mercoledì 8 gennaio 2014

Scuola, governo in ritirata. Saccomanni: “Sui prof non ci avevano dato istruzioni”.

Stop alla restituzione dei 150 euro da parte dei docenti dopo l'intervento di Renzi, ma l'esecutivo è in cortocircuito. Il ministro Carrozza è soddisfatta. Ma da via Venti Settembre dicono: "Noi meri esecutori di indicazioni avute dal Miur". Soddisfatto anche il responsabile della comunicazione Pd Francesco Nicodemo che attribuisce al segretario il successo del dietrofront. “Anche questa volta Matteo Renzi e il Pd hanno rimediato”. Anche se la “magagna” era stata sollevata in un primo momento dal Movimento Cinque Stelle.

ScuolaCome se non bastasse la spinta sull’acceleratore di Matteo Renzi – che entro la fine del gennaio vuole chiudere patto di coalizione, questione job act e riforme – il governo Letta trova anche altri modi per vivere momenti di tensione. Dopo il caos sul decreto salva Roma ecco il cortocircuito sulla richiesta di restituzione di 150 euro per vecchi scatti d’anzianità agli insegnanti. L’ultima puntata oggi, quando l’esecutivo è battuto in ritirata dopo un incontro tra il presidente del Consiglio Enrico Letta e i ministri dell’Economia Fabrizio Saccomanni e la collega dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. Quest’ultima si dice “soddisfatta” e ha spiegato di avere rimandato la partenza per Washington proprio “perché sono al lavoro per una soluzione completa a questo problema, incluso il 2012″. ”E’ un tema politico che riguarda gli insegnanti, il loro futuro – aggiunge la Carrozza a SkyTg24 – ma anche tutti gli impicci burocratici-amministrativi per cui si arriva a un paradosso, insomma a un pasticcio. E questo a volte avviene anche senza che i ministri o il Governo ne sappiano niente”.

Anche Saccomanni ammette che “c’è stato un problema di comunicazione“. Ma rilancia: “Il ministero dell’Economia è mero esecutore. Aspettavamo istruzioni che non ci sono pervenute”. Anzi, di più. Il pasticcio pare totale quando il ministero dell’Economia rimanda la palla nel campo del Miur: “Il calcolo delle retribuzioni, l’emissione dei cedolini e i successivi flussi dei pagamenti al personale scolastico – scrive in una nota Via Venti Settembre – viene effettuato dal ministero dell’Economia e delle Finanze quale mero esecutore sulla base della legge vigente e delle indicazioni ricevute dal Miur”. Lo scontro è frontale e i panni vengono lavati in piazza: “In data 9 dicembre 2013 – continua la nota – il Ministero dell’Economia ha informato il Ministero dell’Istruzione che avrebbe proceduto al calcolo e al recupero delle somme relative agli scatti, dando al Ministero il tempo necessario a formulare diverse istruzioni”. Per rendere esecutiva la decisione del governo “di soprassedere al recupero degli scatti a partire da gennaio 2013”, il ministero dell’Istruzione ora “dovrà assumere gli atti necessari a determinare lo sblocco degli scatti di anzianità per l’anno 2012 secondo la procedura prevista dal decreto 78 del 2010”.
Il Mef aveva diramato una nota in cui chiedeva ai docenti di restituire 150 euro al mese allo Stato. Denaro dovuto e atteso da almeno tre anni per chi guadagnava tra i 1300 e i 1700 euro dopo almeno venti anni di anzianità. Insegnanti che, nel 2013, pensavano di essere finalmente usciti dal tunnel del congelamento degli scatti deciso nel 2010 dal governo Berlusconi. Nei due mesi tradizionali per gli insegnanti, aprile e settembre, i docenti interessati si sono visti così accreditare gli scatti dovuti e a cui erano stati costretti a rinunciare per tre anni. 
La decisione del governo è arrivata d’altronde dopo la reazione rabbiosa del segretario del Pd Renzi che sul sito di microblogging aveva criticato il provvedimento (“Questo non è Scherzi a parte”) e poi è tornato all’attacco. ”E’ assurdo – ha scritto – Il governo rimedi a questa figuraccia, subito. Il Pd su questo non mollerà di un centimetro”. Una volta appresa la ritirata dell’esecutivo, Renzi interviene di nuovo: ”Bene il governo: sugli insegnanti cambia verso. Ora il lavoro: dati Istat devastanti“. Renzi, poi, annuncia che oggi “ci sarà la bozza del job-act per un dibattito aperto. Il Pd decide il 16 gennaio”. Soddisfatto anche il responsabile della comunicazione Pd Francesco Nicodemo che attribuisce al segretario il successo del dietrofront. “Anche questa volta Matteo Renzi e il Pd hanno rimediato”. Anche se la “magagna” era stata sollevata in un primo momento dal Movimento Cinque Stelle.

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