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Energia elettrica: si apre un ulteriore buco nero in un inverno che già si annunciava freddo e buio. L’epicentro del nuovo buco nero è la Francia, fino a poco tempo fa grande esportatore di energia elettrica grazie alle sue centrali nucleari. Ora però il parco nucleare francese è malandato, simile ad un insieme di catorci atomici.
L’Italia storicamente dipendeva da massicce importazioni di energia elettrica francese, dirette o via Svizzera. Tuttavia nei mesi prossimi la Francia produrrà ancor meno energia elettrica di quella (poca) prevista all’inizio dell’autunno, che già non avrebbe consentito esportazioni verso l’Italia.
Risultato? Magari la Francia ci verrà a chiedere elettricità col cappello in mano, poveretta, per far fronte ai bisogni essenziali. Lo farà proprio quando non avremo abbastanza elettricità per noi, abituati come eravamo a contare sulle importazioni francesi.
Circa il 70% dell’energia elettrica prodotta, consumata ed esportata dalla Francia proviene dalle sue centrali nucleari. Tuttavia la manutenzione programmata dei reattori va a rilento, e nel frattempo è necessario anche rattoppare i reattori nei quali si devono effettuare lavori imprevisti in seguito alla scoperta di altrettanto impreviste corrosioni e crepe.
Risultato: circa la metà dei reattori francesi è ko e, si scopre ora, quelli fermi riprenderanno a funzionare più tardi del previsto. Probabilmente in Francia il Natale sarà ancora normale, ma sale la possibilità che siano a lume di candela il Capodanno e soprattutto i giorni seguenti. I problemi veri infatti sono attesi a partire da gennaio.
L’annuncio viene da RTE (Réseau de Transport d’Electricité), l’operatore francese della rete di trasmissione dell’energia elettrica.
RTE actualise ses perspectives pour le système électrique pour l’automne et l’hiver 2022-2023 :
— RTE (@rte_france) November 18, 2022
In traduzione:
RTE aggiorna le prospettive del sistema elettrico per l’autunno e l’inverno 2022-23
Parole sobrie, quelle di RTE. Bisognerà aggiornare anche il concetto in base al quale è una prerogativa britannica l’understatement, l’arte di minimizzare pur senza negare.
Chi volesse guardare le cose in una prospettiva più realistica, può basarsi su due grafici divulgati su Twitter da altrettanti esperti di energia.
Il primo di questi due grafici riguarda la lentezza disperante con la quale il parco nucleare francese torna in funzione e le inossidabili ottimistiche attese ufficiali che tutto torni presto normale. Viene da Francisco Beirão, che si occupa di energie rinnovabili. La linea color bordeaux, quasi stazionaria, mostra l’effettiva produzione di energia nucleare in Francia; quella grigia tratteggiata, le previsioni di produzione nucleare effettuate a fine ottobre; quella tratteggiata color bordeaux, le previsioni effettuate a fine settembre. L’area colorata in grigio mostra la produzione media dal 2017.
French nuclear ramp-up delayed towards end-November 🇫🇷☢️ pic.twitter.com/ZNzd9GWAmW
— Francisco Beirão (@fbeirao) November 17, 2022
In traduzione:
Il decollo del nucleare francese è posticipato alla fine di novembre
Il secondo grafico è di Lion Hirth, docente di Politica energetica alla Hertie School di Berlino – un centro di punta di insegnamento e di ricerca internazionale – nonché direttore di Neon, una società di consulenza per l’economia energetica. Si riferisce alle previsioni relative alla capacità di produzione di energia nucleare da parte della Francia effettuate a tre sole settimane di distanza l’una dall’altra. La linea bianca riguarda le previsioni datate 27 ottobre; quella blu, le previsioni effettuate scorso giovedì 17 novembre. I dati vengono da EFD (Électricité de France), l’azienda che gestisce le centrali nucleari francesi.
Two EdF forecasts of available nuclear capacity.
In English: we’ll have 5 gigs less during most of the winter than we thought 3 weeks ago.
Five gigawatt. pic.twitter.com/OgEuS1yKmR
— Lion Hirth (@LionHirth) November 20, 2022
In traduzione:
Due previsioni di EDF sulla capacità nucleare disponibile. Detto con le parole: per la maggior parte dell’inverno avremo 5 gigawatt in meno rispetto a quanto si pensava tre settimane fa. Cinque gigawatt.
Per dare un’idea, 5 gigawatt equivalgono più o meno a cinque grandi centrali elettriche. Non è che questi gigawatt si limiteranno a mancare: mancheranno 5 gigawatt in più di quello che si pensava, e che era già tanto.
Eravamo abituati ad importare a manetta dalla Francia, e ora invece – se ce lo chiedono – dovremo esportare. E non è una questione di puro altruismo. Le reti elettriche europee sono fortemente interconnesse; domanda ed offerta devono essere in costante equilibrio; se non lo sono, può prodursi un effetto domino sfociante in un perdurante blackout europeo.
GIULIA BURGAZZI
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