potrete visitarmi ogni settimana», sussurrava tra le sbarre Mahie
alla madre e alle sorelle, Mirial e Mahiesun. Gli avvocati, il
comunista Khaled Ali e il socialista rivoluzionario Hetam
Mohammedin, nelle loro arringhe difensive, hanno duramente
criticato la legge anti-proteste e l’arresto immotivato di Mahie,
che, secondo la difesa, partecipava ad un assembramento
spontaneo. All’annuncio del rinvio Mahie ha urlato, seguita a ruota
dalle grida di decine di attivisti: «Contestare è nostro diritto,
rifiutiamo la legge anti-proteste. La rivoluzione in tutte le
strade».
Nelle ore di camera di consiglio, alcuni fotografi sono
riusciti a scattare delle foto all’interno della gabbia con una
polaroid, poi consegnate alla sua famiglia. Mahie, insignita del
premio internazionale Ludovic Trarieux per il suo impegno
politico, ha poi chiesto tra le sbarre alla sorella Mahiesun di
occuparsi del caso di una donna, detenuta insieme a lei, che non ha
abbastanza denaro per pagare la cauzione e uscire di prigione.Lo spazio della contestazione
«Cercherò di non protestare per
evitare l’arresto ma continuerò a recarmi in tribunale per aiutare
chi non sa neppure perché è in prigione». Queste sono state le
parole che ci aveva detto Mahie, poco prima di essere arrestata.
I giudici egiziani hanno colpito lei per intimorire un folto gruppo
di attivisti laici che, nonostante censure e restrizioni (con la
messa al bando del movimento 6 aprile, gli arresti di tre dei leader
del movimento nato nel 2008 a sostegno degli scioperi, la condanna
a 15 anni dell’attivista Alaa Abdel Fattah) ha continuato
a contestare i metodi antidemocratici dell’esercito. E così,
raccontare l’impegno anti-regime di Mahie significa ricordare come
le contestazioni si sono svolte ad Alessandria, una città
completamente diversa dal Cairo, con uno spazio pubblico proteso
verso il mare ed esteso fino all’immensa Università cittadina (dove
tra la moschea di Qait Ibhrahim e Sidi Gaber si sono svolte le
principali manifestazioni dal 2011 in poi) e uno sterminato
entroterra, con una periferia estremamente disagiata.
Abbiamo incontrato Mahie per la prima
volta nel dicembre 2012 quando l’Egitto era diviso sulla
Costituzione, voluta dai Fratelli musulmani. Insieme a lei abbiamo
visitato i quartieri popolari di West el-Aghani, el Amereia dove si
trovano centinaia di industrie, fino alla città costiera di Marsa
Matruh. Nel centro urbano si concentrano i ricchi palazzi nei rioni
di Kafr Abdu e Rushdy. Ma più il mare è lontano, più i vicoli non
asfaltati e i palazzi di mattoni nati senza criterio spuntano
ovunque. Il lungomare con la torre di Qait Bey e la biblioteca
alessandrina sembrano lontanissimi dagli slum di Nadi Sid
e Mopgzar Ali.
Prima dei consueti scontri dopo la
preghiera del venerdì, abbiamo partecipato insieme a Mahie alla
riunione di coordinamento delle opposizioni, il Fronte di
salvezza nazionale, ora dissolto. Il suo amico Tarek Moktar aveva
appena organizzato un imponente sciopero dei medici. «Chiediamo che
venga assegnato un budget per il sistema sanitario, di stabilire
che la salute è un diritto di tutti e l’aumento dei salari del
personale ospedaliero. Sta scioperando oltre il 90% del
personale medico perché la Costituzione non va in questa
direzione», denunciava Tarek. Susan Nada, altra protagonista dei
movimenti di Alessandria, segretario del Partito socialista dei
lavoratori, criticava duramente l’Assemblea costituente
definendola illegittima, per l’assenza di rappresentanti di
donne, contadini, studenti e lavoratori al suo interno.
Dai Tamarrod all’arresto
Con questo spirito abbiamo incontrato
di nuovo Mahie durante le manifestazioni del movimento per le
dimissioni dell’ex presidente Mohammed Morsi. La campagna di
raccolta firme Tamarrod (rivolta), nel maggio 2013, era
sostenuta dai movimenti liberali e socialisti e non era ancora
infiltrata da esponenti dei Servizi segreti militari, come è stato
confermato in seguito al colpo di stato militare del 3 luglio 2013.
Le urla di Mahie echeggiavano più forti di ogni altro uomo o donna che
partecipasse alle manifestazioni alle porte della Corte di
Alessandria. Dopo venti giorni di prigione, Mahiennour ha potuto
inviare due lettere dal carcere. La prima commovente missiva
è stata resa pubblica al suo avvocato Mohammed Ramadan ed ha subito
fatto il giro del mondo. Mahie ha chiamato gli egiziani alla lotta di
classe. L’attivista ha poi descritto il carcere come un microcosmo di
poveri e ricchi dove i secondi hanno accesso a tutto e i primi
a niente, proprio come nella vita reale. I detenuti della sua cella
sono lì perché non hanno potuto pagare dei debiti, molti per le spese
dei matrimoni dei figli. Nella seconda lettera dalla prigione,
l’avvocato ha invece rifiutato amnistie finché non verrà emendata la
legge anti-proteste.
Sono state organizzate due
contestazioni per chiedere il rilascio di Mahie. La prima si
è tenuta alle porte della sede del Centro per i diritti economici
e sociali (Ecesr) del comunista e suo avvocato difensore, Khaled
Ali, ad Alessandria d’Egitto. 16 attivisti, tra cui Tarek Moktar,
sono stati arrestati e poi rilasciati. Al Cairo la protesta si
è svolta alle porte del sindacato dei giornalisti.
Ormai, nell’Egitto dell’ex generale
Abdel Fattah el-Sisi non c’è più spazio per la contestazione dei
giovani rivoluzionari. Sebbene il ritorno del vecchio regime
è implacabile, e i figli dell’ex presidente Hosni Mubarak, Gamal
e Alaa saranno presto liberi su cauzione dopo essere stati prosciolti
da alcune delle accuse di corruzione a loro carico, Mahie
continuerà a lottare per i diritti di poveri, lavoratori e delle
famiglie delle centinaia di attivisti uccisi nelle proteste degli
ultimi tre anni in Egitto. Le centinaia di attivisti di
Alessandria invece, tra un caffè e un narghilè nel piccolo bar a due
passi dal cinema Amir, continueranno a vedere in questa
incredibile giovane donna, il simbolo del riscatto della città
sul mare.
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